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Seoul Station - Recensione (London Korean Film Festival 2016)

Sorta di prequel animato del campione d'incassi Train to Busan, Seoul Station è uno zombie-movie che soddisferà di sicuro gli amanti del genere

Quasi in contemporanea con l’uscita del suo enorme successo Train to Busan, il regista Yeon Sang-ho ha diretto Seoul Station, un film animato che è stato girato precedentemente ed è stato definito il prequel dello zombie-movie. Il film è presente al London Korean Film Festival 2016 e siamo andati a cercare le supposte origini del blockbuster dell’estate.
Seoul Station, più che un prologo è un 'mood board' per Train to Busan e getta le basi per l’atmosfera del film live action. Se (come ho fatto io) pensate di trovare spiegazioni sulle cause dell’epidemia o un ampliamento dei fatti che la precedono e che erano solo accennati in Train to Busan, rimarrete a bocca asciutta. Seoul Station è in realtà una sorta di istantanea su ciò che sta accadendo a Seoul durante l’epidemia, forse la notte prima della partenza del treno e funziona più che altro da ponte tra una carriera in animazione ed un grande successo commerciale live action per il regista.
L’epidemia si diffonde tra i senza tetto e gli indigenti che vivono in strada e dormono al riparo nella stazione. Il film inizia con uno di questi senzatetto, un anziano barcollante e ferito al collo da quello che sembra un morso, che si aggira confuso e sofferente. Il poveraccio è schivato e ignorato dai passanti per il suo aspetto e il suo odore e il solo aiuto gli viene dal fratello che lo accompagna in giro per ospedali e case di ricovero in cerca di aiuto. Ma il sistema sociale e sanitario della città non funziona come dovrebbe e quando il vecchio muore in strada e si risveglia immediatamente in forma di zombie affamato la tragedia è ormai inevitabile.
Nel frattempo vengono introdotti anche i tre personaggi principali. Hye-Sun è una giovane prostituta, scappata di casa, che vive con il suo ragazzo Gi-Woong, un perditempo che vuole solo sfruttarla. Dopo una lite violenta con il ragazzo, la ragazza si ritrova a girare da sola per la città, nelle vicinanze della stazione. All’improvviso un’orda di zombie esce dai corridoi della stazione dove di notte dormono i senzatetto e comincia la fuga di Hye-Sun e pochi altri scampati al morbo che finiranno per rintanarsi in una stazione di polizia dove però gli agenti faranno più danni che altro. Nel frattempo Gi-Woong viene raggiunto dal padre di Hye-Sun, da tempo in cerca della figlia e insieme cominciano a girare nella notte infestata da un gruppo sempre crescente di zombie, per raggiungere Hye-Sun. Si ritroveranno verso la fine in un gruppo di appartamenti di lusso in esposizione per la vendita, dove la storia prenderà una piega inaspettata e molto cruda.
C’è da dire che alla luce dell’eccellente Train to Busan questo film potrebbe fare la figura del cugino povero, ma è un bel lavoro a sé stante e il fatto di essere un’animazione e quindi meno commerciale rispetto all'altro lavoro gli dà la possibilità di spingersi di più in un’atmosfera molto cupa e una storia di miseria umana. Insomma un film che siede comodamente nella propria nicchia e non deve rendere conto a nessuno.
L’epidemia ha un forte simbolismo sociale come era anche in Train to Busan, nella buona tradizione di Romero, ma qui prende la forma di vera e propria denuncia dello stato di disparità sociale del Paese, con molti riferimenti e frecciate al carente welfare sudcoreano. L’ultima parte del film è particolarmente metaforica, con la quasi assenza di zombie ma un inquietante ed irreale lusso in vendita che fa da sfondo alla misera fine della storia.
L’animazione è leggermente rozza, ma in tono con la vicenda raccontata e coerente con i lavori precedenti del regista, e riesce a dare momenti di reale suspense, sebbene i morti-viventi siano un po’ meno paurosi di quelli 'reali' di Train to Busan.

Gli zombie di Seoul Station non fanno prigionieri ed il film è senza compromessi e schiettamente cupo. Insieme con Train to Busan forma una coppia che si completa bene, anche se non in termini narrativi. L’anime soddisferà di sicuro gli amanti del genere.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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