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Still Human - Recensione (Far East Film Festival 2019)

Trionfatore del Far East Film Festival 2019 con ben due premi, Still Human è il film di debutto di Oliver Chan Siu Kuen con protagonista un grande Anthony Wong: un lavoro sorprendentemente maturo per un'opera prima

Still Human è una piacevole aggiunta a quella famiglia di film della nuova generazione di registi hongkonghesi che negli anni più recenti hanno coraggiosamente affrontato alcuni tra i punti più dolenti della società di Hong Kong, e nel farlo sono riusciti non solo ad esporre i fatti con grande franchezza usando il giusto linguaggio cinematografico ma anche collateralmente a produrre dei buoni film, tra i quali vale la pena ricordare Mad World, Distinction, No. 1 Chung Ying Street e l’ultimissimo Tracey che affronta tematiche transessuali.
La regista debuttante (dal nome maschile dovuto al suo amore per Oliver Twist) Oliver Siu Kuen Chan ha scritto, diretto e montato Still Human, che ha avuto un discreto successo di botteghino in casa ma che al momento sta facendo incetta di premi e nomine come Best New Director agli Asian Film Awards e Best Actor e Best Supporting Actress agli 'Oscar' hongkonghesi, The Hong Kong Film Awards, per i due protagonisti, la superstar Anthony Wong e la nuova arrivata attrice filippina che lo affianca nel film, Crisel Consunji. Entrambi hanno accompagnato il film al Far East Film Festival di quest’anno, dove ha conquistato due riconoscimenti: l'Audience Award come miglior film e il Black Dragon Award.
Leung (Anthony Wong) è un uomo di mezza età scorbutico e caustico e, ad essere obiettivi, ne ha tutte le ragioni. Paralizzato dal busto in giù per uno sfortunato incidente sul lavoro, colpevole solo di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, vive da solo in un piccolo appartamento datogli dall'assistenza sociale. Divorziato dalla moglie che con il loro figlio universitario si sta rifacendo una vita negli USA con un altro uomo, Leung ha un solo amico ed ex collega rimastogli vicino, Fai (un piacevole Sam Lee) che si occupa di coordinare e mediare le persone che Leung è costretto ad impiegare come aiuto domestico per la sua grave disabilità. A Hong Kong come in Italia questi sono lavori fatti in maggioranza da persone straniere, tanti da donne filippine. Leung non è un paziente facile e, dopo il fallimento di un’ennesima badante, gli viene mandata Evelyn (Crisel Consunji), una giovane donna filippina appena arrivata ad Hong Kong dopo un divorzio turbolento da un marito violento. La relazione tra i due non ha un buon inizio, le cose non sono facili per Leung che è inasprito dalle precedenti collaborazioni andate male (per colpa sua) e che reagisce all’imbarazzo della sua condizione con una maschera cinica e intransigente. Anche per Evelyn, nonostante un passato da infermiera, lo shock culturale è forte e si somma alla barriera della lingua (Evelyn non parla cantonese e Leung mastica un inglese molto elementare). Ma a grattare la superficie, si possono scoprire tante cose: sogni nel cassetto, delusioni, orgoglio represso e sarà proprio la volontà di andare oltre le apparenze e la voglia di non lasciar svanire i propri sogni che farà incontrare i due protagonisti.
Still Human è un lavoro sorprendentemente maturo per un'opera prima e dietro il classico linguaggio del genere 'dramedy', tanto amato dal pubblico hongkonghese (e non solo), c’è un’esplorazione di un mondo reale, fatto di persone che lottano ogni giorno per mantenere una dignità che viene loro sottratta in tutti i modi. Al di là della storia dei due protagonisti che non è nemmeno troppo originale, il film ha il gran merito di affrontare dei temi sociali molto sentiti a Hong Kong, gli alloggi popolari, l’assistenza ai disabili e un tenace razzismo verso i migranti, mantenendo un sapore molto locale e allo stesso tempo rendendolo universalmente condivisibile.
Come il film di Ann Hui A Simple Life, scritto da Roger Lee e basato sulla storia reale della sua Amah (collaboratrice domestica fissa), era stato un grande e dovuto omaggio a tutte quelle donne arrivate ad Hong Kong negli Anni ’50 e ’60 dalla Cina rurale, spesso analfabete e con la sola possibilità di dedicare la loro vita al lavoro nelle famiglie cittadine, così questo Still Human è anche un tributo alle giovani donne che ai giorni d’oggi hanno sostituito le Amah nelle famiglie borghesi di Hong Kong. Come in Italia queste persone, per la maggioranza donne, vengono da paesi vicini e lontani seguendo i flussi migratori, Filippine, Malesia, Europa dell’Est nel caso dell’Italia, ecc... E come in Italia, nonostante il loro duro lavoro, sono spesso vittime di stigma ingiustificati, di essere manipolatrici, di essere gentili con i loro datori di lavoro solo per interesse e via dicendo. Still Human è un ritratto realista e un tributo lungamente dovuto a queste donne. In stile quasi documentaristico Oliver Siu Kuen Chan mostra con umanità e grazia le timide speranze e i consigli di sopravvivenza sciorinati delle ragazze filippine sedute sui cartoni nelle domeniche libere. Quelle scene sono un esplicito riferimento alle recenti intenzioni di sgombro di questi 'assembramenti' per motivi igienici (!) da parte di un politico conservatore locale, ma sono anche tra i momenti più schietti del film. Chiunque si sia trovato a vivere in un paese straniero si ritroverà subito in quel misto di languida nostalgia e testarda resistenza che anima gli incontri con i compatrioti.

Criticato da alcuni per essere troppo ottimistico, il film trae secondo me grande energia dalla sua attitudine solare e uno dei suoi punti di forza è proprio quello di tratteggiare un modello positivo, tanto per cambiare. Piccole imperfezioni o incongruenze e qualche peccato di prevedibilità finiscono felicemente nel dimenticatoio quando l’insieme è così coinvolgente.
Le interpretazioni di Wong e Consunji sono stellari e ben meritano i riconoscimenti che stanno collezionando. Per il resto il film si mantiene sullo stile realistico che si adatta bene al budget limitato e trae il meglio che può dalle ambientazioni cittadine e dal claustrofobico appartamento popolare di Leung.

Oliver Siu Kuen Chan è stata sicuramente aiutata nell’impresa dal supporto di Anthony Wong a dall’altro grande personaggio che ha prodotto il film, il regista Fruit Chan che ha anche un piccolo 'cameo', ma la sostanza è sotto i nostri occhi e non possiamo che goderci i risultati di questo promettente debutto e aspettare il prossimo lavoro.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3.5

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Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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