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The Rib - Recensione (Far East Film Festival 2019)

Zhang Wei firma un film sulla condizione della comunità transgender in Cina attraverso le vicende di un giovane uomo che desidera intraprendere il complesso percorso di cambio di genere

Il coraggioso regista indipendente cinese Zhang Wei ha fatto sue molte battaglie sociali approfondendole nei suoi film, da lui scritti diretti e spesso anche finanziati e caratterizzati da uno sguardo attento e sempre privo di pregiudizi. Factory Boss analizzava il difficile adattamento del mondo del lavoro in una Cina in veloce sviluppo, Beijing Dream parlava dei migranti Africani e Xi He dell’educazione dei bambini autistici. In un modo o in un altro Zhang è riuscito sempre ad esprimere le sue idee by-passando la censura governativa, ma in questo suo ultimo The Rib, sulla condizione della comunità transgender, ha dovuto subire anche la censura della Chiesa Cattolica che ha eliminato una fetta di buoni 40 minuti dalla versione originale, prima del suo debutto al Busan International Film Festival.
Il film segue le vicende di Huanyu (Yuan Weijie), un giovane uomo che desidera intraprendere il complesso percorso di cambio di genere. La narrazione comincia con una sfacciata scena di sesso tra il suo coinquilino e amico Xiaocheng (Sheng Ze) e la sua ragazza. Huanyu è visibilmente irritato, sicuramente ferito dal contrasto tra un sesso 'giusto', che si può permettere di essere esplicito e rumoroso e la sua condizione 'sbagliata' che lo costringe a rimanere nell’ombra. Di grande conforto per Huanyu è la sua amica Liu Mann (Gao Deng) che è tornata dalla Thailandia, dove ha già subito l’intervento chirurgico ma che si trova a combattere le tante discriminazioni personali e legali, inclusa quella di essere stata licenziata dal suo lavoro in tribunale per essere partita per le ferie da uomo ed essere tornata come donna.
Huanyu è determinato e l’ultimo pezzo mancante per accedere alla chirurgia è la firma di consenso dei genitori che in Cina deve essere addirittura filmata per essere messa agli atti. Questo necessita quindi che Huanyu esca dall’ombra e dalle bugie in cui si è timidamente mantenuto e parli francamente con il padre Jianguo (Huang Jingyi). Vedovo e fervente cattolico praticante, Jianguo è prevedibilmente sconvolto e incredulo e insisterà a proporre goffe 'soluzioni' al problema del figlio che vanno dalla preghiera al presentargli prostitute, non senza torturarsi nei sensi di colpa per non essere stato un buon padre e confondendo grossolanamente gay con transessuale.
Il film che inizia come la storia di Huanyu, in realtà si trasforma lentamente nel percorso del padre Jianguo verso la tolleranza e accettazione, spinto ulteriormente da un triste e scioccante episodio-cardine del film.
The Rib prende il titolo dalla parabola cattolica della donna nata dalla costola dell’uomo, e la scelta dell’autore di ambientare la storia in una comunità cattolica (il Cristianesimo è tollerato in Cina e regolato da un accordo con il Vaticano) è un modo per accentuare l’ipocrisia che circonda l’argomento, ma probabilmente anche anche un espediente astuto.
La Cina infatti (come sottolineato alla fine del film) non criminalizza più l’omosessualità, né la considera una malattia mentale, e la chirurgia per il cambio di sesso è permessa. Quello che ancora è rimasto molto indietro è la percezione pubblica generale e la stigmatizzazione sociale e la condanna della Chiesa cattolica. L’accuratezza nel mostrare una procedura che è approvata dal governo cinese ha permesso a Zhang di sviare la censura e concentrarsi sulla sofferenza e i conflitti della comunità transgender nella vita di tutti i giorni, dalle discriminazioni sul posto di lavoro alla semplice interazione con la gente. Alcuni tra i momenti più drammatici del film mostrano lo scherno di commesse nei negozi, la difficoltà di usufruire in pace dei bagni pubblici, e tra tutte spicca in drammaticità una scena in cui Huanyu è cacciato dalla chiesa durante una funzione, proprio mentre il prete parla ai fedeli di carità Cristiana.
Girato in un freddo e sobrio bianco e nero per evidenziare la frustrazione e l’oscurantismo che accompagnano le vicende di Huanyu, il film sbandiera un unico guizzo di rosso, un bel vestito femminile che il protagonista aspetta di poter indossare con orgoglio. Un espediente simbolico, questo dell’unico particolare a colori, non proprio originale ma che funziona bene qui.
Il bianco e nero accompagnato da una colonna sonora originale che attinge al melodramma rendono il film uno strano ibrido dalla forma molto classica, come fosse un film d’altri tempi, ma dal contenuto molto attuale. Una scelta stilistica che va di pari passo con gli stessi contrasti stridenti della società cinese che il film evidenzia e che conferma la continua evoluzione stilistica del regista dallo stile 'reportage' dei suoi primi film a oggi. Le interpretazioni degli attori sono ottime, tutte molto composte e misurate senza risultare fredde e Huang Jingyi nel ruolo del padre è particolarmente toccante.

The Rib è un lavoro che nonostante possa sembrare moderato ad un pubblico occidentale più uso all’argomento, è in realtà coraggioso e necessario e va ad aggiungersi alla collezione dei temi scottanti affrontati con testarda metodicità da Zhang Wei, che per non perdere tempo ha già in lavorazione tre nuovi film di cui uno sugli alimenti geneticamente modificati.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Video

Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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