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Melancholic - Recensione (Far East Film Festival 2019)

Un piccolo film costruito con pochi soldi e tante buone idee. Un mashup di stili e generi. Una bizzarra opera prima, tra commedia e dramma con venature noir, che porta all’attenzione un nuovo autore giapponese da tenere d’occhio per il futuro: Seiji Tanaka. Vincitore del premio Gelso Bianco come miglior opera prima o seconda della selezione ufficiale del Far East Film Festival 2019

Quirky noirish drama. Stavolta le ingegnose, fantasiose, simpatiche descrizioni utilizzate nel programma del Far East Film Festival 2019 non bastano a inquadrare il film. Di sicuro Melancholic di Seiji Tanaka è davvero quirky: bizzarro, strambo. Particolare, in senso positivo. Un mashup che regala allo spettatore una sorprendente commistione di generi. Al centro del racconto Kazuhiko, un giovane che si è laureato in una prestigiosa università ma a differenza di altri suoi compagni di studi non ha avuto successo professionale e nel curriculum può vantare solo impieghi part-time. Un giorno si presenta a un bagno pubblico per chiedere lavoro e viene assunto. Sembra contento, anche perché il locale è frequentato da una ragazza che gli piace e ha instaurato subito un buon rapporto con il suo capo, Azuma, e il collega Matsumoto. Una notte, quando terminato il turno sta per tornare a casa, vede qualcosa di strano e torna, per curiosità, al bagno pubblico da un’entrata sul retro. Dalla porta vede qualcosa di spaventoso, il cadavere di un uomo ucciso. Scoperto, promette di tenere la bocca chiusa e dal suo capo viene coinvolto nella pulizia del sangue della vittima. Non l’unica, perché quel bagno pubblico, dopo l’orario di chiusura, è utilizzato spesso dalla yakuza per delle esecuzioni. Kazuhiko viene così trascinato nel mondo della criminalità.
L’episodio, inaspettato, apre nuove strade a un film che l’inizio sembrava indirizzare verso il semplice ritratto di una vita ordinaria, di un giovane un po’ alienato e privo di grandi ambizioni, in bilico tra commedia e dramma. A questa linea Melancholic ne aggiunge altre: elementi yakuza, appunto, sprazzi di action con il personaggio di Matsumoto che si dimostra completamente diverso da quello che appare inizialmente (da sempliciotto a sicario professionista specializzato in uso delle armi e in arti marziali) e momenti romantici con la dolcezza della relazione tra Kazuhiko e Yuri che funziona anche grazie alla chimica tra gli interpreti. Lui, Yoji Minagawa, si dimostra perfetto nel delineare questo personaggio timido, anonimo, goffo, con i suoi tic. Un nerd, a suo modo ai margini della società pur appartenendo a quella che pare una buona famiglia borghese e avendo un alto grado di istruzione. Proprio in questo senso il film di Seiji Tanaka inserisce una riflessione sociale interessante, sulla realtà di una parte dei neolaureati e le aspettative che comporta il conseguimento di un’istruzione universitaria. Kazuhiko in fondo è un ribelle a questo codice, in un certo senso paragonato per l’immobilità a quello yakuza. Ingredienti tutti ben miscelati dal regista.

Scarso budget, evidente, e tante buone idee. Magari piccole, non troppo ambiziose (peccato sul quale cadono tanti giovani autori esordienti), ma funzionali per costruire un film che fonde sapientemente stili e generi. Una buona opera prima che porta all’attenzione un nuovo regista da tenere d’occhio in futuro.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3.5

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Fabio Canessa

Viaggio continuamente nel tempo e nello spazio per placare un'irresistibile sete di film.  Con la voglia di raccontare qualche tappa di questo dolce naufragar nel mare della settima arte.

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