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Phantom Detective - Recensione (London Korean Film Festival 2016)

Versione cinematografica di un fumetto basato sul personaggio di Hong Gil-dong (una specie di Robin Hood), Phantom Detective è un popcorn movie che strizza l’occhio più all’audience dei K-Drama, le super patinate serie televisive coreane, che al grande pubblico internazionale

Phantom Detective (in originale Tamjung Hong Gil-dong: Sarajin Ma-eul) del regista Jo Sung-hee porta un tocco leggero e un po’ K-Pop al London Korean Film Festival 2016.
Una piccola introduzione per creare contesto a questo film è di dovere. Hong Gil-dong jeon (La storia di Hong Gil-don) è un romanzo molto popolare del folklore coreano, scritto alla fine del 16esimo secolo, nel periodo della dinastia Joseon. Il protagonista è una specie di Robin Hood, figlio illegittimo di un regnante e una concubina, molto intelligente e con poteri soprannaturali, che ruba ai ricchi per dare ai poveri (un nome così conosciuto che Hong Gil-dong è oggi anche il nome fittizio che in Corea si dà agli ignoti, un po’ come l’americano John Doe).
Phantom Detective è la versione cinematografica di un fumetto che a sua volta è basato un po’ sul personaggio di Hong Gil-dong da cui prende il nome il protagonista e ri-ambientato in un periodo imprecisato che ricorda molto gli Anni ’80.
Lee Je-hoon con il suo viso pulito da Boy-Band Member è il Detective del titolo, il novello Hong Gil-dong, al servizio di una misteriosa organizzazione di investigazione. Dotato di una soprannaturale intelligenza deduttiva e animato da un tormento interiore che lo ha svuotato di ogni tipo di empatia, lo troviamo sulle tracce di un gruppo di criminali. Ma come la laboriosa spiegazione iniziale in voice-over ci informa, il suo vero scopo è quello di estorcere un’informazione per lui importantissima. I criminali infatti sanno dove si nasconde Kim Byeong-Duk (Park Geun-Hyung), l’uomo che molti anni prima aveva ucciso la madre di Gil-dong lasciandolo orfano bambino e con un debito di vendetta. Quando però il detective raggiunge finalmente la casa di Byeong-Duk, è troppo tardi. Qualcun altro infatti ha rapito l’uomo lasciando in casa solo le due piccole nipotine. Gil-dong, suo malgrado, si accollerà le bambine, nonostante il senso di repulsione dovuto alla loro consanguineità con la sua nemesi, e con loro comincerà la ricerca dell’anziano e la rivelazione che un mega-complotto è alla base di tutti gli strani fatti che si stanno susseguendo.
L’intreccio complottista è molto fumoso ed irreale, come però si addice ad un fumettone, e la nota più divertente è sicuramente l’interazione tra Gil-dong e le due bambine, soprattutto la piccola Mal-soon che candidamente sbugiarda il detective ogni volta che si spaccia per qualche falsa autorità ai fini dell’indagine, suscitando le ire del giovane. Gil-dong, che ha un buco nero nel cuore, le sopporta a mala pena, ma naturalmente nascerà dell’affetto.
Il film è stilisticamente molto bello e riesce a ricreare l’atmosfera da fumetto noir con ombre definite, angoli di ripresa inusuali, luci contrastate e sfondi volutamente surreali. Il protagonista, in trench e cappello alla Borsalino, ammicca al tipico detective Anni ‘50, trasmettendo un’indefinitezza temporale che s’intona bene con il resto.

Eppure tutti questi elementi positivi, non bastano a elevare il film da un livello medio. Phantom Detective, nel suo insieme, resta piuttosto freddo e fallisce un po’ a coinvolgere ed a entusiasmare e di conseguenza lascia una sensazione di vacuità. Un buon popcorn movie che ha avuto successo in patria, ma che strizza l’occhio più all’audience dei K-Drama, le super patinate serie televisive coreane, che al grande pubblico internazionale.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

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Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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