News, recensioni, approfondimenti sul cinema asiatico

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniAsiaBakuman - Recensione

Bakuman - Recensione

Bakuman - 2015 - Film - RecensioneHitoshi One firma una commedia sull'amicizia con l'adattamento di un noto manga nella forma di un affezionato tributo ad un aspetto molto peculiare della cultura popolare giapponese

Adolescenti chiusi in casa, incatenati ad una scrivania a disegnare freneticamente, ignorando igiene personale e nutrendosi di instant noodles per riuscire ad apparire anche solo una volta su una rivista di fumetti, è materiale indubbiamente difficile da forgiare in un'entusiasmante storia d'azione. Ma il regista Hitoshi One in qualche modo riesce nell’impresa con il suo ultimo film Bakuman, presentato al Far East Film Festival di Udine 2016. Un buon adattamento cinematografico di un noto manga, che nonostante le due ore di durata, diverte e appassiona.
I fumetti giapponesi sono molto popolari e conosciuti anche in Occidente e in Italia, ma vale la pena sottolineare che in Giappone i mangaka (i disegnatori di fumetti) sono delle star al pari dei loro personaggi. Diventare un autore di manga è il sogno di molti adolescenti e quasi tutti prima o poi si cimentano e provano a sviluppare uno stile personale o una storia o anche solo a imitare un autore, nella speranza di scoprirsi un talento. Quello dei mangaka è un ambiente competitivo e dal passo velocissimo: produrre un’idea o una puntata di successo non basta, ma serve costanza e continuità nella qualità. Le storie vengono pubblicate su riviste, tra cui la più ambita è Shonen Jump, il settimanale dell’editore Shueisha che dagli Anni ‘60 si occupa di Shonen (manga indirizzati ad un giovane pubblico maschile) e che ha portato al successo personaggi e serie molto note come Naruto, Dragon Ball e One Piece.
Moritaka Mashiro (Takeru Sato) è un adolescente un po’ chiuso che ha un talento innato per il disegno, ma è introverso e non molto motivato. Mashiro conosce l’ambiente dei mangaka e le sue difficoltà perché suo zio, autore di una serie di successo sulla rivista Shonen Jump, si è letteralmente annientato nel suo lavoro, al punto di trascurare la salute e infine addirittura morirne. Questo ricordo drammatico frena un po’ Mashiro che si limita a disegnare ritratti della ragazza più carina della scuola, Miho Azuki (Nana Komatsu) per la quale ha una cotta. Un giorno però il suo compagno di classe Akito Takagi (Ryunosuke Kamiki), che non sa disegnare ma è estroverso e intraprendente, si propone all’amico per fare squadra e si offre di sceneggiare le storie che poi Mashiro illustrerà. Riluttante all’inizio, Mashiro si farà convincere da Azuki che gli promette di prestare la sua bella voce alla protagonista della loro storia una volta famosi (la transizione da un manga di successo ad anime è quasi di rigore). Armati di motivazioni ed entusiasmo, cominceranno la scalata, il loro obiettivo è di apparire nella popolarissima rivista di manga Shonen Jump e scalarne la classifica di gradimento dei lettori fino alla cima. La strada verso il successo di Mashiro e Akito si incrocerà con quelle di altri mangaka, rivali ma anche amici leali, mentori e idoli, sotto lo sguardo severo del capo redattore di Shonen Jump, Sasaki (Lily Franky) che conosceva bene lo zio di Mashiro.
Le dinamiche e tipologie dei personaggi del film sono molto simili a quelle che rendono le stesse storie Shonen accattivanti. Alte aspirazioni, avversità superate grazie all’amicizia, il duro lavoro per ottenere il successo e quello di squadra. Questa 'osmosi' e la inevitabile 'meta-storia' di un manga su due mangaka che creano un manga (tra l’altro raddoppiata dal fatto che anche gli autori di Bakuman, il fumetto, sono due, Takeshi Obata e Tsugumi Ohba) rendono il film una divertente matrioska. Inoltre il fatto di essere una storia 'dietro le quinte' piuttosto che la tipica avventura fantasy, facilita il coinvolgimento e l’identificazione con i personaggi. I due ragazzi che interpretano il duo protagonista sono bravi e molto somiglianti ai loro alter-ego d’inchiostro, e le loro espressioni a volte esagerate ricalcano il manierismo tipico dei manga.
Dei divertenti effetti CGI qua e là aiutano il fluire della storia e a rendere meno piatti alcuni passaggi deboli, inevitabili in una storia che alla fine è sempre confinata tra quattro mura. È sorprendente pensare che con il manga originario sono stati riempiti 20 volumi! Bisogna inoltre dire che Bakuman è una storia quasi esclusivamente maschile, l’unico personaggio femminile è una breve visione zuccherina e piuttosto stereotipata, ma comunque questo non ne limita né la fruibilità né il godimento.

Fare un 'live action' film da un manga è una mossa facile ma al tempo stesso pericolosa che spesso ha come unico risultato quello di alienare le simpatie dei fan del manga stesso. Ma il regista Hitoshi One è riuscito a mettere insieme un adattamento con una marcia in più e un affezionato tributo ad un aspetto molto peculiare della cultura popolare giapponese, che oltre ad essere uno dei settori più importanti dell’editoria, ha radici profonde nel cuore di una vasta fan-base che ignora età e classi sociali.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3.5

  Vai alla scheda del film
  Trailer del film


Video

Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.