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Chongqing Hot Pot - Recensione

Chongqing Hot Pot - 2016 - Film - RecensioneSette anni dopo il brillante esordio, il regista Yang Qing si affida ancora alla commedia con sfumature dark e con un po' di azione: Chongqing Hot Pot è lavoro dal quale emerge ancora la buona capacità del regista di raccontare storie ricche di vivacità opportunamente miscelate attraverso vari generi

Quando nell’ormai lontano 2009 il giovane regista Yang Qing esordì con la commedia dalle mille sfumature One Night in Supermarket, in molti intravidero nelle pieghe del film una certa personalità e bravura che facevano pensare ad un futuro interessante per l’autore cinese. A sette anni di distanza, periodo di tempo insolitamente lungo per una opera seconda al seguito di un buon esordio, Yang Qing ha presentato ad Udine al 18° Far East Film Festival il suo nuovo lavoro Chongqing Hot Pot, che solo un mese prima aveva avuto la sua prima mondiale all’Hong Kong International Film Festival.
Siamo a Chongqing, sterminata megalopoli cinese, una delle città simbolo del cambiamento intercorso nel Paese negli ultimi 30 anni. L’inizio della storia è di quelli ricchi di suspense: una rapina in banca coi malfattori dal visto coperto da maschere che rimandano al Re Scimmia e ai suoi compari di Viaggio in Occidente. Nel cercare una via di fuga i banditi scoprono nel caveau un buco nel pavimento. Lo percorriamo con una ripresa frenetica ed eccoci catapultati con un violento flashback a qualche giorno prima in un ristorante dove si cucina il tipico Hot Pot allestito in uno dei tanti bunker antiaereo che percorrono le viscere della città. Il locale è gestito da tre amici, Liu Bo, Xu Dong e Four Eyes che si conoscono dai tempi della scuola e che hanno tentato la fortuna con questa impresa, che però rende poco e quindi hanno deciso di vendere. Il compratore però vuole un locale più grande e quindi i tre danno il via ai lavori di ampliamento che sfociano in un buco praticato nel pavimento del caveau di una banca. Per i tre sarebbe facile prendere i soldi e scappare, ma questo li inchioderebbe in maniera decisiva e farebbe di loro uomini in fuga perenne, inoltre ognuno dei tre ha i suoi validi motivi per evitare la fuga (famiglia, debiti, ecc...) per cui decidono semmai di riparare il buco e fare finta di niente, contando sull’aiuto di una talpa, una ex compagna di Liu Bo, che lavora nella banca.
Ovviamente, come è facile intuire, le cose andranno in maniera ben diversa e porteranno al grottesco e sanguinario finale, tra morti ammazzati e ironia a bizzeffe.
Una classica dark comedy quindi quella di Yang Qing? Sì, ma non solo, perché il regista sa infarcire il racconto di molte sfumature narrative che si basano sul background dei personaggi, sui loro rapporti reciproci, sulla loro condizione di vita tutt’altro che ottimale, persino su vecchie storie d’amore da liceali, sull’onnipresente ossessione per il denaro dei cinesi, fino a costruire un racconto vivace che spazia in maniera quasi anarchica tra vari generi, offrendo sfaccettature molteplici al film.
Indubbiamente la lunga scena finale, eccessiva per scelta, per amplificare il divertito gusto per l’ironia, è il momento cruciale di Chongqing Hot Pot, ma rimane comunque pienamente funzionale al filo conduttore della storia, che altro non è che una divertente commedia che miscela i generi, giocandoci sopra, facendo della pletora di tematiche e di situazioni il punto forte, anche grazie ad un utilizzo intelligente dei dialoghi, allo stesso modo come fu per il lavoro d’esordio di Yang.

Il regista cinese dimostra anche in questa circostanza una buona capacità nel saper tenere in mano la storia maneggiando sapientemente situazioni convenzionali, colpi di scena e ironia: Chongqing Hot Pot è insomma un lavoro di genere con una buona impronta autoriale, un po’ come fu il Ning Hao della prima ora.
Chen Kun, Qin Hao, Yu Entai sono a loro modo bravi nell’interpretare i tre amici e nel dare forza ai loro rapporti personali, compresi gli eccessi. Ad essi si aggiunge Bai Baihe, sempre più stella in ascesa del panorama cinematografico cinese, nella parte dell’amica di liceo di Liu Bo che funge da talpa nella banca.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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