News, recensioni, approfondimenti sul cinema asiatico

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniAsiaSammo Hung si racconta

Sammo Hung si racconta

Sammo HungIncontro con una leggenda di Hong Kong: da King Hu a The Bodyguard, Sammo Hung ci parla del suo cinema e dei suoi progetti

Ospite d'onore che ha chiuso la diciottesima edizione del Far East Film Festival di Udine è stato quest’anno il grande Sammo Hung che ha presentato il suo attesissimo ritorno sulla director chair con il film The Bodyguard (o My Beloved Bodyguard) e ha ritirato, nella cerimonia di chiusura, il Gelso d’oro alla carriera.
Sammo Hung ha alle spalle una lunga e brillante carriera come attore, coreografo e regista, e anche i meno familiari con il cinema di Hong Kong lo ricorderanno come il poliziotto cinese esperto di arti marziali a Los Angeles nella serie TV Martial Law (nella sempre sorprendente traduzione italiana di Più forte ragazzi). Attivissimo come attore e coreografo, si era preso una lunga pausa dalla regia, l'ultima sua produzione era stata Once Upon A Time In China and America, nel 1997. In questo suo ultimo film Sammo Hung, oltre a dirigere, interpreta Ding, un ex membro delle unità di difesa dell’esercito cinese, ora in pensione, solo e alle prese con l’avanzare della demenza senile.
Averlo a Udine davanti a me è stata una grandissima emozione e un vero evento perché Sammo Hung è una vera e propria leggenda del cinema e perché non è facile vederlo in festival o manifestazioni, come invece Jackie Chan, ad esempio. Già nella conferenza stampa aveva sfoderato il suo carisma e la sua innata simpatia conquistando tutti con i suoi aneddoti sul calcio (è un vero appassionato): come quella volta quando aveva finanziato una squadra e aveva perso un sacco di soldi e quell’altra quando con Jackie Chan avevano due squadrette di dilettanti e si giocavano le cene ma Chan barava portando dei professionisti perché non sa perdere. Ma soprattutto aveva riacceso le speranze dei fan quando ha dichiarato di voler aprire una scuola cinematografica di arti marziali a Shanghai per scoprire nuovi talenti nella 'mainland' dove questo genere appassiona ancora, mentre ad Hong Kong è in declino.
Poi finalmente è arrivato il momento della nostra intervista di gruppo nel salottino stampa del Teatro Nuovo. Una vera emozione, ma nonostante l’aura di celebrità del personaggio Sammo Hung ha un fare rilassato e sornione che contagia. Tutti avevamo mille domande da fargli e delle più disparate, ma a spintoni siamo riusciti a farne solo un paio a testa. Ecco un resoconto.

Sammo HungNel suo film ci sono tre personaggi, tre vecchietti che commentano quando Ding gli passa davanti e che sono interpretati dai famosissimi Dean Shek, Karl Maka e Tsui Hark. Perché questa scelta? (In realtà ci sono molti altri piccoli cameo di attori famosi nel film...).
In Cina è molto facile vedere dei vecchietti che spendono tutta la giornata seduti ovunque, in strada, alle stazioni dei bus o dei treni, commentando pigramente i passanti e facendo qualche pettegolezzo. È una cosa molto comune e se avessi messo tre attori sconosciuti nei loro ruoli non ci sarebbe stato nulla di speciale in quei tre, sarebbero passati inosservati. Invece dando i ruoli a questi attori notissimi (e un regista al quale piace comparire in piccoli cameo) li ho resi speciali. Qualcosa che all'improvviso fa sobbalzare l'audience riconoscendo gli attori e mette dell’humour nella storia. Ho chiesto ai miei amici di fare queste piccole parti e loro sono venuti anche per un solo giorno a girare le loro scene.

Nelle scene di combattimenti le fratture e le lesioni sono mostrate con un effetto CGI, una specie di radiografia sovrapposta al corpo di chi sferra gli attacchi. Perché?

Per mostrare con più veridicità il dolore provocato delle mosse.

Cosa lo ha fatto aspettare così tanto per tornare alla regia?
Perché fare il regista è troppo faticoso. Non tanto fisicamente, ma è stancante dover litigare e discutere con gli attori, uno vuole una cosa, uno ne vuole un'altra.... Non mi piace avere tutti questi grattacapi, voglio solo fare buoni film come questo. Naturalmente non tutti gli attori sono così, ho un gruppo di attori che mi sono molto cari e fedeli, per esempio Andy Lau. Lui è un vero professionista e un amico, sempre puntuale sulla scaletta, sempre disponibile. Ecco perché sono reticente a fare il regista. O meglio il regista delle scene d'azione quello sì che mi piace veramente, ma non mi piace dovermi preoccupare troppo dei problemi degli attori. Ci sono troppe complicazioni nel fare il regista, ma di questo film mi era piaciuta molto la storia: quest'uomo anziano che ha perso degli affetti e che torna alla sua cittadina, vive da solo e non vuole parlare e improvvisamente incontra questa bambina e per un attimo è come fosse la sua nipotina. Mi piace tutto di questo personaggio. E poi ora che sono vecchio so come interpretare un vecchio!

Può Hong Kong prendere qualcosa di buono dalla collaborazione con la Cina?
Certamente, lo spero. Sicuramente ci sono immense differenze culturali tra Hong Kong e Cina. Se un film ha la metà di attori cinesi, il pubblico di Hong Kong non va a vederlo. Come cineasta io non ho confini, non voglio avere limiti, voglio produrre del buon entertainment. Per un regista di Hong Kong è diventato molto difficile fare un film senza considerare il mercato cinese perché gli sponsor e gli investitori servono. I miei film hanno dei budget alti per soddisfare il mio standard personale e quindi non posso permettermi di comprometterlo. Per poter produrre un prodotto secondo i miei canoni ho bisogno di investitori.

Perché ha scelto come location un particolare luogo vicino alla Russia?
Sì, la città è vicinissima al confine con la Russia, se ci fate caso non si vede una bicicletta o una moto perché tutti hanno macchine con cui vanno avanti e indietro in Russia per comprare e rivendere. Questa zona in particolare è piena di commercianti da entrambe le parti e c'è un continuo scambio. Non posso dire per certo che questo ambiente inciti alla criminalità, ma come in tutti i posti a vocazione commerciale c'è un certo fiorire di personaggi, come Andy Lau nel film, che praticano il contrabbando.

(Sammo HungSammo si dilunga sulla location).
Le autorità della città dove abbiamo girato sono state di gran supporto. Per esempio l'abitazione di Ding e quelle dei suoi vicini, erano vere case dove vivevano ben otto famiglie ciascuna e che sono state rilocate permanentemente in nuove case più spaziose per lasciare il set a noi. Addirittura la stazione di polizia (che compare brevemente nel film, ndr.) è stata costruita completamente da zero e poi a film finito usata come nuova stazione di polizia. Anche le leggi sui permessi per le armi e le scene d’azione sono molto diverse e più severe da quelle vigenti a Hong Kong. Abbiamo quindi dovuto inserire molti poliziotti veri nelle scene con armi da fuoco per poterle girare. Altro grande aiuto ci è stato dato nelle scene di inseguimenti dove la polizia ha messo a disposizione le macchine reali, che poi noi naturalmente abbiamo distrutto! Quindi in sintesi, nonostante la location fosse molto lontana e diversa da Hong Kong è stato tutto molto facile per noi grazie al supporto e alla collaborazione di entrambi i governi, cinese e russo. Persino il tempo è stato dalla nostra parte: il giorno dopo aver finito di girare ha cominciato a nevicare!

E come poteva Sammo Hung dimenticare di menzionare il cibo?
Il cibo era ottimo, tutto era genuino e biologico, incredibile. A Hong Kong siamo sempre un po’ preoccupati del cibo, che sia inquinato o adulterato, ma lì abbiamo visto i polli crescere e razzolare intorno a noi durante le riprese, veramente speciale.

A questo punto a Hung viene chiesto di parlare di Eastern Condors, un vero classico dell'epoca d'oro del cinema di Hong Kong, ovvero gli Anni '80.
È un film di azione, anche se c'è un po' di commedia romantica, ed è il primo film di Joyce (Godenzi, la ex Miss Hong Kong e sposa di Sammo che è con noi durante l'intervista, ndr.), dove l'ho conosciuta e non me la sono più lasciata scappare. È un film dove sono circondato dalle persone che amo di più, Corey Yuen che è come un fratello minore, Yuen Woo Ping, Yuen Biao, tutti gli amici che voglio avere nei miei film e con cui amo recitare insieme anche se in quel film non ho sfruttato pienamente la loro maestria nelle arti marziali.

Considerando la sua incredibile forma fisica, qual è la sua routine di allenamento? Si tiene sempre in allenamento o solo in vista di un film?
Oggigiorno comincio ad allenarmi solo due o tre mesi prima di un film, il resto del tempo alleno duramente la mia bocca a masticare cibo!

Sammo Hung ora parla un po’ del leggendario regista King Hu che definisce come il suo maestro.
King Hu mi costringeva a parlare e parlare per ore dopo aver girato e dopo cena, fino alle prime ore del mattino. Parlava in continuazione, gli piaceva insegnare e parlare e io ho imparato tantissimo da lui, per me era 'Zio Hu', ma proprio per la natura del nostro rapporto e le discussioni circa gli argomenti più disparati è difficile definire esattamente cosa abbia imparato da lui, è qualcosa di intangibile. Io sono veloce e imparo velocemente, con lui ho imparato tutte le tecniche e ogni scena d'azione che dirigo so esattamente cosa succede perché è come se ci fossi già passato.

Sammo HungParlando dei prossimi progetti...
Ho una storia che amo su cui sto lavorando e voglio farne un film. È la storia del mio autista. Lui è stato uno dei tanti immigrati clandestini che riuscì a entrare a Hong Kong dalla Cina negli Anni ‘60 e voglio raccontare la sua vera storia, di come sia riuscito a scappare ad Hong Kong e diventare poi il mio autista, in nome di tutte le altre storie drammatiche di immigrati di quegli anni uccisi dalla polizia cinese (mi chiedo se la Cina vorrà finanziare anche questo progetto!, ndr.). È morto qualche anno fa, gli volevamo molto bene, mia moglie si accorse per prima che stava poco bene e lo forzammo anche se riluttante ad andare a farsi visitare. Il film si chiamerà forse Coca Cola Hua, perché lui beveva esclusivamente Coca Cola da quando per la prima volta l'aveva assaggiata al suo arrivo ad Hong Kong, e Hua è un cognome cinese molto comune (come dire Coca Cola Rossi, ndr.). Il mio figlio più grande Timmy Hung interpreterà il personaggio di Coca Cola Hua e il mio minore farà la parte del fratello minore di Hua.

Sammo Hung è un personaggio dal gran carisma, di storie e aneddoti da raccontare ne ha a migliaia come è facile immaginare e noi lì intorno a lui eravamo come bambini ad ascoltare favole. La sua gestualità e la sua voce sono ipnotici. A malincuore lo abbiamo salutato dopo esserci fatti fare autografi (anche sulla mia copia di Spooky Encounters!) e foto in pose di kung fu a cui si è allegramente prestato. Penso che anche per gli altri intorno a quel divano, come per me, quel giorno rimarrà memorabile.



Video

Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.