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The World of Us (U-ri-deul) - Recensione (London East Asia Film Festival 2016)

Miglior film al London East Asia Film Festival 2016, The World of Us è una specie di ibrido tra un film ed un documentario, un progetto bello e straordinario, incentrato sull'osservazione del mondo dei più piccoli

Tre motivi di gioia.
Uno, riacchiappare The World of Us che per motivi logistici avevo perso al Far East Film Festival di Udine 2016. Due, vedere un bel film. Tre, vederlo trionfare al London East Asia Film Festival 2016.
La regista sudcoreana Yoon Ga-eun, che aveva vinto a Berlino il Crystal Bear nel 2014 per il delicato cortometraggio Sprout, ritorna all’attenzione dei festival con il suo primo lungometraggio, anch’esso una storia di bambini. Dice la leggenda cinematografica che quando si fanno film con bambini, animali domestici o portatori di handicap è un bruttissimo segno. Tanto vero che quando un film che tratta uno dei tre soggetti incriminati si distingue, lo fa con grande energia dirompente.
The World of Us apre su un primissimo piano del viso di Sun (Choi Soo-in). Sun ha 10 anni ed è nel cortile della scuola, gli altri bambini stanno facendo a “pari o dispari”, come si fa quando si devono formare le squadre per giocare a pallone. Ma nessuno sceglie Sun. Mille piccole espressioni accennate passano su quel volto, eccitazione, aspettativa, curiosità e poi stupore, delusione, tristezza, smarrimento e rassegnazione. Le voci dei bambini in sottofondo, Sun è rimasta da parte, timida e schivata dai suoi compagni, sembra averci fatto l’abitudine. È la fine della scuola e le vacanze estive sono una benvenuta pausa per Sun, non solo dallo studio ma anche dal tormento delle sue fallimentari relazioni sociali con i compagni di classe. I genitori di Sun sono impegnati con il lavoro e la bambina passa molto tempo con il fratellino quando la mamma è al lavoro. Durante l’estate Sun conosce Jia (Seol Hye-in), una bambina trasferita da poco nella zona e le due stringono un’amicizia sincera e spensierata che durerà tutta l’estate. Al rientro a scuola Jia, che è stata assegnata alla classe di Sun, comincia a cambiare atteggiamento e a fare comunella con le bambine che di solito schivano Sun. Jia viene da una famiglia più agiata di quella semplice e modesta di Sun e queste differenze sociali, che durante l’estate non avevano avuto peso, emergono e diventano rilevanti solo nell’ambito più allargato della classe.
Questo è stato definito da alcuni un film sul bullismo ma non lo è. Sun sta imparando le regole del branco, si sta scontrando con le dure leggi del giardinetto. In quella fase della vita necessaria e delicata in cui si impara a convivere e a comunicare con chi ci sta intorno. Ci si riflette negli altri, ci si distingue, ci si amalgama. Ci siamo passati tutti, chi come Sun e chi come Jia, in Corea, in Italia o al Polo Sud. E The World of Us ha un respiro ampio e universale nel modo in cui osserva e narra questo processo.
Gli adulti sono lasciati sullo sfondo e questo è un altro tocco molto attento. A quell’età non si parla ai genitori di quello che succede a scuola e con gli amici, un po’ per non dar loro modo di lamentarsi, ma soprattutto perché 'i grandi' non potrebbero né capire né fare qualcosa in proposito. Il distacco è iniziato. La mamma di Sun è stanca ma affettuosa, scherzosa e sensibile, mentre i genitori di Jia sono separati, distanti e occupati. Ciò non cambia molto di quello che sta succedendo tra le bambine, anche se sappiamo che i rapporti famigliari hanno dato forma agli strumenti che Sun e Jia hanno in mano per attaccare e per difendersi. Sarà il fratellino minore a fornire un'illuminante e ilare perla di saggezza verso la fine.
La regista Yoon Ga-eun non ha potuto ritirare il premio in persona, ma era presente alla proiezione del film e ci ha raccontato un po’ del suo viaggio nel mondo di Sun e Jia e del suo percorso fatto con loro. Tutte le bambine sono a dir poco eccezionali, riescono a portare avanti un film praticamente senza musica (solo una scena) e fatto per tre quarti di primi piani su di loro. Yoon ha raccontato di aver passato un anno intero a selezionare e a parlare con bambine nelle scuole per finalizzare un cast con cui avesse una forte empatia. Hanno speso moltissimo tempo insieme e hanno parlato continuamente della storia e delle loro esperienze personali, tanto che le piccole hanno introdotto molti cambiamenti nella sceneggiatura. La storia originale era più dura, ma la regista dice di essersi resa conto che nell’ottica delle bambine, gesti ed eventi hanno un diverso significato, cose che ad un adulto sembrano insignificanti possono avere una valenza molto rilevante per i piccoli e ha preferito lasciarsi guidare da loro.

In questo senso The World of Us è una specie di ibrido tra un film ed un documentario, un progetto bello e straordinario, nel senso letterale del termine.
Brava!


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3.5

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Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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