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Thelma - Recensione (London Film Festival 2017 - Cult Gala)

La storia di una giovane donna che inizia a prendere possesso della propria vita e dei propri turbamenti: Joachim Trier riflette sulle scelte e sulle difficoltà di accettare le conseguenze di ciò che si desidera

Scelto dalla Norvegia come contender agli Oscar per il miglior film straniero, Thelma di Joachim Trier ha esordito al Festival di Toronto a un anno di distanza dal precedente Segreti di famiglia che era stato il primo tentativo del regista in lingua inglese. Thelma torna alla lingua e all’ambientazione norvegesi e arriva al London Film Festival 2017 preceduto da grandi aspettative che possa eguagliare il successo che ebbe lo scorso anno Raw di Julia Ducournau. E non è difficile capire perché sia stato accostato a Raw. Anche Thelma è la storia di una giovane donna che inizia a prendere possesso della propria vita e dei propri desideri.
Il film inizia con un breve prologo raggelante. Un padre e la figlia piccola attraversano un lago ghiacciato e si inoltrano nella foresta innevata norvegese. Sono a caccia di cervi e il padre ne ha puntato uno. Improvvisamente l'uomo gira la carabina e la punta alla testa della bambina che, ignara, osserva il cervo, ma, incapace di compiere il gesto, l'abbassa.
Thelma (Eili Harboe) si è appena trasferita ad Oslo dalla campagna per iniziare l’università. È una ragazza timida e riservata, non ha amici e capiamo ben presto che è cresciuta in un ambiente isolato, in una famiglia molto cattolica e molto protettiva. Anche ora che Thelma è lontana da casa i genitori la chiamano spesso, instillando sensi di colpa se Thelma non risponde subito alle chiamate e persino controllando i suoi movimenti sui social media. Nonostante questo, Thelma sembra avere un affetto profondo e sottomesso per loro, specialmente per il padre. Un giorno, durante una lezione, dopo aver conosciuto Anja (Kaia Wilkins), una compagna di corso, Thelma cade in preda a delle convulsioni che fanno pensare ad un attacco epilettico. Niente però risulta dagli esami medici e la vita nel campus universitario riprende. Mentre Thelma comincia a fare amicizia e avere un minimo di vita sociale, anche il suo legame con Anja diventa più forte e all’amicizia si sommano attrazione e desiderio, sentimenti nuovi per la ragazza, che le provocano al tempo stesso gioia e senso di colpa. Quando Anja comincia esplicitamente a flirtare con Thelma, la confusione di quest’ultima raggiunge livelli quasi catastrofici in una scena di grande effetto nella splendida Opera House di Oslo. Colpita ancora da fitte e convulsioni, la ragazza viene messa sotto osservazione e infine le vengono diagnosticate delle “convulsioni psicogene non epilettiche”, un disturbo che un tempo veniva scambiato per pazzia e, prima ancora, per stregoneria. Inoltre Thelma scopre che non è la sola della sua famiglia ad essere afflitta da questa condizione. Questo non è che il punto di partenza però: Thelma infatti sta per realizzare di avere dei poteri sconcertanti, bellissimi e tremendi in ugual misura e sta a lei decidere come usarli.
Se esistesse un concetto di logica nel soprannaturale, si potrebbe applicare a questo lavoro. Il regista ha un lucido disegno di quello che vuole comunicare e pazientemente srotola la matassa intricata della narrazione fino ad un finale piuttosto soddisfacente che riannoda tutti i fili incontrati lungo il percorso. Il tono del film è misurato e riesce ad indurre ansia in maniera esponenziale ma restando sempre piuttosto freddo. Il risultato scuote chi guarda anche se forse lascerà a bocca asciutta chiunque si aspetti un horror più tradizionale. Non si salta sulla sedia qui, ma si riflette e il materiale a nostra disposizione è intelligente e ben scritto. Più che un racconto di formazione, questa è una riflessione sulle scelte e sulle difficoltà di accettare le conseguenze di ciò che si desidera e della propria libertà, ma con una morale che ne enfatizza l’accettazione.
Eili Harboe, nel ruolo principale, possiede un’aura di fragilità particolarmente tangibile nella fase timida e repressa, ma un pizzico in più di energia o di rabbia nella seconda parte non avrebbe guastato.
La fotografia è molto elegante e le frequenti scene di natura scandinava fanno da perno per elevare il valore allegorico di certi passaggi.

Thelma è un film dal bel messaggio anche se, soprattutto considerando il soggetto trattato, manca un po’ di passione nel consegnarcelo.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Video

Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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