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Lady Bird - Recensione

Nonostante Lady Bird si strutturi come un teen movie che tende al racconto di formazione, la forte impronta biografica data dalla regista Greta Gerwig e la buona costruzione dei personaggi riescono ad offrire una prospettiva molto personale e ironica

Lady Bird è il nuovo nome che si è data Christine, sedicenne di Sacramento, come iniziale gesto di insofferenza e di insoddisfazione. Per il resto la ragazza è come tante post-adolescenti che iniziano a sviluppare una forma di ribellione verso l’ambiente che le circonda: la scuola cattolica, l’ambiente provinciale, la famiglia nella quale i contrasti con una madre premurosa ma molto decisa sono continui. L’età inoltre conduce ai primi turbamenti amorosi, alle scelte delle amicizie vissute come atti fideistici e soprattutto alle scelte per il futuro. Per Lady Bird la scelta del college da frequentare entro breve tempo può essere il pretesto per poter abbandonare un ambiente che non ama e riuscire finalmente ad approdare nell’agognata East Coast, dove la ragazza pensa di poter dare sfogo alla sua creatività e al suo estro, fuggendo da un ambiente dal quale si sente oppressa. Decisione che la madre avversa ufficialmente per motivi finanziari, nel profondo perché forse teme il distacco dalla figlia.
Insomma le premesse sono molto simili, direi sovrapponibili, a tanti teen movie più o meno mascherati da racconti di formazione, un filone che ha ormai detto tutto e scritto i suoi canoni piuttosto stucchevoli e dozzinali. La pellicola di Greta Gerwig, qui alla sua prima prova autoriale in proprio come regista e sceneggiatrice, candidata a svariate statuette, nonché acclamatissima dalla critica, non fa nulla per distaccarsi dai presupposti iniziali del genere, rimanendone a tratti anche un po’ impantanata al loro interno. Quello che però Lady Bird mostra con più decisione, è una profonda sincerità narrativa, propria dei racconti autobiografici; Greta Gerwig infatti nasce proprio a Sacramento e anche l’ambientazione del film nei primi anni 2000 sta a sottolineare una perfetta sovrapposizione tra la protagonista e la regista.
Siamo quindi di fronte ad un lavoro che, pur appoggiandosi decisamente ad un genere fin troppo abusato, riesce a trovare comunque un tratto distintivo grazie alla prospettiva carica di ironia e di tenerezza con la quale l’autrice guarda a quella sua esperienza passata. Sin dalla citazione iniziale della scrittrice Joan Didion, anch’essa nativa di Sacramento ( “Chiunque parli dell’edonismo californiano, non ha mai trascorso un Natale a Sacramento”) si intuisce quel possa essere la scelta narrativa della Gerwig. Ed in effetti la descrizione di una provincia americana che inizia a sentire i primi sussulti di una profonda crisi economica vicina ad esplodere in contrasto con la vitalità culturale dell’Est che così tanto affascina la protagonista, è la tematica che più di ogni altra percorre in lungo e in largo il film.
All’interno del suo lavoro la Gerwig inserisce, a volte forzatamente, numerose tematiche che vanno dalla crisi economica al post 11 settembre, dalla seconda guerra del Golfo all’omosessualità, dai difficili rapporti famigliari alla religione, spesso, purtroppo, insistendo con uno sguardo proprio di certo cinema indie un po’ troppo raffinato e salottiero. Nonostante tutto ciò la prospettiva sincera, certe scelte narrative e la costruzione dei personaggi, tutti a modo loro emblemi di qualche tematica profonda, riescono a conferire all’opera un tratto originale e non dozzinale: seguire la protagonista fino all’approdo alla meta non è insomma assistere ad un esercizio di rimescolamento di situazioni trite e ritrite, ma un tentativo di interpretare un periodo della vita della ragazza (e mutatis mutandis della regista) con la giusta dose di nostalgia tipica di chi si volta a guardare il passato.

Lady Bird insomma riesce grazie a questa impronta fortemente autobiografica a superare gli svariati aspetti non convincenti contenuti nella storia strutturandosi tenacemente come una commedia indie con il giusto connubio tra i canoni brillanti e quelli drammatici.
A dar forza al lavoro, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto della solidità dei personaggi principali, c’è l’indubbia scelta eccellente del cast: Saoirse Ronan è bravissima nei panni di Lady Bird, esprimendo con grande naturalezza la carica giovanile contenuta nel personaggio; Lucas Hedges e Timothee Chalamet si confermano tra gli attori giovani più interessanti dando corpo ai giudizi positivi che hanno accompagnato i loro lavori precedenti (Manchester by The Sea per il primo e Chiamami col tuo nome il secondo). Per finire Laurie Metcalf e Tracy Letts offrono una prova bellissima nella parte dei due genitori di Lady Bird: una madre forte, quasi da personaggio da società matriarcale e un padre ricco di sfaccettature capace di donare alla figlia una grande dose di umanità e di comprensione.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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