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The Lobster - Recensione

The Lobster di Yorgos Lanthimos è una satira raffinata dallo stile molto personale che ricalca il tono comico-surreale dei suoi precedenti lavori Dogtooth e Alps

In un distopico futuro, non lontano dal nostro presente, la società ha imposto la coppia. Tutti devono avere un partner, i single non sono ammessi, sono addirittura illegali, nemmeno se per motivi come lutti o separazioni. Nello sfortunato caso che si resti da soli si verrà trasferiti ne L’Hotel, una lussuosa prigione adibita ad una speciale riabilitazione. In questo hotel dalle regole ferree gli ospiti hanno 45 giorni di tempo per trovare un partner e formare una nuova coppia. In caso contrario i malcapitati verranno trasformati in un animale da loro scelto e dichiarato all’arrivo in hotel.
David (Colin Farrell) è un architetto da poco mollato dalla moglie e accompagnato dal fratello sotto le spoglie di cane, ovviamente anche lui un ex ospite fallito dell’Hotel. David ha scelto l’aragosta del titolo come animale designato, per la notoria longevità e fertilità e si appresta a superare la difficile prova di trovare qualcuno con cui condivida almeno un tratto del carattere o una peculiarità fisica. Questo infatti, in una delle trovate più buffe del film, è ciò che è richiesto per formare una coppia e i compagni di sventura dell’Hotel sono denominati per caratteristiche invece che per nome, la Donna Miope, l’Uomo che Zoppica, o la Donna a cui piacciono i biscotti al burro... Le giornate si susseguono in un’alternanza di attività ricreative pensate per facilitare la ricerca del partner,  esilaranti corsi sull’utilità di essere in coppia, condotti dalla rigida Hotel Manager (una splendida Olivia Colman) e battute di caccia nel bosco dove agli ospiti viene richiesto di sparare proiettili soporiferi e catturare i Loners, un gruppo anarchico di 'partigiani della singolarità' che sono fuggiti al sistema e si sono dati alla latitanza. Pur di scampare ed uscire dall’Hotel in forma umana, David prova a simulare un improbabile innamoramento, ma quando tutto va a rotoli decide di unirsi ai Loners, dove scoprirà che regole altrettanto severe governano il gruppo della resistenza.
Il film ovviamente è una satira del mondo delle relazioni e delle sue dinamiche. Si gioca sarcasticamente con l’ossessione che la società ha della coppia come unica possibile via per la felicità e con la tendenza ad inscatolarci in gruppi e categorie ben precise. “Non abbiamo scarpe 44 e mezzo. Vuole 44 o 45?” chiede la fredda segretaria dell’Hotel.
Colin Farrell trasformato in un David qualunque è perfetto e assolutamente credibile. Rachel Weisz è la nevrotica controparte di FarrellOlivia Colman è brillante nel ruolo della severa Hotel Manager e Conduttrice di Balli e Tutorial di coppia. Bravi anche tutti i vari attori, noti e meno noti, che animano il mondo inquietante di The Lobster.
Yorgos Lanthimos ha scritto anche questo film in coppia con il suo abituale collaboratore Efthimos Filippou, co-sceneggiatore di Chevalier, un altro ottimo film greco in concorso anch’esso al London Film Festival 2015. Ci sono momenti di geniale comicità, fredda e tagliente come una freddura britannica, contrappuntata da un violoncello di drammatico impatto che ben si sposa con il brumoso paesaggio irlandese che circonda l’Hotel. Il fantastico mondo dell’Hotel è la parte migliore del film. Visivamente bizzarro, un misto tra una SPA moderna e un hotel Anni '70, geniale con le sue eccentriche regole e i rituali imposti dalla direzione.
Purtroppo il film che parte in quarta, si arena un po’ nella seconda parte quando l’azione si sposta nel bosco con la resistenza, come se avesse esaurito le trovate e il carburante. Per rimanere in tema di coppia, dopo tanti preliminari eccitanti sembra non raggiungere mai il climax.

The Lobster è un film brillante, agro e pungente che però mi ha lasciato lievemente insoddisfatta e con un senso di leggero trascinamento.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Video

Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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