Recensioni film ai festival, in home video, streaming e download

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniFuori salaEvolution - Recensione (London Film Festival 2015)

Evolution - Recensione (London Film Festival 2015)

Al suo secondo film, Lucile Hadzihalilovic evoca paure e dubbi sui misteri del corpo e sul corpo in mutazione, con una storia ambigua che gioca con sensazioni e stati d’animo

Evolution è l’atteso secondo film della regista francese Lucile Hadzihalilovic dopo il suo Innocence del 2004, una storia tutta femminile di un passaggio d’età ambientata in un collegio. La regista è anche nota per aver scritto con Gaspar Noé il controverso Enter The Void.
Evolution è un film che mi ha spiazzato un po’ per il suo forte impatto visivo e perché non sono ben sicura degli intenti della regista.
La storia è ambientata su una splendida isola vulcanica, per lo più deserta e dall’aspetto quasi non terrestre (l’isola è una bellissima Lanzarote). Colori saturi e ombre pesanti, case bianche scrostate e stanze senza arredi, strade di ghiaia nera vulcanica e frastuono delle onde. In questo ambiente lunare vive una comunità di donne e bambini. Le donne sono tutte della stessa età, leggermente androgine e simili fra di loro come sorelle, e così i bambini. Tutto questo instaura già nei primi minuti un senso di gelida inquietudine che definisce subito il tono del film.
Nicolas (Max Brebant) è uno dei bambini dell’isola. Ama disegnare su un taccuino ruote di luna park, animali e oggetti che non si capisce bene dove possa aver visto, considerato che l’isola non ha nulla di vagamente umano o tecnologico. Le sue giornate passano tranquille tra una nuotata e uno stufato di anemoni marine (o sono vermi?) che sembra essere l’unico cibo cucinato amorevolmente dalla supposta madre (Julie-Marie Parmentier), la quale aggiunge al pasto gocce di una medicina nera e misteriosa “per aiutare la crescita”. Un giorno a Nicolas sembra di vedere un cadavere di un bambino sott’acqua, scoperta che viene dismessa brevemente dalla mamma che, però, poco dopo l’accaduto lo porterà nell’ospedale dell’isola dove, insieme ad altri bambini, verrà sottoposto a trattamenti sempre più misteriosi da infermiere con crestina e minacciose siringhe di vetro come quelle dei nostri nonni. Nicolas però riuscirà a stringere un legame con una delle infermiere di nome Stella (Roxane Duran).
La regista dice di essersi ispirata a L’Isola del dottor Moreau di H. G. Wells e di certo è riuscita a ricreare un'isola da incubo estremamente claustrofobica dove cose inenarrabili accadono a bambini preadolescenziali.
Evolution è elegantissimo, ogni scena sembra una foto di una rivista di moda di nicchia: donne androgine dai volti inconsueti, vestitini beige minimal chic, bambini in calzoncini modello 'Gli anni in tasca', cucchiai di latta in stufati di anemoni marine, piccoli letti e intonaci scrostati. I dialoghi sono sparsi e scarni ed il film, a parte un paio di momenti eccessivamente grotteschi, crea un mondo estremamente originale e inquietante e riesce ad evocare genuine paure e dubbi sui misteri del corpo e sul corpo in mutazione.
Le belle riprese subacquee inoltre aiutano con il loro naturale splendore a mitigare e contrappuntare l’ansia che questo film induce.
Fin qui tutto bene. Come film di genere horror è riuscito: claustrofobico e fantasioso. Quello che sospetto però è che l’intento della regista sia stato anche di creare una gotica allegoria della pubertà dei bambini maschi e questo aspetto non riesce ad andarmi giù. Si sente troppo che questo mondo immaginario e le sue aberrazioni sono una fabbricazione di stampo totalmente femminile.
Sicuramente evoca le paure legate alla crescita e alle mutazioni del corpo, tipiche della pubertà, ma penetrazioni di grossi aghi, gestazioni bestiali e parti in vasche putride parlano un linguaggio che in nessun modo, a mio avviso, si ricollega all’immaginario maschile prepuberale.

Evolution funziona se lasciato ad un livello più istintivo di sensazioni e stati d’animo, ma se si va a caccia di metafore rischia di scadere un po’ nella psicologia spicciola.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

  Vai alla scheda del film
  Trailer del film


Video

Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.