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The Mimic - Recensione (London Korean Film Festival 2017)

Possessione, spiriti del male, inquietanti sacerdoti e boschi misteriosi: The Mimic di Huh Jung è un horror che non delude gli appassionati del genere

Il regista sudcoreano Huh Jung era balzato all’attenzione nel 2013 con un horror low budget, Hide and Seek, destinato a diventare in seguito un successo al botteghino. Dopo un altro paio di film intermedi, eccolo tornare con The Mimic, un altro lavoro di genere horror che promette di avere altrettanto successo. Lo abbiamo visto al London Korean Film Festival 2017.
Pur se fin dalle prime scene si capisce senza mezzi termini che siamo di fronte a un film horror (una coppia cerca di nascondere un cadavere in una grotta abbandonata e avrà una brutta sorpresa), il prologo non anticipa l’originalità e l’insidiosità sottile di quello che segue.
Hee-Yeon (Yun Jung-ah) e il marito Min Ho (Park Hyuk-kwon) si sono appena trasferiti in campagna, vicino al Monte Jang, nella bella casa ristrutturata che era dei genitori di lui. I due hanno una bambina e con loro c’è anche la nonna paterna affetta da Alzheimer. Il motivo del trasloco dalla città è molto doloroso: i due infatti, cinque anni prima, hanno perso il figlio. Il bambino, affidato alla nonna che già dava segni di demenza, era scomparso un pomeriggio e mai più trovato. Non c’è incubo peggiore per due genitori che perdere un figlio e non sapere se sia ancora vivo o no, ma la vita deve andare avanti e cambiare scenario può aiutare a dimenticare. In realtà Hee-Yeon cova anche la speranza che, vicina ai luoghi natii, l’anziana possa ritrovare parte della memoria e ricordare cosa avvenne il pomeriggio della scomparsa del bimbo. Nel bosco che circonda la casa c’è una vecchia grotta transennata e proprio lì un giorno due bambini, cercando il loro cane, ritrovano il cadavere della donna vista nel prologo e mentre la zona si riempie di polizia e curiosi, una bambina sporca e dall’aria sperduta (Shin Rin-Ah) appare a Hee-Yeon, nel bosco circostante. Mossa da intenerimento materno, la donna la accoglie in casa, dove la bambina velocemente si guadagna l’affetto della coppia, ma quando la piccola comincia a imitare la voce della loro figlia e a chiamarli “mamma” e “papà” le cose cominciamo a prendere una piega decisamente raggelante. Intanto, uno dei poliziotti assegnati al caso del cadavere nella grotta, scopre un intero faldone pieno di casi irrisolti di persone scomparse in quella zona a partire dagli Anni ’80.
Il film si basa sulla leggenda coreana della Tigre Jangsan (la Jangsanbum del titolo originale, un essere soprannaturale che pare imitasse le voci delle persone care per irretire le vittime) e la trasforma in un inquietante horror psicologico. The Mimic, infatti, nonostante alcune buone scene di genuino terrore da salto, in realtà fa leva sul crescente senso di dubbio e sull’incertezza delle sensazioni che riesce a trasmettere. Hee-Yeon è una donna distrutta dai sensi colpa e disorientata per il dolore di una perdita, al punto da credere a qualsiasi cosa. La bambina è enigmatica e indifesa, una sponda sfocata in un lago di dolore, e mostra alla donna qualcosa di terribile. È l’orrore di dimenticare, l’orrore di ricordare solo quello di cui si ha bisogno, ma soprattutto l’orrore di decidere di credere ad una menzogna.
Con i suoi temi di possessione, spiriti del male, inquietanti sacerdoti e boschi misteriosi, The Mimic non può non farci pensare a The Wailing, soprattutto in un frenetico e ansiogeno rito sciamanico di evocazione che ricorda molto l’esorcismo del film di Na Hong-jin. Il lavoro di Huh Jung resta però fermamente ancorato al puro horror, mentre The Wailing ha il grosso pregio di essere ricco e multidimensionale.
Yun Jung-ah è una veterana del genere horror (tra i vari, il seminale A Tale of Two Sisters) e una dama del cinema coreano che fa un gradito ritorno al genere con un’ottima performance, in perfetta armonia con la sua controparte. Complice la bravura e il faccino irresistibile di Shin Rin-Ah, che incredibilmente, a soli 8 anni, ha già lavorato in alcuni tra i film coreani più importanti degli ultimi anni come Ode To My Father, Memoir of a Murderer e The Last Princess. Per il resto, l’impatto visivo del film è di grande qualità e di particolare effetto se visto in sala, che ne esalterà anche l’importante sound design.

The Mimic è una gustosa aggiunta agli horror moderni e a un genere in cui l’Asia si è sempre distinta: un film che non deluderà gli appassionati.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Video

Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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