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The Day After - Recensione (London Korean Film Festival 2017 - Opening Gala)

Girato in un elegante bianco e nero, The Day After è l’ennesima esplorazione dell’universo sentimentale di Hong Sang-soo. Film di apertura del London Korean Film Festival 2017

In questa fittissima stagione di festival londinesi prende il via anche il London Korean Film Festival, giunto alla sua 12ma edizione. La cerimonia di apertura ha avuto luogo con il nuovo film di Hong Sang-soo The Day After, presentato a Cannes in primavera. Prima della proiezione il curatore del festival, Mr. Hoseong Yong, ha ricordato la principale retrospettiva di quest’anno dedicata al noir coreano, con una selezione di film nuovi e meno nuovi, con anche delle rarità ormai introvabili.
Il film di apertura di noir ha solo il colore, essendo girato in un elegante bianco e nero. Per il resto ripropone tutti gli elementi classici ormai trademark del regista, che in questo ultimo anno ha prodotto ben tre film, tutti e tre con la sua musa (e anche più che musa) Kim Min-hee.
Kwon Hae-hyo (un’altra presenza regolare nei film di Hong Sang-soo) è Bong-wan, al centro della narrazione e che per varie ragioni sembra essere l’alter ego del regista, come spesso sono i suoi protagonisti maschili. Il film apre con una buffa colazione all’alba. Bong-wan è un uomo sulla cinquantina, autore e direttore di una piccola casa editrice, che ha preso l’abitudine di svegliarsi quando è ancora buio, tanto da far insospettire la moglie. La donna ha il timore che abbia una storia extraconiugale e la reazione di Bong-wan che rifiuta di rispondere ridacchiando imbarazzato tradisce già il suo carattere smidollato che scopriremo nello svolgimento seguente. L’uomo, che pensa (erroneamente) di aver passato indenne il terzo grado della moglie, è in effetti un adultero e per parecchio tempo ha avuto una relazione con la sua giovane assistente Chang-sook (Kim Sae-byuk). Da poco però la ragazza lo ha lasciato, stanca dell’indecisione dell’uomo che non riesce a prendere una posizione e a lasciare la famiglia e Bong-wan ora deve trovarsi un’altra assistente. E qui entra Areum (Kim Min-hee), una ragazza solare e bella, con una reale passione per la scrittura e la letteratura che è stata raccomandata (in senso buono) da un noto professore. Dopo un breve colloquio che Bong-wan fa presto virare sull’informale e vacuo, con addirittura qualche velata avances, la ragazza è assunta. Ma la giornata riserva ancora molte sorprese e le situazioni irrisolte di Bong-wan ritornano a tormentarlo. Prima la moglie, che si presenta furiosa e scambia Areum per l’amante del marito, poi, poco dopo, l’amante che decide di tornare sui suoi passi e di riprendersi entrambe le posizioni di assistente e di amante.
Il motore di tutto questo trambusto di presenze femminili è solo Bong-wa con la sua ipocrisia e mollezza, e per il quale in fondo tutte e tre le donne sono intercambiabili, l’importante è non rimanere da soli con se stessi a riflettere. La regia di Hong Sang-soo è quella di sempre, disinvolta e fresca, con lunghi piani-sequenza e qualche zoomata nei momenti salienti. È risaputo che il regista non prepari nulla in anticipo, ma che il giorno stesso, seduto davanti a un caffè, scriva le scene della giornata. Un metodo decisamente inusuale, un inferno per i suoi collaboratori come ha ricordato nel Q&A alla fine del film il suo direttore della fotografia, Kim Hung-koo, ma che rende i suoi lavori così caratteristici e spontanei.
C’è una divertente trappola nel film, quando una scena si ripete in modo uguale ma leggermente diverso e ci fa pensare che sia uno dei tipici trucchi cari al regista, di realtà alternative, possibilità e interpretazioni, e invece scopriamo che c’è un’altra spiegazione, molto più prosaica. In realtà in The Day After ci sono pochi garbugli di tempo e spazio, solo qualche flashback, il reale dilemma, le alternative e le possibilità, stavolta sono nelle mani inette del protagonista. Chi ne esce vincente è proprio Areum che si allontana dalla meschinità rinchiusa in quell’ufficio, a testa alta, verso un futuro senza incertezze.
C’è una storia significativa che però non si può capire dal film senza una spiegazione e che riguarda il libro che Bong-wa regala a Areum quando la ragazza se ne va. È un romanzo di Natsume Soseki, un autore giapponese, dal titolo Sorekara (E poi). Il romanzo parla di un uomo che ha fatto delle rinunce dolorose mascherandole come onorabili, ma in realtà sono rinunce scaturite dal non scegliere e dal non decidersi a lasciare il conforto del conosciuto per l’incertezza del nuovo. E il titolo coreano del film è infatti “E poi”.

The Day After è un’ennesima esplorazione dell’universo sentimentale e in questo caso di un particolare aspetto maschile con il tocco leggero ma insidioso di Hong Sang-soo ed è anche un’affettuosa espressione d’amore del regista, che alla fine del film segue con lo sguardo Kim Min-hee andarsene nel sole invernale.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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