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Birdman (o le imprevedibili virtù dell'ignoranza) - Recensione

Una immagine di BirdmanUn Alejandro Gonzalez Inarritu un po' diverso dal solito firma un apologo sulla figura dell'attore e su tutto ciò che lo circonda, facendoci seguire quasi in tempo reale la messa in scena di una piece a Broadway. Ottime interpretazioni e virtuosismi con la cinepresa per il film di apertura della 71esima Mostra di Venezia

Il cinema hollywoodiano ha spesso raccontato il divismo attraverso storie di declino di registi, attori e scrittori. Non si contano i film che hanno affrontato l'argomento: basti pensare a capolavori come Viale del tramonto di Billy Wilder. Sembra un tema già ampiamente sviscerato dal grande schermo: cos'altro aggiungere di nuovo? Ciononostante il nuovo film di Alejandro Gonzalez Inarritu, dal titolo Birdman (o le imprevedibili virtù dell'ignoranza), prova a rinverdire il genere con la parabola dell'ennesima star di Hollywood sul viale del tramonto. Con esiti positivi, seppur con alcune riserve.
Il protagonista è Riggan Thomson, ex star di Hollywood che ha deciso di cimentarsi con il teatro dopo una carriera spesa nei panni di Birdman, un supereroe che ha conosciuto un grande successo presso il pubblico e che lo ha visto protagonista di una saga (ogni riferimento a Batman non è casuale, ancor di più se pensiamo che il protagonista è Michael Keaton, il primo Uomo Pipistrello di burtoniana memoria).Riggan è diventato un uomo fragile che cerca di dimostrare di non essere una semplice celebrità ma anche, anzi soprattutto un attore di talento. Per farlo porta in scena una piece a Broadway, il luogo per eccellenza in cui poter mettere alla prova l'arte della recitazione. Riggan è però una persona devastata nell'anima, vittima di una personalità egocentrica e allo stesso tempo fragile, come tutti gli attori che lo circondano e che lo aiutano nella sua impresa.
Film di apertura della 71esima Mostra del Cinema di Venezia, Birdman è un film di pregio sia sotto il profilo della messa in scena (che si avvale esclusivamente di lunghi ed elaborati piani-sequenza) sia sul piano delle sue riflessioni sulla dualità tra l'essere celebri e l'essere artisti di talento. Inarritu indaga l'ego dell'artista sviscerandone tutte le sfumature, da quelle più schizofreniche a quelle comiche. Cinema nel cinema, quindi, con tutti i limiti del caso. A quale pubblico, se non quello degli addetti ai lavori, potrebbe interessare il travaglio interiore di un'ex star del cinema? L'autoreferenzialità del film viene però stemperata da una lucida rappresentazione dell'epoca in cui viviamo, quella dei social network in cui la realtà virtuale sembra incidere su quella quotidiana più di ogni altra cosa, al punto da essere capace di decidere le sorti di un artista in termini di popolarità come nel caso di Riggan (esilarante la scena da cui scaturisce un video virale in cui il protagonista gira in mutande per Broadway dopo essere rimasto fuori dal teatro durante le ultime prove dello spettacolo: un episodio che regalerà all'attore un inaspettato interesse per il suo impegno a teatro).
Un tormentato presente e le aspirazioni artistiche si scontrano nella mente e nel cuore del protagonista, portandolo a compiere gesti estremi fino ad un finale 'sbagliato' che spezza quell'equilibrio perfetto tra realtà ed accensioni oniriche (vediamo spesso Riggan impegnato in lunghi dialoghi nel suo camerino con un alter ego immaginario vestito da Birdman che lo perseguita).

Pur non esente da difetti, Birdman aggiunge così un nuovo tassello all'esplorazione del divismo e soprattutto porta Inarritu lontano da quel cinema un po' furbetto, ruffiano e retorico nella indagine dei sentimenti umani che tanto successo gli ha regalato nel recente passato. Potremmo forse definirlo il film della maturità per il regista, grazie anche ad interpretazioni straordinarie, a cominciare da quella di Keaton.

Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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