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Le verità - Recensione

Al suo primo film fuori dal Giappone, Hirokazu Koreeda dirige due giganti del cinema francese, Catherine Deneuve e Juliette Binoche, per scandagliare nuovamente le dinamiche dei rapporti famigliari attraverso una storia che mescola crudeli verità e innocenti bugie, ma il viaggio in Francia non ha giovato al grande regista giapponese

Le verità, film che ha avuto l’onore di aprire la 76esima Mostra del Cinema di Venezia, nasce nel lontano 2003, quando Hirokazu Koreeda, in mezzo alla realizzazione di due pellicole che gli avrebbero fatto guadagnare le simpatie dei cinefili (ovvero Distance e quel gioiello di Nessuno lo sa), si cimentò nella scrittura di una pièce che si svolgeva nell’arco di una notte all’interno del camerino di un’attrice di teatro la cui carriera è sul viale del tramonto. Quel progetto rimase nel cassetto fino a quando Juliette Binoche, desiderosa di lavorare con Koreeda, non diede l’impulso per aiutarlo a trasformare la pièce in un lavoro da portare sul grande schermo, anche se non è difficile immaginare quanto in realtà una grossa spinta alla realizzazione l’abbia data la conquista della Palma d’oro nel 2018 al Festival di Cannes, grazie alla quale il regista ha sicuramente raggiunto notorietà e apprezzamento tra il pubblico internazionale e soprattutto nell’industria cinematografica francese, sempre attenta a stringere sodalizi oltre i confini nazionali.   
Le verità è così diventato il primo film di Koreeda fuori dal Giappone. Una novità assoluta per il cineasta giapponese non solo per l’ambientazione (Parigi), ma anche per la lingua in cui è girato (quasi interamente francese) e per la presenza di un cast e per il contributo di tecnici (dal direttore della fotografia, ai costumi, alle scenografie) di estrazione puramente francese. Per questa sorta di esordio europeo, Koreeda si è assicurato la partecipazione di due giganti del cinema francese, Catherine Deneuve e appunto Juliette Binoche che – come dicevamo – aveva contribuito già dalle fasi iniziali alla nascita del film. La prima interpreta una grande diva del cinema, una donna capricciosa e simpaticamente altezzosa, ormai stanca della vita sul set, che ha sacrificato famiglia e affetti per la sua carriera, con un divorzio alle spalle e un presente da convivente con un uomo appassionato di cucina italiana che la donna definisce “meglio come cuoco che come amante”. Alla Binoche è affidato il ruolo della figlia dell’attrice, una sceneggiatrice che vive e lavora negli Stati Uniti, moglie di un attore americano di scarso successo e madre di una bambina piccola, tornata in Francia per una breve vacanza con tutta la sua famiglia, ospiti nella casa materna. I pensieri delle due donne sono turbati dalla pubblicazione di un’autobiografia in cui la diva racconta in modo un po' romanzato episodi della sua vita pubblica e privata. L’uscita del libro riporta a galla rancori mai sopiti, vecchie incomprensioni e un coacervo di verità e bugie legate al vissuto famigliare che diventano terreno di un confronto-scontro tra la madre e la figlia prigioniere del loro passato.
Spostandosi in un contesto – dentro e fuori lo schermo – totalmente nuovo, Koreeda mantiene comunque inalterato il suo credo cinematografico: focalizzarsi sui rapporti famigliari per scandagliarne la natura più profonda. Con Le verità il regista dà vita a un film sospeso tra commedia e dramma, lieve in superficie ma turbato nel profondo da inquietudini esistenziali sul punto di esplodere, in cui il tema dominante è la riflessione sulla percezione della verità e della menzogna, sul loro stretto legame, sulle loro ricadute indirette, quando esse diventano ineluttabilmente strumento di equilibrio delle relazioni famigliari e non. Crudeli verità e innocenti bugie si sovrappongono e confondono: la famiglia come il regno della finzione, sembra suggerire sottovoce il regista, e viceversa, con il cinema che sua volta trae linfa dal privato (non a caso una buona parte del film si concentra sulle peripezie della lavorazione di una pellicola a cui prende parte la diva protagonista).
Verità e menzogna che peraltro erano già state al centro di un altro film di Koreeda, The Third Murder, passato sempre a Venezia nel 2017, ma con esiti, pur nelle diversità di genere tra i due lavori, ben diversi. Perché sfortunatamente, per noi che amiamo il cinema di Koreeda, Le verità è un’opera minore nella filmografia del regista, la meno appagante tra quelle che portano la sua firma. Dimenticate la naturalezza dell’umanità raccontata per sottintesi, silenzi, non detti e quel continuo gioco di distanze tra lo sguardo del regista e i personaggi che hanno fatto grande il cinema di Koreeda: Le verità appare in tutto e per tutto un film francese per un pubblico europeo, molto parlato, con inquadrature per lo più schiacciate sui volti dei protagonisti, appiattito – per non dire annichilito – dalla presenza scenica della Deneuve (magnifica, non c'è dubbio) che come un magnete attira tutta su di sé l'attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine. Si faticherebbe a riconoscere la mano del regista se non leggessimo il suo nome nei titoli di coda.

Nel suo viaggio in Europa Koreeda perde quindi per strada molta della sua cifra autoriale, mostrandosi incapace di incidere con il suo stile in un contesto a lui nuovo. E così alla fine resta il mistero sul perché il regista abbia accettato di spostarsi per dirigere un film che avrebbe potuto tranquillamente realizzare in Giappone, evitando di doversi adattare – e forse scendere a compromessi – in una realtà sconosciuta. Non è il primo caso di regista asiatico che fallisce nelle mani del sistema delle produzioni o coproduzioni straniere: forse andrebbe aperto un dibattito sulle ragioni di questa tendenza. La lista di nomi è lunga, ma soprattutto i produttori francesi (forse per le loro maggiori ingerenze?) sono quelli che hanno inanellato le più cocenti delusioni: per restare al periodo più recente, pensiamo a cineasti come Lou Ye con Love and Bruises, Johnnie To con Vendicami, Naomi Kawase con Vision, Hong Sang-soo con Claire's Camera, film che sicuramente non sono da annoverare tra le migliori opere dei rispettivi autori.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

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