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Dragon Trainer 2 - Recensione

Seguito del film della DreamWorks Animation, campione d'incassi nel 2010, Dragon Trainer 2 è un'opera accattivante e ben realizzata ma non ai livelli del predente capitolo

Sono passati quattro anni dalle avventure del primo episodio di Dragon Trainer e oramai draghi e umani hanno imparato a convivere perfettamente all'interno del villaggio. Hiccup e il suo amico drago Sdentato sono sempre in giro alla ricerca di nuove terre da esplorare e nuove avventure da vivere, quando l'incontro fortuito con altri umani li metterà a confronto con altre realtà ben più dure e oscure di quelle che già conoscevano, incastrandoli in una impresa pericolosissima ma anche molto tenera ed emozionante.
Queste sono un po' le premesse su cui si muove Dragon Trainer 2 che, per quanto divertente ed interessante, non raggiunge i livelli del primo episodio. Se il primo capitolo era infatti un'opera praticamente perfetta, in cui ogni scena era assolutamente funzionale al racconto e al percorso dei personaggi, in questo seguito invece troviamo una serie di temi e di situazioni che, per quanto emotivamente forti e ben congegnate, sembrano essere poste più per mascherare la mancanza di una nuova prospettiva e di un nuovo messaggio finale che per un'effettiva necessità narrativa. Dal punto di vista visivo, però, nulla da eccepire: le sequenze di volo sono incredibilmente suggestive ed accattivanti (come era anche nel primo, ma ora ulteriormente potenziate) e i colori e la fotografia accompagnano alla perfezione il racconto che, a tratti, si fa parecchio malinconico ed oscuro andando a svelare altri lati, molto meno edificanti e rassicuranti, di quel rapporto uomo-natura in cui i nostri protagonisti vivono e credono essere quello giusto.
La tematica ambientalista e pacifista del primo episodio è dunque fondamentale anche in questo secondo capitolo, anche se sviluppata in modo meno originale e tramite un villain inquietante e cattivo al punto giusto, le cui potenzialità sono però mal sfruttate e un po' banalizzate, rendendo così il confronto col 'male' molto meno efficace e d'impatto di quanto avrebbe potuto essere per le premesse poste all'inizio del racconto.

Un buon sequel, tutto sommato, accattivante e ben realizzato, ma che manca della forza drammatica e dell'originalità narrativa che aveva contraddistinto il suo predecessore.

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