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Tempête - Recensione (Venezia 72 - Orizzonti)

Samuel Collardey, regista francese al suo terzo lungometraggio, sorprende con un film delicato e poetico che riesce con sensibilità ed efficacia ad indagare la paternità

Dominique Leborne fa il pescatore da quando è piccolo. Ha appreso il mestiere dal padre e ama il mare visceralmente. Separato dalla moglie, ha in custodia i figli Mattéo e Mailys, che hanno scelto di vivere con lui e non con la madre. Quando la figlia sedicenne resta incinta, Dominique non può starle accanto a causa del lavoro e rischia così di perderne l'affidamento e di incrinare i delicati equilibri del loro rapporto.
Samuel Collardey, regista francese al suo terzo lungometraggio, sorprende a Venezia 72 con un film delicato e poetico, presentato nella sezione Orizzonti, che riesce con sensibilità ed efficacia ad indagare la paternità.
Attraverso una narrazione che procede senza alcun intoppo, Collardey segue Dominique nelle sue bevute al bar, tra le mura di casa e il desiderio di cambiare vita. L'uomo non ha molte possibilità economiche: prova a comperare una barca per mettersi in proprio senza riuscirci, fallisce su molti fronti sino a ritrovarsi a lavorare come bidello, ma con estrema dignità continua a dimostrare ai suoi figli che, tra difetti e mancanze, la sua figura è presente.
Con uno stile quasi documentaristico, il cineasta si concentra nell'osservare le sfumature e le inclinazioni che caratterizzano i rapporti umani tra il padre e i ragazzi: Mattéo e Dominique sono quasi fratelli, ridono e fanno a botte, mentre Mailys ricerca nell'uomo conforto e dolcezza.
Tempête trova il suo centro nella figura del padre pescatore, su cui viene focalizzata completamente l'attenzione: la presenza femminile della madre è pressoché assente, lasciata da parte a favore di un racconto maschile raramente visto al cinema. Lo sfondo della vicenda, una cittadina di pescatori della Loira, contribuisce a delineare precisamente la natura del personaggio, la sua origine e le pulsioni che lo muovono. Nonostante le difficoltà e le ristrettezze economiche, Dominique è un uomo solido e forte, che viene perfettamente incarnato dagli occhi dell'omonimo attore Dominique Leborne e dal suo sorriso autentico.

Alla sua prima esperienza attoriale, Leborne ha incantato il pubblico veneziano e si è commosso in sala, grazie ai lunghi minuti di applauso che hanno chiuso la proiezione del film.

Collardey si conferma, grazie a Tempête, come un regista da seguire e tenere d'occhio, autore di un cinema mai freddo, partecipato, sensibile e senza vezzi, capace di convincere lo spettatore con onestà.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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