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Non essere cattivo - Recensione (Venezia 72 - Fuori concorso)

Opera postuma di Claudio Caligari: un intenso spaccato della borgata romana a metà degli anni Novanta

Non essere cattivo sbarca alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia e porta una ventata d'aria fresca tra i film italiani visti sino ad ora al festival. Presentata nella sezione Fuori Concorso, l'opera postuma di Claudio Caligari, prodotta dall'amico Valerio Mastandrea, fotografa uno spaccato della borgata romana a metà degli anni Novanta: ragazzi che spacciano, si drogano, vivono e sopravvivono, tra serate in discoteca, corse in auto e bravate fuori controllo.
Caligari, regista con pochissimi film all'attivo, aveva già raccontato Ostia e il mondo della droga nel film diventato di culto Amore tossico, che vedeva protagonisti un gruppo di adolescenti dipendenti dall'eroina. Trasportando sullo schermo un universo periferico, alla Mostra del 1983 il lungometraggio aveva vinto il premio De Sica, accanto a nomi importantissimi.
L'autore piemontese ritorna ad osservare questo ambiente e focalizza l'attenzione sul rapporto viscerale d'amicizia che lega Cesare e Vittorio, protagonisti del film. I due (ottimamente interpretati da Luca Marinelli e Alessandro Borghi) sono praticamente fratelli e conducono un'esistenza simbiotica veloce e senza freni, scandita da furtarelli e pasticche.
Il regista si rituffa in un microcosmo sociale che non fa sconti a nessuno, posandovi uno sguardo crudo e delicato al tempo stesso: attraverso una regia asciutta e priva di estetismi forzati, l'autore osserva quarant'anni dopo quei ragazzi di vita e di borgata raccontati da Pasolini, e lo fa con una sincerità che ha commosso il pubblico della kermesse veneziana.
La narrazione, che prosegue linearmente, è votata all'indagine di una relazione profonda e sincera, dove non ci sono buoni o cattivi, vinti e vincitori e non c'è spazio per alcun giudizio morale. “Fino a quando pensi di poter continuare così?”, chiede Vittorio a Cesare, oramai dipendente dalla droga, in uno dei dialoghi più toccanti del film. I due condividono le botte, il rischio e la voglia di sopravvivere e vivere in una condizione da cui faticosamente tentano di uscire, insieme.
L'opera si fa spazio nella produzione media italiana delle quattro pareti, dove spesso le storie non hanno spessore e ci si ritrova ad osservare borghesi annoiati che si lasciano e si fanno l'amante, sullo sfondo di città asettiche e impalpabili.

Non essere cattivo si iscrive, fortunatamente, in quella cerchia di film capaci di setacciare uno spazio preciso e connotato come quello della periferia ostiense, con consapevolezza e precisione estrema. Caligari è un outsider del nostro cinema e fuori dal sistema c'è sempre stato. Prematuramente scomparso, ci lascia con un'opera vibrante, capace di immortalare uno spaccato del nostro Paese, traendo origine e forza proprio da quella periferia che osserva e di cui cerca di sviscerare meccanismi, relazioni e leggi umane non scritte.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 4

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