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A Bigger Splash - Recensione

Il lavoro di Luca Guadagnino si presenta con una buona carrellata di attori sul grande schermo che si muovono in una vita agiata e arrogante. Per il resto null'altro da segnalare

Marianne Lane non è più la rockstar che  infiamma il pubblico. Ora è una placida donna da poco operata alle corde vocali che trascorre l'estate a Pantelleria in compagnia del compagno Paul. I due praticano il naturismo e vivono in armonia con l'ambiente ispido e accogliente dell'isola. A interrompere l'idillio ci pensa Harry, che giunge a sorpresa insieme alla figlia Penelope. I due si trasferiscono a casa della coppia e l'uomo, ex agente ed ex compagno di Marianne, travolge tutto e tutti con il suo entusiasmo e vivacità contagiosi. La vacanza è anche una resa dei conti, un ritorno a ricordi sopiti, soprattutto nella donna, e rappresenta la possibilità per Paul di ritrovare la sua vena artistica. Il rock'n'roll è la colonna sonora che anticipa con la sua forza e violenza il finale in cui la situazione dei quattro si inclina irreversibilmente.
La riflessione del regista Luca Guadagnino si ferma alla trama. Sullo schermo scorrono le immagini, si susseguono scene di liti, dialoghi, feste, bagni in piscina, escursioni, incontri, provocazioni, risate, canti, balli, urla, arrivi e partenze a ritmo delle musiche principalmente dei Rolling Stone. A Bigger Splash è solo questo.
Sembra quasi che il regista si sia posto il serio obiettivo di mettere insieme un film che non narri assolutamente nulla, che non comunichi nessun tipo di messaggio al pubblico, che non permetta attraverso il cinema di scoprire un qualsiasi aspetto innovativo e di evoluzione per chi osserva. Guadagnino sembra aver preferito costruire una carrellata di sequenze di vita in cui la banalità, la retorica, i cliché, la prevedibilità delle azioni dominano la visione.
Tutti i personaggi, dai quattro protagonisti Harry (Ralph Fiennes), Paul (Matthias Schoenaerts), Marianne (Tilda Swinton), Penelope (Dakota Johnson) al maresciallo dei Carabinieri (Corrado Guzzanti), appaiono tagliati con l'accetta e quindi ridondanti. L'ex produttore è uno squinternato che si muove in continuazione, il quale nel momento in cui dovrebbe essere un po' più riflessivo, ossia quando vuole riavvicinarsi all'ex compagna, tramuta radicalmente la sua gioia in un'apatia schizofrenica. La coppia è pervasa da un'aurea di artisticità pleonastica e finta per cui tutto sembra superfluo e niente è fondamentale. Penelope, poi, dovrebbe essere il personaggio che scompagina la vita di tutti per la mania di protagonismo tipica degli adolescenti di oggi e invece si identifica coma una Lolita artefatta, senza alcuna definizione, perché incastrata in un essere provocatorio a tratti comico.
Poi c'è Pantelleria. La violenza insita nella sua natura, data dalla presenza del vulcano, è solo uno sfondo, un contesto. Se A Bigger Splash fosse ambientato in una qualsiasi altra isola, chi osserva non noterebbe la differenza. Il riferimento, inoltre, alla realtà odierna, più precisamente a quella degli sbarchi dei migranti, è pretestuoso. Sembra quasi un refugium peccatorum per motivare ciò che accade nella parte finale della pellicola.
In ultimo c'è la regia di Guadagnino, che si segnala per essere senza un'apparente logica, perché non aiuta nella comprensione della storia. Anzi il regista ci si specchia all'interno, tramutando il film in un esercizio da accademia. 

A Bigger Splash, dunque, si mette in luce per la sua arroganza nel cercare di essere una riflessione sul bisogno di libertà dell'uomo di oggi che dovrebbe trasparire dalla latente voglia di evadere di ogni personaggio. In realtà si traduce in una successione di immagini quasi a voler porre in evidenza la fattura attoriale delle interpretazioni.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 1

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Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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