King Cobra - Recensione (London Film Festival 2016)
- Scritto da Adriana Rosati
- Pubblicato in Film fuori sala
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Dopo aver esordito al Tribeca Film Festival di New York con discreto successo, arriva al Festival di Londra King Cobra, un film diretto da Justin Kelly sull’inesplorato (fuori dal circuito specifico) mondo del gay porn online.
Kelly, che ricordiamo per I Am Michael, ha portato sugli schermi una storia di cronaca nera realmente accaduta una decina di anni fa, quando il circuito dei video online era leggermente più amatoriale di adesso.
Siamo in California, Sean Lockhart (Garrett Clayton) è un bel ragazzo sicuro di sé, di dichiarati 18 anni e in cerca di fortuna. Ha raccontato alla madre (Alicia Silverstone) che si appresta a fare un corso di filmografia, ma eccolo che scende dal pullmann che lo ha portato nella tranquilla 'suburbia' borghese a nord di San Diego e ad accoglierlo, come da evidenti accordi precedenti, c’è Stephen (Christian Slater).
Stephen è un tranquillo cinquantenne che si mimetizza perfettamente sullo sfondo della ricca provincia, con una bella casa e un’aria tranquilla. Stephen ascolta Chopin e sorseggia buon vino rosso da meditazione, ma è anche il webmaster e producer della Cobra Video che filma, produce e vende video hard gay. Sean, che da ora in poi userà il nome d’arte di Brent Corrigan, viene subito messo dietro la telecamera per un provino e Stephen capisce immediatamente che Brent ha tutti i numeri per diventare una star del web. Comincia così una collaborazione molto fruttuosa: Brent recita (!) e vive a casa di Stephen e quest’ultimo non è immune al fascino del ragazzo. Vederlo in mutande tutto il giorno, tutti i giorni, è una gran tortura per il melanconico e frustrato Stephen che vede in Brent quello che lui non ha potuto realizzare da giovane. D’altra parte Brent è giovane ed esuberante e sta diventando molto famoso in Rete, i suoi video vendono “come hot cakes” e Stephen sta guadagnando una piccola fortuna mentre paga a Brent un forfait decisamente inadeguato.
Allo stesso tempo il film segue le parallele vicende di Joe (James Franco) e Harlow (Keegan Allen), una coppia che si fa chiamare The Viper Boyz e che ha uno stile di vita diametralmente opposto a quello di Stephen. I Viper Boyz sono estremi, affascinati da macchine e accessori costosi, palestrati, isterici e quasi costantemente sotto l’influenza di eccitanti. Anche loro hanno velleità di video producers e come tutti hanno notato la veloce ascesa di Brent a star del gay porn.
Tra Brent a Stephen intanto le cose si fanno sempre più tese e Brent decide di andarsene, pensando ingenuamente che la sua fama gli aprirà tutte le porte che desidera. Ma Stephen ha furbamente registrato il nome Brent Corrigan e nessuno è disposto ad ingaggiare la porno star senza il nome/brand che lo ha reso famoso. L’intervento dei Viper Boyz per accaparrarsi Brent porterà la diatriba a dimensioni non gestibili e a conseguenze estreme.
King Cobra ha un passo fluente e veloce e per fortuna è pepato di un'ironia un po’ insolente che smussa la convenzionalità degli accadimenti (non dell’ambiente, che raramente viene descritto in film mainstream). Si lascia guardare con piacere, ma è un film che io personalmente ho archiviato e quasi dimenticato poche ore dopo averlo visto. Per quanto possa sembrare un ossimoro, mi è sembrato una versione stile Disney del mondo del gay porn. La regia con furbizia si ferma sempre qualche secondo prima di arrivare al punto da essere catalogato porno, ma in termini generali è un film poco eccitante. Franco sconfina ogni tanto sopra le righe con la sua recitazione molto spinta e Allen combina una nota comica con la densità 'plutonica' del suo personaggio. Slater è bravo come sempre (buffo vederlo poco dopo Mr. Robot, in una simile interazione con un ragazzo) e Clayton... che dire, ha trovato un buon modo per scrollarsi di dosso la fama da teenager star che si portava dietro. La sua immagine sicuramente rimarrà per qualche tempo (per i parametri dello showbiz forse solo qualche mese!) connessa a quella del suo lato B.
Piccola nota nerd. La presenza nel cast di Molly Ringwald come la sorella 'perbene' di Stephen, è da una parte un ruolo totalmente inutile se non per sottolineare che in fondo Stephen è pur sempre un brav’uomo, ma dall’altra sarà un piacevole e nostalgico deja vu per i 50-40enni che sono cresciuti con Slater e Ringwald in molte pellicole degli Anni ‘80.
Il problema con i film tratti da storie vere è che la realtà è spesso più noiosa della finzione e inoltre nelle storie di cronaca nera c’è l’anti-climax che si sa già come andrà a finire. Per farne un ottimo film bisogna trovare altre prospettive della narrazione, che sia una diversa angolazione, una forma stilistica particolare (vedi Memories of Murder o Port of Call) o l’allure nostalgico di Boogie Nights. King Cobra, a parte la novità del soggetto trattato, non ha un punto di vista particolarmente originale nonostante l’ottima produzione e i bravi attori, e ciò lo rende molto più simile ad un’eccellente puntata di un serial televisivo americano che ad un’opera da circuito festivaliero.
http://linkinmovies.it/cinema/fuori-sala/king-cobra-recensione-london-film-festival-2016#sigProIdc7a46bd7e9
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Adriana Rosati
Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.