Recensioni film ai festival, in home video, streaming e download

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniFuori salaDistancias cortas - Recensione (Festa del Cinema di Roma 2015)

Distancias cortas - Recensione (Festa del Cinema di Roma 2015)

Distancias Cortas - Alejandro Guzmán Alvarez - 2015Un film messicano che esplora con leggerezza e sensibilità il surreale rapporto di amicizia fra un ragazzo introverso e uomo sovrappeso confinato nel proprio appartamento solitario

Il cinema sudamericano continua a indagare i temi della solitudine e dell’alienazione con Distancias cortas, pellicola agrodolce che affronta con eccessivo candore i risvolti più drammatici e contraddittori della moderna società del benessere.
Fede (Luca Ortega) è affetto da obesità cronica, una condizione patologica che lo costringe a vivere in un isolamento forzato all’interno di una casa ormai fatiscente. Le sue giornate sono scandite da spostamenti limitati (le distanze brevi del titolo) da una stanza all’altra, attraverso la reiterazione meccanica e ripetitiva dei soliti gesti e delle stesse abitudini. L’unico contatto con l’esterno è offerto dalle visite della sorella Rosaura (Martha Claudia Moreno), ormai sempre più insofferente alla situazione di disagio del fratello. Solo il cognato Ramon (Mauricio Isaac) sembra interessato a coltivare un rapporto normale con Fede, grazie anche alla comune passione per la fotografia. E proprio questa loro complicità e l’inaspettata amicizia con l’adolescente Paulo (Joel Figueroa) spingeranno il protagonista ad abbandonare gli abissi di sconforto ed emarginazione in cui era piombato, sfuggendo alla prigionia del proprio corpo e delle proprie frustrazioni.
La sceneggiatura delle esordiente Itzel Lara analizza con tocco lieve e delicato gli aspetti più terribili legati alla fragilità di un’esistenza solitaria. Il merito principale della storia è quello di evitare facili pietismi, adottando uno stile scarno in grado di alternare il genere drammatico a quello più leggero e disimpegnato della commedia. Tuttavia, la costruzione narrativa e la caratterizzazione dei personaggi risultano spesso eccessivamente ingenue e semplificate, incapaci di sostenere con sufficiente realismo ed efficacia le dinamiche del racconto. La trama cede frequentemente a momenti sovraccarichi di retorica, abbandonandosi ai cliché e strizzando furbescamente l’occhio allo spettatore. Non c’è un vero momento di critica sociale, e gli aspetti più scomodi legati al problema dell’identità e della discriminazione sono toccati solo marginalmente.
Il regista Alejandro Guzmán Alvarez (qui alla sua opera prima) sfrutta essenzialmente la fisicità di Luca Ortega, ricorrendo a inquadrature fisse e riducendo al minimo i movimenti di camera. Uno degli aspetti più interessanti che emerge dallo stile dell’autore è senza dubbio il lavoro svolto sulla contrapposizione simbolica fra interni ed esterni, con un riuscito contrasto di scelte visive e cromatiche, soprattutto grazie alla discreta fotografia curata da Diana Garay (con esperienze già consolidate nel genere del documentario). Purtroppo la regia non offre molti spunti creativi, e si limita a seguire i personaggi accusando in più momenti alcuni evidenti cali di ritmo. Distancias cortas è infatti anzitutto un film di formazione e riscatto, in cui l’evoluzione dei personaggi avviene secondo modalità tipiche e prevedibili. Purtroppo la ricerca di una forma espressiva asciutta e autentica è limitata pesantemente da una recitazione a volte caricaturale, con interpretazioni tipicamente televisive (in particolar modo per quanto riguarda il protagonista, la cui infantile e bonaria semplicità appare spesso ridotta a macchietta). A questo si aggiunge anche un’invadente colonna sonora (realizzata dallo stesso Ortega, compositore e strumentista) con musiche occasionalmente stonate e fuori contesto.

Distancias cortas è una pellicola che evidenzia tutte le debolezze tipiche di un’opera che non è in grado di analizzare con essenzialità le tematiche affrontate, finendo col rimanere prigioniera di facili schemi narrativi che abusano dell’elemento retorico e dell’esaltazione rassicurante dei buoni sentimenti.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

  Vai alla scheda del film
  Trailer del film


Video

Simone Tricarico

Pensieri sparsi di un amante della Settima Arte, che si limita a constatare come il vero Cinema sia integrale riproduzione dell’irriproducibile.

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.