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Sense8 - Seconda stagione: conclusioni

Nella sua seconda (e ultima) stagione Sense8 si conferma un serial senza mezzi termini e con un approccio che può alienare alcuni, ma con il merito di essere molto originale e multicolore. Peccato che Netflix abbia deciso di non investire sul suo futuro

Come promesso dopo lo Special di Natale, eccoci qui a tirare le somme di questa seconda stagione del serial Sense8, ideato e diretto dal duo fratello/sorella Wachowski che avevano diretto insieme la prima serie. Ora diventato un duo sorella/sorella, i Wachowski si sono momentaneamente divisi e questa seconda stagione è stata diretta solo da Lana.
Diciamo subito che la prima stagione era stata una piacevole sorpresa, una serie originale e diversa che seguiva otto personaggi sparsi in giro per il pianeta che scoprono di essere connessi da un’empatia telepatica. Abbiamo poi imparato che erano parte di un Cluster e che c’erano anche dei 'cattivi' guidati da un certo Wisper. La storia era realmente così semplice e quasi tutta la prima serie era stata spesa per 'costruire' e definire gli otto personaggi. Nonostante la povertà (e incomprensibilità) dell’intreccio, la serie era riuscita ad essere appassionante, coinvolgente e mozzafiato. L’impressione alla fine della prima stagione era stata molto positiva, ma con la riserva che la seconda stagione non l’avrebbe fatta franca senza una storia di fondo plausibile e meno fumosa.

Prima le buone o le cattive notizie? Partiamo dalle buone. Posso dire ora che mi sbagliavo. Sense8 2 non è migliorata molto in termini di chiarezza o nella creazione di una soddisfacente e ben orchestrata trama-madre. Si apprende qualcosa sull’origine e sulla storia più antica dei Sensienti e sull’organizzazione che li vuole intrappolare, la BPO (Biological Preservation Organization), ma non di più. Nonostante questo però, la serie riesce ad essere anche più appassionante della prima stagione grazie alle storie degli otto protagonisti che si sviluppano e prendono vita propria, sia intersecandosi sempre più spesso, sia approfondendo le storie personali degli otto. Cercando di non rivelare spoiler, ecco un paio di punti di nota della seconda stagione.

Gli Otto rami. Mentre la prima stagione aveva fatto un ottimo lavoro di descrizione e definizione degli 8 Sensienti e li aveva inseriti nei loro individuali contesti, a volte in modo un po’ folkloristico, basandosi su qualche luogo comune, ora che li conosciamo bene e le loro proprietà non sono più un mistero, le storie individuali prendono forma e profondità e si sviluppano in quelli che sembrano essere quasi dei film a sé. Sbarazzatisi degli stereotipi, i personaggi si inseriscono in sfondi più interessanti e meno ovvi. Nel ramo indiano non c’è traccia di Bollywood, ma compare una borghesia medio-ricca di Mumbai. In Kenia povertà e AIDS diventano tematiche di una campagna politica e sociale invece di ispirare pietismo. In Corea intanto si svolge una trama da vero e proprio revenge-thriller che strizza un occhio competente al cinema asiatico. In questo modo le storie nei vari angoli del mondo prendono il sopravvento e diventano sempre più avvincenti, in un caleidoscopio di generi e tematiche.

Gli Altri (con la maiuscola). È interessante vedere come in questa stagione siano stati aggiunti dei nuovi personaggi collaterali. Man mano che la serie procede scopriamo che nel mondo esistono altri Cluster, altri gruppi connessi da grande empatia, non tutti però così 'simpatici' come i Nostri e non manca uno spettacolare confronto a mani nude con un altro gruppo. Inoltre in questa stagione si rafforzano i legami con i personaggi veramente significativi che gravitano intorno ai Sensienti ma che sono semplici umani. A partire da Amanita, la compagna di Nomi che per prima aveva creduto incondizionatamente all’esistenza degli altri fratelli, a cui si aggiunge lo sgangherato hacker Bug, poi Hernando e Daniela, rispettivamente il partner di Lito e l’amica del cuore della coppia che formano un nucleo famigliare alternativo (in questo ramo infatti l’incomprensione delle famiglie è una costante) e ancora, la compagna di cella di Sun (la gran dama del cinema coreano Youn Yuh-jung) e l’amico d’infanzia del berlinese Wolfgang. Tutti umani che però riescono a credere all’esistenza degli altri Sensienti e della loro intesa telepatica anche senza vederli. E proprio questi umani sono il gancio con lo spettatore. A differenza dei film o serie che ritraggono dei super eroi a cui è difficile ambire o paragonarsi, qui noi umani, grazie all’amore in qualsiasi sua declinazione, possiamo aspirare a essere protagonisti e parte del branco. Con una mossa intelligente e astuta la serie assurge a vera e propria ode all’empatia e ai suoi poteri.

E ora le cattive notizie. Non è uno spoiler perché la notizia è ovunque, ma Netflix ha deciso di non continuare a produrre la serie e non ci sarà una terza stagione. Sense8 è stata falciata durante un’ondata di cancellazioni che Netflix ha deciso di eseguire per rinfrescare la programmazione. Molti serial sono stati eliminati, a detta del direttore dei contenuti Netflix, Ted Sarandos, per far posto a nuove scoperte (13 Reasons Why è stata citata ad esempio). La notizia ha scatenato i fan che armati di hashtag (#RenewSense8 #BringBackSense8 #SensatesForever) e petizioni online hanno tentato il tutto e per tutto ma invano. Nel comunicato di terminazione, Netflix ha usato parole di grande lode per la serie, infatti la qualità non è il motivo del taglio. Due problemi della serie sono il costo e la complessità. Ci sono voluti due anni e un budget da record per completare la seconda stagione, rendendo Sense8 e The Get Down di Baz Luhrmann (anch’essa falciata) due tra le serie più costose della storia. Proprio qui cade Sense8, un serial che causa dipendenza e che molti vorrebbero diventasse una telenovela-reality infinita, ma un reality show così artefatto e costoso sarebbe una contraddizione in termini (oltre che causa di bancarotta). Molti sperano ancora che le Wachowski mettano insieme, indipendentemente, un episodio / film che completi la storia. Sarebbe bello perché la serie decisamente merita una chiusura.

Per concludere, se vi è piaciuta la prima stagione, la seconda va sicuramente vista e assaporata, ma se non vi eravate appassionati prima, difficilmente potreste farlo ora. Sense8 è un serial senza mezzi termini e con un approccio che può alienare alcuni, ma con il merito di essere molto originale e multicolore.





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Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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