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Anomalisa - Recensione

Anomalisa - 2015 - Film - RecensioneVentata di innovazione e di sperimentazione con Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson, film che nel complesso però mostra svariate lacune a livello narrativo che ne limitano il risultato complessivo

In una Mostra di Venezia 2015 un po' intristita da opere che non sempre hanno offerto grandi momenti di cinema, l'arrivo dei pupazzi e della stop-motion di Anomalisa, codiretto da Charlie  Kaufman e Duke Johnson, porta una ventata di curiosità e tutto sommato di freschezza. Non che il film del regista e sceneggiatore americano sia destinato a rimanere negli annali del cinema, ma se non altro avvia un tentativo tecnico di racconto innovativo nel quale si innestano le tematiche che Kaufman sviscera di frequente nei suoi lavori.
Michael Stone è un autore di successo che ha pubblicato numerosi libri sul tema del customer service, viaggia da Los Angeles a Cincinnati per tenere una conferenza e l'approdo nella città dell'Ohio diventa l'occasione, quasi fortuita, di fare i conti con se stesso e con le sue incapacità a relazionarsi, testimoniate da un menage famigliare molto ortodosso e grigio e da numerose storie passate finite male.
Il grimaldello che penetra nelle finte carni di Stone è una ragazza di provincia incontrata in albergo: al suo freddo individualismo e alla sua ossessiva insoddisfazione la ragazza contrappone una sincerità disarmante e spiazzante che conduce l'uomo a perdersi tra le braccia della donna, l'unica che sembra, apparentemente, aver risvegliato in lui qualche scintilla emotiva. Ma Stone è la tipica sanguisuga umana: succhiare affettività donando poco o nulla e il ritorno a casa e il convenzionale - e anche un po' falso - calore della famiglia servono solo ad accentuare il suo disagio.
Al di là della novità tecnica, che a quanto riferiscono i registi ha portato via un tempo quasi smisurato per la realizzazione del film, e che indubbiamente ha i suoi pregi, l'atmosfera di Anomalisa è quella che, usando una obsoleta terminologia cinematografica, potrebbe definirsi da commedia sofisticata: l'indagare con un mix di sorriso, bonario sarcasmo e dolore le ossessioni e l'incapacità dell'uomo a relazionarsi col prossimo che sfociano in un perenne stato di depressione. D'altronde Kaufman ci aveva già folgorato col bellissimo Synecdoche, New York, indubbiamente di impianto ben più impegnativo e drammatico ma con tematiche simili.
C'è pero in Anomalisa qualcosa che non convince fino in fondo, oltre l'aspetto tecnico. Per la prima parte il film si adagia fino all'eccesso su toni da sit-com ricercando la battuta frequentemente ridanciana e di conseguenza mantenendo una certa superficialità. Poi verso il finale, quando i malesseri del protagonista si fanno strada in maniera più strutturata sebbene quasi grottesca e onirica, il film sembra tornare su binari più solidi sino all'amaro finale. Inoltre è fin troppo tangibile la sensazione di assistere ad un film che sembra uscito dalla penna di Woody Allen e che delega a dei simpatici pupazzi la sua messa in scena.

Lavoro insomma con qualche lato positivo ma altrettanti negativi (la bambola giapponese che Stone porta in regalo al figlio è un piccolo gioiello) che trova proprio nella sperimentazione tecnica probabilmente il suo aspetto più interessante, e che però non riesce a dire nulla di particolarmente nuovo e folgorante, nella forma e nella sostanza, rispetto alle grandi tematiche dell'uomo del terzo millennio: la solitudine, l'incapacità a relazionarsi e la labilità dei rapporti interpersonali.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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