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Downsizing - Recensione (Venezia 74 - In concorso)

Quanto si può cambiare il mondo alti 12 centimetri? Risponde Alexander Payne, che nel film d'apertura della Mostra del Cinema di Venezia 2017 propone una pellicola drammatico-scientifica tinteggiata di una ironia molto acida che però rimane non poco superficiale

In un laboratorio norvegese un giorno un ricercatore scopre il risultato tanto atteso. Alcuni anni dopo in una conferenza stampa l'uomo annuncia al mondo cosa ha scoperto: rimpicciolire gli uomini a dodici centimetri così da risolvere il problema della sovrappopolazione mondiale, dei consumi folli dell'uomo e dei suoi sprechi. In questa misura gli essere umani consumano molto meno e anche il problema della disparità tra ricchi e poveri può trovare una soluzione. Intanto Paul Safranek e sua moglie Audrey conducono la loro vita in maniera un po' stanca. Lui lavora come fisiatra in un'industria di macellazione e vorrebbe cambiare casa ma i soldi sono pochi. La soluzione arriva in una serata di ritrovo di alcuni suoi ex compagni di scuola. Due di questi si sono rimpiccioliti e spiegano a Paul i vantaggi di tale vita. I Safranek, quindi, sono decisi a fare il grande passo, ma al momento di sottoporsi al trattamento Audrey, la moglie, abbandona e lascia che Paul conduca l'esperimento da solo. L'uomo quindi si trova rimpicciolito da solo, ma a risolvere il suo pessimismo di vita, compromesso dal divorzio, ci pensano due persone. Il primo è il suo nuovo vicino di casa Dusan, un serbo che vive in America che ama la bella vita e gli affari loschi. La seconda è Gong Jang, immigrata di ordine vietnamita che è arrivata negli States clandestinamente in una scatola di una tv e che vive in una zona povera della città minuscola. Entrambi a modo loro porteranno Paul a scoprire cosa davvero chiedere alla sua vita e al mondo.
La riflessione di Alexander Payne e Jim Taylor, fidato co-sceneggiatore del regista, è molto chiara. In linea con le ultime due pellicole da loro scritte e dal primo dirette Paradiso amaro e Nebraska, il focus di Downsizing è l'uomo e la sua crisi attuale di vita. Il personaggio di Paul Safranek (interpretato da Matt Damon) è, quindi, l'americano medio avvolto dalla società capitalista che sempre più gli chiede e poco gli dona. Lui ha interrotto gli studi di medicina e quindi è costretto ad accontentarsi di riparare posture e muscoli usurati nell'industria. I soldi guadagnati non gli bastano per fare nulla, men che meno a comprare una nuova casa. In fondo, però, è un buono e nella sua missione di sostegno al prossimo trova un motivo per andare avanti. Ciò gli sarà molto utile nella sua esistenza da minuscolo. Alto, infatti, dodici centimetri il protagonista dopo la scelta del divorzio dalla moglie rimasta ad altezza standard e la spontanea remissione in una vita da centralinista, si trasferisce in un appartamento e qui scopre le gioie della vita grazie a Dusan (Christoph Waltz). Paul si gode, così, i soldi, vivendo la notte e le donne. I suoi sani principi affiorano nel suo animo e si materializzano nel personaggio di Gong Jong (Hong Chau). La donna, zoppa e martoriata dalle sue lotte, rimpicciolita in Vietnam perché dissidente, nel suo essere aspra e decisa, dura e magnanima, conquista Paul fino al punto di affiancarla nella sua cura del prossimo. Lei, infatti, vive in un edificio fuori dalla bolla di bella vita minuscola in cui vivono Paul e Dusan, in cui sopravvivono tutti coloro non hanno mai avuto soldi. Il protagonista scopre così che l'uomo in generale riesce a replicare a qualsiasi sua misura disparità ed esclusione nella società. Rattristato e rassegnato, nel finale si presenta a Paul l'opportunità di andarsene per sempre e costruire una nuova civiltà con chi pensa davvero al bene dell'uomo, ma lui sceglie di cambiare ciò che lo circonda e non fuggire.
La parabola di crisi sull'uomo di Payne e Taylor si conclude senza tracciare troppo giudizi, senza puntare il dito, ma sempre e solo ponendo quanto ritratto sotto la lente d'ingrandimento delle scelte, delle opportunità, delle occasioni poste di fronte all'uomo. Concettualmente Downsizing appare valido anche considerato i temi che abbraccia quali l'ambientalismo, il rispetto per la natura, l'uso etico della scienza molto cari all'uomo di oggi. Per questo motivo la pellicola ha una valenza e una visione internazionale. Il film, infatti, si svolge tra gli Stati Uniti e la Norvegia e inoltre l'americano Paul è aiutato nella sua visione di scoperta del mondo dal serbo Dusan e dall'orientale Gong, così da capire che tutti gli uomini del mondo sono sulla stessa barca.
L'aspetto cinematografico di Downsizing, invece, scricchiola un po'. Payne intreccia il tema principale del film con la storia d'amore sui generis di Paul e la donna caricandola di humour acido e nero, accresciuto dalla macchietta stralunata e fuori degli schemi di Dusan. Questa, però, soprattutto nella seconda parte prende il sopravvento e del focus del film rimane ben poco, se non fosse per il colpo di mano narrativo del finale. Allo stesso modo il personaggio di Audrey (Kristen Wiig) nella sua scelta di non seguire il marito poteva essere una buona chiave di lettura per capire le ragioni dell'uomo, la sua paura per i cambiamenti e la sua incapacità nell'affrontare il nuovo, e invece scompare senza lasciare alcuna traccia.

In ottica film d'apertura della Mostra del Cinema 2017 Downsizing funziona abbastanza bene perché è una commedia drammatica. In chiave di sviluppo da regista, per Payne il film rappresenta una battuta d'arresto, perché si può mostrare e proporre anche approfondendo e analizzando e sembra che l'autore in questo lavoro si sia limitato alla prima fase.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

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Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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