Recensioni film ai festival, in home video, streaming e download

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniFuori salaFirst Reformed - Recensione (Venezia 74 - In concorso)

First Reformed - Recensione (Venezia 74 - In concorso)

Spiritualità e religiosità, credere in qualcosa di altro rispetto alla vita terrena sono valori e forze non più in grado di aiutare l'uomo di oggi nella sua deriva. Questa è la base concettuale del nuovo film di Paul Schrader che ritrae i dissidi di un pastore di una piccola comunità in un film bilanciato perfettamente tra analisi e dimostrazione

Padre Toller è un ex cappellano militare, il cui figlio è morto dopo averlo convinto ad arruolarsi nelle forze armate. Ora è il pastore di una piccola chiesa molto antica, le cui funzioni sono seguite da pochi fedeli. Tra questi ci sono Mary e Michael, giovane coppia di sposi. Lei è incinta, mentre il marito è in preda a una crisi esistenziale. In un colloquio con Toller gli domanda in cosa credere, come comportarsi contro l'abuso dell'uomo della Terra, quali idee abbracciare in questo mondo all'apparente deriva. Le riposte da parte del pastore latitano, perché anche lui si pone gli stessi interrogativi. La diocesi di cui fa parte la chiesa First Reformed non segue il religioso nella sua missione di indagine, perché appare più interessata ai profitti e guadagni. Toller, quindi, intraprende una spirale di autodistruzione, di cui è stato già vittima Michael. Cosa può aiutare il religioso? Chi può essere la persona in grado di interrompere questo processo in discesa?
Sceneggiatura e regia di Paul Schrader non hanno mai dimostrato molta fiducia nell'uomo. First Reformed sembra continuare in questa direzione. Il protagonista del film, padre Toller, interpretato da Ethan Hawke, ingessato nei suoi vestiti da prelato, racchiuso in un espressione del volto severa e statutaria che il regista inquadra molto spesso in primissimo piano, è l'esempio ultimo dell'uomo in crisi della carriera di Schrader. Seppur sia un pastore e quindi in grado di avere un apporto importante dalla religione nella sua missione di vita, scopre di essere da solo nella sua ricerca di interpretare il mondo in quanto il suo superiore della chiesa che gestisce First Reformed, interpretato da un appesantito dal benessere Cedric Keyla, è più attento a formare e gestire l'immagine di una chiesa perfetta e ordinata, lontana dall'essere un luogo di ricovero spirituale e umanitario. L'aiuto di padre Toller, quindi, ai dubbi etici e ambientali di Michael (Philip Ettinger) rimane vano e vuoto.
Come si può aiutare una persona in pericolo se chi dovrebbe dargli una mano è nello stesso stato? Qui nasce la riflessione di Schrader che congela l'atmosfera, la vira in tinte grigie e verdi, per mostrarla in un contesto immobile, degradato e sporco come la casa dei due giovani. Così emergono i dubbi sulla spiritualità, su quanto sia ancora realmente necessaria la religione al mondo di oggi, insiti nella mente del protagonista e su come l'uomo non sappia più scegliere cosa è buono per lui stesso, come dimostrato dal dolore per la scomparsa del figlio provato dal protagonista.
Lo stesso regista condanna, ma allo stesso tempo propone una chiave di svolta che emerge per la sua limpidezza e naturalità: Mary (Amanda Seyfried), la ragazza, rimasta prematuramente vedova che sta per dare la vita a un figlio e inserirlo in questo mondo. Lei con la sua semplicità di pensieri e sentimenti conquista Toller, ponendo fine alla sua spirale di autodistruzione, mostrata nelle sue cattive condizioni di salute che lui stesso aggrava volontariamente, passandogli l'idea che una soluzione alla catastrofe esiste. Questa non è altro che il sacrifico, il sangue, il compromesso, temi cari alla carriera cinematografica di Schrader, che trovano spazio nel finale. Mary, quindi, è una tentazione o una chiave di svolta per padre Toller? Si insinua nella vita del protagonista come la prima, per poi evolversi in un motivo per migliorarsi, restituendo al pastore passione e amore, come dimostrato dal sangue vivo e acceso nel colore che sgorga dal suo corpo nel finale.

Per giungere a tutto questo Schrader muove pochissimo la macchina da presa, spesso anzi in due dimensioni, dimostrando la piattezza della società. Il regista, infatti, preferisce concentrarsi sui volti dei personaggi, a volte soddisfatti, a volte funerei o privi di emozione. La sua regia è secca e determinata e si concede un solo e breve attimo di poesia nella scena in cui i due protagonisti volano posti l'uno sull'altro sul mondo. Quale, dunque, potrebbe essere il primo riabilitato, il primo riformato del titolo è il quesito a cui il regista americano risponde, fornendo a chi guarda le chiavi di analisi e approfondimento su cui agganciarsi.

 


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

  Vai alla scheda del film
Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.