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Miss Sloane - Giochi di potere - Recensione

Il talento di Jessica Chastain, protagonista assoluta del film, non basta a sollevare dalla mediocrità un thriller politico che prova a raccontare il mondo delle lobby. Colpa di personaggi secondari prevedibili e di uno sviluppo narrativo piatto, didascalico ed eccessivamente verboso

Iniziata tardi, la carriera di Jessica Chastain ha avuto una prima svolta nel 2010 (la seconda, l'anno successivo con The Tree of Life e non solo, sarà molto più decisiva) con la partecipazione a Il debito diretto da John Madden. Lo stesso regista inglese che l'ha voluta per Miss Sloane - Giochi di potere, dove interpreta Elizabeth, ricercata lobbista di Washington senza scrupoli che viene presentata all'inizio del film sotto processo. Davanti alla commissione presieduta dal senatore Sperling, che insiste nel chiedere una descrizione della natura del suo lavoro, su consiglio del suo legale si rifiuta di rispondere appellandosi ai diritti sanciti dal quinto emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Secondo un classico espediente narrativo, il nastro a questo punto si riavvolge e la storia riparte da tre mesi prima.
Il film porta quindi lo spettatore nel mondo di Elizabeth Sloane, impegnata per conto del governo indonesiano a non far passare una legge che aumenterebbe la tassazione sull'importazione negli Stati Uniti di olio di palma. Un nuovo incarico nel frattempo viene proposto alla società di lobbying in cui lavora: quello di evitare una riforma che vorrebbe rendere più difficile comprare armi negli Stati Uniti. Ovviamente la commissione arriva dai grandi produttori. La donna però rifiuta e passa dall'altra parte, alla società concorrente. Non le interessano le parti in causa, stare con i 'buoni', per lei conta solo vincere. Inizia così la sua battaglia contro la potente lobby delle armi, dalla quale verrà attaccata anche personalmente.
L'argomento è importante, sempre attuale. Ma il tema della diffusione delle armi resta in realtà solo in superficie, diventa un pretesto per raccontare la vicenda di Miss Sloane. Il film è costruito tutto su di lei. La sceneggiatura, firmata da Jonathan Perera, semplifica in questo la struttura narrativa. Alla quale la regia di Madden non riesce a dare vigore, limitandosi a un compito di maniera. Girato in pochi ambienti, basato su dialoghi estenuanti che si fa fatica anche a seguire, il film stanca già nella lunga fase introduttiva e in questo eccesso di verbosità finisce per perdere gran parte del potenziale che poteva fondarsi sull'interesse per una descrizione più completa del mondo della politica e dei giochi di potere. Troppo poco puntare tutto sul ritratto di una donna machiavellica, che non si fa problemi di etica, a mentire, a sfruttare i suoi collaboratori e le loro storie personali, a soddisfare le pulsioni sessuali con i soldi. Tutto è così sulle spalle di Jessica Chastain, non nuova a ruoli da badass (da ricordare quello dell'agente Cia in Zero Dark Thirty). Pur non nella sua prova migliore, l'attrice americana dimostra ancora una volta grande capacità di dar vita a personaggi intensi. Il resto è davvero poco, personaggi impalpabili e prevedibili.

Insomma, il talento di Jessica Chastain, protagonista assoluta del film, non basta a sollevare dalla mediocrità un thriller politico che racconta il mondo delle lobby con uno sviluppo narrativo piatto ed eccessivamente verboso.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2

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Fabio Canessa

Viaggio continuamente nel tempo e nello spazio per placare un'irresistibile sete di film.  Con la voglia di raccontare qualche tappa di questo dolce naufragar nel mare della settima arte.

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