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Avengers: Age of Ultron - Recensione

Una immagine di Avengers: Age of Ultron, film di Joss WhedonL’espansione dell’universo cinematografico Marvel continua con Avengers: Age of Ultron, secondo capitolo dedicato alla saga superomistica dei Vendicatori. Un ritorno roboante ma meno incisivo, nonostante l’estro creativo del regista Joss Whedon

In attesa dell’uscita di Ant-Man, film che chiuderà ufficialmente la cosiddetta Fase Due della Marvel, Joss Whedon riporta sullo schermo il gruppo di supereroi dei Vendicatori.
Dopo gli avvenimenti narrati in Captain America: The Winter Soldier, lo S.H.I.E.L.D. è stato smantellato e gli Avengers sono ormai l’unica forza in grado di fronteggiare le minacce sovrumane che incombono sulla sicurezza mondiale. Nel tentativo di proteggere definitivamente il genere umano e aiutare i componenti della squadra, Tony Stark (Robert Downey Jr.) decide di avviare il programma Ultron: ovvero la creazione di un’intelligenza artificiale evoluta e senziente in grado di gestire la Iron Legion, una schiera di droni sviluppati sul modello dell’armatura del suo alter ego Iron Man. Quando Ultron prende autocoscienza, tuttavia, lo scopo della sua stessa esistenza viene stravolto: i suoi imprevedibili schemi di valutazione lo portano alla conclusione che l’unica soluzione per ottenere una pace efficace e duratura è l’estinzione dell’uomo. Capitan America (Chris Evans), Thor (Chris Hemsworth), Hulk (Mark Ruffalo), Occhio di Falco (Jeremy Renner) e Vedova Nera (Scarlett Johansson) si troveranno quindi costretti ad affrontare un nemico spietato, in grado di controllare quella tecnologia che prima si era rivelata una fondamentale alleata. Ma la minaccia più grande potrebbe provenire proprio dalla parte più umana dei Vendicatori: le paure, le angosce e le debolezze del gruppo di supereroi saranno un nemico temibile con cui confrontarsi, grazie anche all’apparizione dei misteriosi fratelli Maximoff (Elizabeth Olsen e Aaron Taylor-Johnson), umani potenziati che li metteranno alla prova sia fisicamente che mentalmente.
Joss Whedon realizza una sceneggiatura che lavora faticosamente per accumulazione. La continuità narrativa risente dell’enorme varietà di spunti, personaggi e riferimenti che spesso rimangono sospesi, per poi essere tralasciati nel forsennato dipanarsi della storia. L’inserimento di nuovi personaggi aggiunge ulteriore complessità, senza che questa sia gestita con sufficiente spessore e interesse. L’effetto è una semplificazione evidente delle dinamiche e delle relazioni fra i protagonisti, in cui si predilige l’aspetto retorico e più sfacciatamente emozionale. Le sequenze d’azione sono dirette con grande maestria, sfruttando quella coralità che già nel primo episodio aveva colpito per la convincente integrazione all’interno della trama. Qui però la sensazione di déjà vu è frequente, e la ripetitività a volte in agguato: nel rappresentare i tratti iconici di alcuni personaggi Whedon cede stavolta più pesantemente al fan service, regalando momenti sicuramente divertenti ma spesso altrettanto gratuiti. La regia è comunque efficace, e offre alcuni preziosi tecnicismi a cui il pubblico dei classici cinecomic non è usualmente abituato, confermando l’abilità e l’estro dell’autore newyorkese.
Discreta la prova del cast stellare, su cui spicca in particolare il sempre affidabile Mark Ruffalo. James Spader ha prestato invece le proprie fattezze e la propria voce ad Ultron attraverso la motion capture: nonostante il risultato sia accattivante e tecnicamente riuscito, il concept appare eccessivamente antropomorfo. Forse un’imperscrutabile assenza di espressività avrebbe conferito un fascino maggiore ad un nemico così temibile. Impressionante l’uso della computer grafica, che stupisce per il risultato immersivo con cui i protagonisti interagiscono all’interno delle sequenze più elaborate, fotografate dal veterano del genere Ben Davis. Ed è proprio l’abbondanza di elementi visivi che finisce paradossalmente per impoverire l’esperienza offerta dalla terza dimensione: lo schermo è sovraccarico, e l’attenzione dello spettatore si focalizza nel cogliere i vari dettagli trascurando presto l’effetto stereoscopico.

Pur essendo un blockbuster con una confezione estremamente curata, Avengers: Age of Ultron soffre proprio dell’eccessiva ricchezza offerta dall’immaginario inesauribile dell’universo a fumetti su cui si basa. Il nuovo capitolo Avengers: Infinity War (di cui si ha un assaggio nell’immancabile scena bonus in chiusura di pellicola) sarà diviso in due parti che si collocheranno all’interno della Fase Tre preparata dalla Marvel, e aperta dal preannunciato Captain America: Civil War nel 2016. La sensazione è che occorrerà un sforzo aggiuntivo per riuscire a compattare la serie senza disperderne il grande potenziale.




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Simone Tricarico

Pensieri sparsi di un amante della Settima Arte, che si limita a constatare come il vero Cinema sia integrale riproduzione dell’irriproducibile.

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