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Eva no duerme - Recensione (Festa del Cinema di Roma 2015)

Si impone come il film più bello della Festa del Cinema di Roma 2015 Eva no duerme dell'argentino Pablo Aguero, che dirige con toni personali e stile il racconto delle peripezie della salma di Eva Peron

Dopo svariati giorni di proiezioni di film tutt'altro che indimenticabili, la Festa del Cinema di Roma 2015 ci regala il lavoro più bello visto finora: Eva no duerme del regista argentino Pablo Aguero, anch'esso transitato sia al Festival di Toronto (l'ennesimo...) che a quello di San Sebastian.
Quale aspetto fa di Eva no duerme un film interessante e bello sebbene tratti di fatto un episodio ben conosciuto di importanza fondamentale nella recente storia dell'Argentina? E' quello che sembra mancare alla gran parte degli autori che abbiamo visto in questa rassegna, cioè l'impronta personale attraverso una regia originale, molto carica di stile, che offre una prospettiva soggettiva di un racconto che fa parte ormai dei libri di Storia e che quindi è del tutto privo di originalità: Aguero, attraverso un lungo processo di studio durato svariati anni, raccoglie una massa enorme di immagini d'epoca intorno alle quali imbastisce un racconto solido sorretto da una bella dose di cifra stilistica, donandogli quindi quello sguardo particolare che annienta la non originalità del tema.
Parlare di Evita Peron per un argentino è quanto di più impegnativo e coinvolgente vista la caratura del personaggio e i sentimenti che ancora adesso scaturiscono dal suo nome. Descrivere poi le peripezie della sua salma per venti anni senza cadere nella cronaca nuda e cruda è operazione tutt'altro che facile, ma che il regista argentino ha saputo portare a termine in modo valido. Già la scena iniziale è folgorante: un lungo piano sequenza, lontane figure umane che imboccano un lungo viale di notte, alle loro spalle le luci di un camion, man mano che si avvicinano i contorni diventano più chiari nonostante il baluginio delle luci dei lampioni sia offuscato da una sottile ma fitta pioggia: è l'Ammiraglio Massera, uno dei golpisti di Videla che nel 1976 si impadronirono dell'Argentina, il quale ha l'incarico di deporre, finalmente, in una tomba il feretro che contiene la salma di Evita; sarà lui il narratore laconico ma preciso del racconto con brevi e sferzanti parole che dimostrano il disprezzo quasi riverente per la donna che cambiò le sorti del Paese a partire dagli Anni '50.
Aguero prosegue il racconto in tre episodi di cui sono protagonisti, nell'ordine, l'imbalsamatore che curò la salma di Evita dopo i funerali e che impiegò svariati mesi per consegnarla alla fine ai golpisti che nel 1955 avevano deposto Peron, il colonnello dei servizi segreti che fu incaricato di trasportare al sicuro la salma per sottrarla al culto pagano che montava nel paese che avrebbe potuto coagulare gli avversari del regime e il dittatore, generale Aramburu, che del golpe del '55 fu artefice e di cui Aguero racconta il processo che i peronisti in clandestinità istituirono contro di lui nel 1970 con l'intento di recuperare la salma.
Il film, accanto ai documenti d'epoca molto ben armonizzati con la finzione, è efficacissimo e lucido nel raccontare, a volte come fosse un incubo, altre volte con atmosfere surreali (la lunga scena all'interno del camion che trasporta il corpo di Evita), l'ossessione per un mito, una forma di divinità pagana che ha inseguito i militari argentini durante gli anni ("per 25 anni quella donna ci ha rovinato la vita, ma ora è mia" dice Massera nella sua riflessione ad alta voce davanti la tomba di Evita), la paura per un fantasma che aleggiava sulle sorti di un paese che aveva elevato la donna alla stregua di una santa, fino a capire che in qualche modo dovevano essere loro a custodirne il ricordo e a fagocitarla.
Aguero dirige Eva no duerme come una lunga riflessione su un periodo storico fondamentale del suo Paese nel quale usciva dall'isolamento per aprirsi all'economia mondiale, si interroga sulla potenza del mito e sul potere che una persona può continuare ad esercitare anche da morta, ammonisce sul pericolo del totalitarismo inteso come esecutore di tecniche di controllo e di annientamento.

Come detto è soprattutto la regia che fa di Eva no duerme un lavoro per certi versi abbagliante, sostenuto da immagini ben incastonate tra loro capaci di creare atmosfere che rendono con buona efficacia quelle dell'epoca e che sa evidenziare senza eccessi la potenza e l'ossessione del mito, essendo capace di riscrivere in maniera personale una fondamentale pagina di Storia.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 4

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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