And the winner is…
- Scritto da Francesco Siciliano
- Pubblicato in Asia
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L’Asian Film Festival, la kermesse romana che propone i migliori film d’autore asiatici della passata stagione cinematografica, incorona Taiwan. Dopo otto giorni di intensa programmazione, con proiezioni prelibate di opere provenienti dal sud-est dell’Asia che sono state seguite da numerosi appassionati di cinema orientale, Pongso No Tao è riuscito a conquistare i favori della giuria composta dal direttore della fotografia Enrico Lucidi, dal critico e docente del Centro sperimentale di cinematografia Domenico Monetti e dalla regista Wilma Labate, risultando così il miglior film della rassegna.
Esordio di Wang Jingui (ex assistente di Chang Tso-Chi, l’autore di Soul of a Demon), la pellicola premiata (il cui titolo significa ‘l’isola degli uomini’) racconta le vicende di un giovane che torna dalla madre aborigena di etnia Tao nell’isola di Lanyu e del suo incontro con una insegnante del posto, con cui nasce subito una intesa particolare che viene sviscerata tramite mezzi di espressione ispirati alla natura del luogo. Al centro del film una riflessione esistenziale in un ambito etnografico. I cuori dei giurati sono stati rapiti dal lavoro di Wang per la sua capacità di unire “un forte lirismo poetico ad una marcata caratterizzazione dei personaggi”.
Nella lista dei vincitori c’è un altro lungometraggio taiwanese, Miao Miao, che è stato ritenuto il film più originale tra i sedici titoli in concorso. Si tratta di un racconto di formazione che vede coinvolte due studentesse alle prese con un negoziante che ha alle spalle una relazione omosessuale con un cantante in erba: una delle ragazze è innamorata del venditore, senza rendersi conto che l’altra prova dei sentimenti nei suoi confronti. Entrambe scoprono il significato dell’amore e nel contempo imparano a conoscere se stesse. Il film, firmato dal debuttante Cheng Hsiao-tse e prodotto da Stanley Kwan (un regista di Hong Kong che ama dirigere melodrammi), ha ottimi momenti di cinema, che però si perdono in un mare di melassa giovanilistica.
Nel palmarès del festival figura Eric Khoo, esponente di punta del cinema di Singapore, miglior regista con My Magic, primo film della città stato ad essere stato ospitato in concorso al Festival di Cannes. Khoo si è portato a casa il riconoscimento con una storia poetica che narra le difficoltà del rapporto tra un padre alcolizzato ed il figlio piccolo che si gestisce da solo.
Il giapponese Abe Hiroshi e la cinese Li Xinyun sono stati giudicati i migliori interpreti: il primo ha stupito con una performance toccante in Still Walking, vestendo i panni di un figlio che non vive bene il rapporto con i suoi genitori, in uno splendido affresco famigliare ad opera di Hirokazu Kore-eda; la seconda si è distinta per fascino e sensibilità in Dada’s Dance, dove Zhang Yuan le fa interpretare il ruolo di una ragazza determinata ad abbandonare tutto e tutti per andare alla ricerca della madre che non ha mai incontrato.
Grazie al successo di Pongso No Tao e Miao Miao, il cinema di Taiwan, una delle più interessanti realtà cinematografiche del panorama orientale negli ultimi anni, esce nettamente vincitore dalla settima edizione dell’Asian Film Festival, che è stato sempre attento sin dalla sua nascita a tutto ciò che giunge dall’isola di Formosa. È mancato un riconoscimento al cinema indipendente cinese, grande protagonista con cinque titoli in concorso che pedinavano il divenire dell’ex Impero Celeste, su cui gli organizzatori avevano puntato molto. Un peccato, perché a lasciare un segno sono state soprattutto opere come The Shaft, un quadro amaro del passato e del presente della Cina, attraverso tre generazioni diverse osservate con un occhio partecipe da Zhang Chi, o River People, neorealistico ritratto di una umanità dolente a firma di He Jianjun.
Il festival ha saputo offrire una settimana di buon cinema che non ha lesinato chicche (tra cui la presentazione dell’esilarante Sell Out! di Yeo Joon Han, l’anteprima di Ashes of Time Redux di Wong Kar Wai e la retrospettiva integrale su Jia Zhang-Ke con tanto di proiezione del primo suo lavoro, l’inedito Going Home, un mediometraggio sulle disavventure di un ragazzo di campagna). Riuscendo ad assolvere alla sua missione: guidare il pubblico alla scoperta di un universo di immagini che appartengono ad un altro mondo, ma che non sempre meritano l’invisibilità a cui sembrano destinate in Italia.
Francesco Siciliano
13 luglio 2009
La lista completa dei premi
Miglior film: Pongso No Tao di Wang Jingui
Film più originale in concorso: Miao Miao di Cheng Hsiao-tse
Miglior regia: Eric Khoo per My Magic
Miglior attore: Abe Hiroshi in Still Walking
Miglior attrice: Li Xinyun in Dada’s Dance