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Far East Film Festival 2014: il diario della nona (e ultima) giornata

Finale in grande stile al FEFF con il secondo capitolo della saga di Thermae Romae di Hideki Takeuchi, prima della proclamazione del vincitore della 16esima edizione: il resoconto dell'ultima giornata con il nostro podio personale

Scoreggine d'autore inaugurano il mio ultimo giorno di FEFF 16. Good Morning di Yasujiro Ozu, splendidamente restaurato, è una commedia che parla di bambini, mutande sporche,  sciopero del silenzio e la nuova serenità famigliare e sociale del Giappone negli Anni '60. Grande misura e delicatezza per un genio al crepuscolo.
Giapponese è anche il film seguente: My Pretend Girlfriend di Saiji Yakumo. Storia di liceali e primi amori che, come topos, dovrebbe essere vietato per legge, per lo meno nel Sol Levante. Ogni accostamento con Ozu sarebbe impietoso. Anche in un'operina come quella appena vista,  i tempi e le scelte narrative sono impeccabili. In questa commedia sentimentale, invece, i tempi sono rarefatti fino allo sfinimento e l'idea iniziale del film, la finta relazione, si logora dopo il primo quarto d'ora. Sono sicuro che quando uscirà in patria sarà un successo. Come da noi i film di Moccia.
Broken di Lee Jung-ho riporta nel mondo reale con una storiaccia di stupro e omicidio da parte di due ragazzi ai danni di una coetanea. Quando il padre della ragazza scopre i colpevoli prima della polizia, inizia un'allucinata caccia all'uomo. Parte veloce il film di Lee presentando in poco tempo i protagonisti, il ritrovamento della ragazza e l'inizio della vendetta. Poi la location si trasferisce sui monti innevati e tutto si sfilaccia e si arena. I poliziotti fanno cose idiote: lo stupratore, un ragazzino, è più sfuggevole di Houdini; il padre, mezzo assiderato e zoppo, arriva sempre prima di loro. Il finale è demente e si spera che forze dell'ordine come quelle, quasi da torte in faccia, esistano solo nei film. Da rimontare.
Il film di prima serata è, stranamente per le consuetudini del festival, un piccolo film filippino low budget: Shift della giovanissima Siege Ledesma, storia d'amore impossibile tra una ragazza un po' maschiaccio e un bel ragazzo gay. I ritratti dei due personaggi, con le loro chat da smartphone riportate ai lati dello schermo, sono ben definiti, così come l'ambiente lavorativo nel quale si muovono. Non si capisce, però, che interesse possa destare una storia in fondo così banale e prevedibile. Inutile.
Finale in grande stile, come da previsioni, col secondo capitolo della saga di Thermae Romae del regista Hideki Takeuchi, presente in sala a promuovere, umoristicamente, il bidè portatile, ultimo ritrovato tecnologico in materia di igiene intima. Ritroviamo l'architetto Lucius Modestus alle prese coi suoi viaggi nel futuro per apprendere le meraviglie dei bagni giapponesi. Nuove gag, nuovi pericoli e grosso budget per un blockbuster il cui capitolo uno è in uscita a giugno nelle sale italiane. Pubblico divertito e plaudente, per quello che è stato, a mio avviso, il miglior film nipponico di quest'anno, nonostante il primo premio del pubblico venga conferito,  poco dopo, a The Eternal Zero.
Breve ritiro per gli ultimi conteggi, esibizione della fastidiosissima banda e proclamazione dei vincitori. Oltre al giapponese già detto, The Attorney e Barber's Tale arrivano rispettivamente al secondo e terzo posto. Thermae Romae II si aggiudica il premio di MyMovies.
Abbastanza deluso e dubbioso sui criteri di votazione, saluto il festival e queste cronache con il mio podio personale:

1° posto: The Raid 2: Berandal. L'ignoranza intelligente del più puro dei film picchiaduro.
2° posto: The Midnight After. L'unico film del FEFF 16 ad elevato tasso di originalità.
3° posto: That Demon Within. Dante Lam è l'epigono di Johnnie To.

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