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Far East Film Festival 2014: il diario dell'ottava giornata

Una grande Eugene Domingo infiamma il Day 8 della rassegna di Udine: dieci minuti di applausi per la protagonista del filippino Barber's Tale, del giovane regista e scrittore Jun Robles Lana

Saltato a piè pari il film coi bambini delle nove (Hello! Junichi), non sfuggo al successivo con adolescente più cane, alias Einstein and Einstein di Cao Baoping. Piccolo dramma famigliare con adolescente difficile, cagnolino sparito e sostituito, padri separati e fratellastri. L'impianto è ben fatto, gli interpreti in parte, ma la storia fatica a decollare. Colto da ispirazione improvvisa, esco nel foyer e passo il resto della mattinata a chiacchierare con la simpaticissima Eugene Domingo, di cui parlerò più avanti e in altra sede, forse.
Torno in sala per la proiezione delle due, carico di aspettative: Bilocation della regista giapponese Mari Asato. Presentato come psycho-thriller, la storia riguarda un gruppo di persone che, inspiegabilmente, sono perseguitate dalle loro copie, solide e autonome, pur se legate all'esistenza degli originali. Dopo una buona partenza, parlata in russo e in stile horror, il film si incarta quasi subito in incongruenze, situazioni paradossali e comportamenti illogici dentro una trama inesistente che simula oscuri psicologismi per celare incompetenza registica. Irritante.
Molto meglio il seguente The Face Reader di Han Jae-rim, unico film in costume del festival. Attorno alla metà del 1400, durante la dinastia Joseon, il sagace Nae-kyung, una sorta di Lombroso medievale, è reclutato a corte per aiutare il re a individuare, attraverso la fisiognomica, i possibili traditori. Tra successi, intrighi, drammi famigliari, il consigliere mentalista, interpretato dal sempre straordinario Song Kang-ho, sarà attore e vittima della lotta per il potere. Uno dei migliori film storici coreani di sempre anche se infettato da qualche lungaggine e inutili compiacimenti estetici.
Il film di prima serata è il filippino Barber's Tale, del giovane regista e scrittore Jun Robles Lana. Ambientato in un villaggio rurale durante la dittatura di Marcos, si racconta la vita di Marilou, sposa sottomessa del barbiere del villaggio, che alla morte del marito ne eredita l'attività. Dopo le prime diffidenze, i paesani accettano la novità, grazie alla bravura e al carattere dolce e presente della 'barbera'. La vicinanza con il figlio guerrigliero di un'amica e la moglie maltrattata del sindaco faranno crescere nella protagonista una coscienza politica che la porterà lontano. Dieci minuti di applausi per la protagonista, la meravigliosa Eugene Domingo, dicono di quanto si è visto si regga sulle sue spalle minute. Non c'è dubbio che, senza la sua umanissima e misurata interpretazione, questo film, anche coi suoi pregi di solidità narrativa e impegno politico, non avrebbe girato il mondo come sta facendo. Eugene, commossa per il tangibile amore e gratitudine dell'audience, piange felice.
Finale coreano con Cold Eyes di Kim Byung-seo e Cho Ui-seok, remake dell'hongkonghese Eye in the Sky. Un gruppo di super agenti, specializzati in sorveglianza, dà la caccia a una banda di rapinatori professionisti capitanati da un invincibile e intelligentissimo super criminale. Action thriller ben costruito che vince ogni allettante richiamo di Morfeo.

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