Extra festival ed eventi: speciali, interviste e approfondimenti

Ti trovi qui:HomeFestival ed eventiExtra festivalDiario Festival di Rotterdam 2014: i film si comprendono alla fine

Diario Festival di Rotterdam 2014: i film si comprendono alla fine

Uno sguardo ai film in concorso alla 43esima edizione del Festival di Rotterdam: opere prime e seconde di registi emergenti che, anche se con alcuni limiti, non lasciano indifferenti...

All'interno del concorso principale del Festival di Rotterdam 2014 cominciano a definirsi temi e modalità di racconto. Seppur si tratti di opere prime o opere seconde, la qualità realizzativa e il livello narrativo, tutto sommato, appaiono discreti perché ciò che muove i registi è un'esigenza ben precisa
Il programma odierno dell'Hivos Tiger Award Competion - la sezione competitiva della rassegna - comincia da Rio de Janeiro.

Casa Grande, primo film di finzione del documentarista brasiliano Fellipe Barbosa, si svolge a Rio nei quartieri dove vive l'alta borghesia. Qui risiede, nella sua enorme casa, anche la famiglia di Jean (Thales Cavalcanti), un ragazzo di 17 anni che trascorre la sua esistenza all'interno della sua abitazione. È accompagnato a scuola dal maggiordomo, esce poco e scopre la sessualità grazie alla fascinosa cameriera. Jean, però, spinto dagli amici, vuole uscire: desidera vivere Rio anche di notte. Un giorno tornando a scuola in autobus, conosce una ragazza, popolana, che gli apre gli occhi sul mondo. Il ragazzo scopre i problemi razziali che affliggono la sua città; scopre così la vita, un modo di pensare autonomo e, soprattutto, che può scegliere di creare il suo futuro secondo le proprie esigenze, andando anche contro la volontà paterna. La situazione tra Jean e i genitori si inasprisce, inoltre, anche a causa del padre che tiene nascosto ai suoi familiari la fine del suo lavoro.
Casa Grande narra l'universo umano di Rio, attraverso uno studio psicologico e sociale delle sue classi sociali. È descritta l'arroganza del padre di Jean, ancorato a un sistema di pensiero retrogrado e razzista che trincera la sua famiglia nella casa, chiusa nella sua solidità e lontana dai veri problemi della città. Con lo stesso punto punto di vista che vuole indagare e non giudicare, il regista descrive la spontaneità e la naturalezza di vita del popolo. Seppur tutto ciò possa essere banale e già indagato dal cinema, Barbosa rende tutto meno scontato, lasciando che lo scontro sociale si condensi in Jean, nei suoi turbamenti e dubbi, e permettendo che sia la sua volontà di capire cosa è giusto e cosa è sbagliato a prevalere.

Casa Grande, quindi, racconta di una tensione sociale che in Riocorrente di Paulo Sacramento esplode definitivamente. Il film è ambientato a São Paulo e propone le storie di due uomini e una donna. Carlos è un ex ladro di auto che cerca di sistemare la sua vita, prendendo con sé anche un ragazzo di strada. È costantemente pervaso, però, da un desiderio incessante di cambiare lo stato di cose. Marcello è un critico d'arte, idealista a tal punto da non riuscire a comprendere ciò che gli sta attorno. In mezzo c'è Renata che non vuole scegliere tra il furore del primo uomo e la calma intellettuale del secondo. Ciò che interessa al regista, più che il triangolo amoroso, è la tensione sociale che pervade la città, l'atmosfera pesante che respira il popolo, fatta di ingiustizie, poca uguaglianza e poco rispetto. Per illustrare tutto questo, Sacramento utilizza molti simboli, metafore: un impianto visivo cupo, sinistro, corredato da una musica opprimente e dallo sguardo tagliente di Carlos. Questo crescere di rabbia è descritto in un climax di pensieri e azioni dei protagonisti che esplode nelle scene finali in cui il fuoco che li domina si accede. Il limite di Riocorrente è proprio questo, però, ossia lasciare troppo spazio alla forma e ai simboli narrativi. A esclusione di Carlos, infatti, i personaggi risultano poco esplorati e limitati, e la narrazione procede legata alle loro singole azioni che ritraggono, però, il quadro del cambiamento.

Sulla descrizione di un'atmosfera si basa anche la pellicola Farewell to the Moon del video-artista olandese Dick Tuinder. È l'anno 1972 e in Olanda come nel mondo rappresenta la fine del periodo storico più creativo e vitale del Novecento: il '68, che si conclude con l'ultima missione dell'Apollo sulla luna da parte degli Stati Uniti. Il protagonista della pellicola è Duch, interpretato da Ward Jansen, innamorato della luna tanto quanto della sua vicina. Ne è affascinato e desidera conquistarla. Altri sogni popolano il condominio in cui abita il ragazzo. C'è quello di suo padre di continuare a vivere una vita sfrenata, anche se ciò implica allontanarsi dalla famiglia, insieme alla nuova vicina, artista e libertina. Poi c'è il desiderio della giovane vicina amata da Duch di conquistare il ragazzo motociclista, anche se lui è atrattato da un'altra. Ognuno di loro, nell'ottica del regista, rappresenta un sogno destinato a spezzarsi, perché la situazione sociale che li circonda è drammatica. Si sentono attraverso la radio i bollettini di morte della guerra in Vietnam, i disastri sociali in Africa e le azioni terroristiche che invadono l'Europa. Il film, quindi, riesce nell'intento di descrivere questa atmosfera, senza mai eccedere, ma calibrando reazioni, pensieri e mutamenti dei protagonisti. In alcuni momenti, però, le scelte visive sono troppo azzardate, tanto da sviare il senso generale della pellicola.

Tutte queste opere prime o seconde sono accomunate da un buon impianto ideologico che deve maturare e svilupparsi visivamente. Si evince, però, correttamente la crisi sociale e di insofferenza che pervade la contemporaneità anche per Farewell to the Moon: seppur il film sia ambientando nel 1972, può essere inteso come metafora dei tempi attuali in quanto il regista utilizza un linguaggio universale nel descrivere quell'atmosfera. È comprensibile la necessità di spiegare e 'dimostrare' dei singoli registi che, infatti, osservando le pellicole, non sembrano preoccuparsi del tempo di narrazione o delle esigenze produttive di rendere le pellicole fruibili per il pubblico medio.
I film si comprendono alla fine, sembrano voler affermare i registi, e quindi loro li sviluppano come meglio credono.

Vai alla scheda dell'evento




Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.