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Never Ending Man: Hayao Miyazaki - Recensione

Il racconto del grande ritorno di Hayao Miyazaki dopo il ritiro del 2013. Le contraddizioni del maestro dell'animazione che tra riflessioni sulla vecchiaia e la morte riscopre la voglia, la necessità di ricominciare. Ancora una volta

La stagione 2017 di Anime al cinema, progetto di Nexo Digital e Dynit, si conclude con un omaggio a un genio dell'animazione. Il più grande creatore di storie disegnate in movimento: Hayao Miyazaki. Never Ending Man è l'ultimo documentario sul maestro giapponese. Ad aprire il film, prodotto dalla televisione NHK, sono le immagini della conferenza stampa del settembre 2013 in cui Miyazaki annuncia il ritiro. Non è prima volta, ma questo volta il regista sembra più deciso che mai a smettere. Mentre a Venezia viene proiettato Si alza il vento, ennesimo capolavoro di una carriera inimitabile, le parole del maestro, non presente al Lido, gettano un velo di tristezza tra gli appassionati che faticano a pensare al futuro del cinema di animazione giapponese senza il suo guru. E invece, per fortuna, Miyazaki ci ripensa. Non è il momento di dire basta. Non ancora. Miyazaki per dirla alla giapponese, ricordando un film del grande Akira Kurosawa, anche lui ammiratore di Miyazaki. Irrequieto, incapace di stare senza creare, decide di accettare una nuova sfida. La realizzazione di un corto in computer grafica, con una squadra di giovani animatori specializzati in CGI.
Il documentario segue il difficile adattamento al mezzo e ai nuovi compagni di lavoro che non sono più i fidati collaboratori dello Studio Ghibli, ormai smantellato. Fino a quando Miyazaki non si convince a rianimarlo per il grande ritorno. Un nuovo lungometraggio, con la consueta tecnica del disegno a mano, da ultimare secondo programma per il 2020. Seguendo questo percorso, il documentario offre un ritratto del maestro giapponese che completa quello visto con Il regno dei sogni della follia. Kaku Arakawa parte sostanzialmente da dove finiva il lavoro di Mami Sunada. La struttura di base è quella: seguire Miyazaki - inquadrato con l'immancabile grembiule e la sigaretta spesso accesa - catturando le sue riflessioni mentre disegna e non solo. Va detto però che il risultato in questo caso è minore rispetto al più interessante e poetico viaggio all'interno dello Studio Ghibli, durante le fasi finali della realizzazione di Si alza il vento, che regalava il documentario del 2013. Never Ending Man paga la sua natura televisiva nella confezione e una costruzione narrativa che delinea un andamento, scandito in capitoli, troppo didascalico. Tutto è lasciato alla personalità di Miyazaki (così forte, ingombrante da distruggere tutti i possibili eredi come si rammarica lo stesso maestro nel documentario). E la sua personalità basta a costruirci un film sopra. Almeno per gli appassionati del suo mondo. Dello Studio Ghibli che, come dice Toshio Suzuki, lo storico produttore, esiste per Miyazaki. Dalla visione emergono le contraddizioni dell'uomo - poetico e pessimista, disponibile e capriccioso, gentile e durissimo - che avvicinano ancora di più il genio dell'animazione al pubblico innamorato delle sue storie, dei suoi personaggi. Anzi persone per la dirla come Miyazaki che in un passaggio del film si vede mentre rimprovera un collaboratore in questo modo: Hai disegnato personaggi, devi disegnare delle persone. Una frase simbolica non solo della sua maniacale cura dei dettagli, ma anche della filosofia che anima il lavoro del maestro giapponese: artigianale e in qualche modo spirituale, profondamente umana. Differente dalla freddezza che traspare dal modo di lavorare dei giovani animatori CGI con i quali si confronta. E scontra, arrivando a criticarli senza mezze misure. Un percorso necessario per riscoprire il proprio mondo, tornare a quello che sa fare meglio di tutti. Nonostante l'età e la fatica di un lavoro che richiede molto tempo. Quel tempo che, tra continue riflessioni sulla vecchiaia e anche la morte, ha deciso di impiegare ancora una volta con la matita in mano.

Un uomo infinito incapace di smettere di disegnare, che ha detto avrebbe smesso tante volte rimangiandosi alla fine le sue parole. Anche stavolta, per fortuna. Lunga vita Maestro.






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Fabio Canessa

Viaggio continuamente nel tempo e nello spazio per placare un'irresistibile sete di film.  Con la voglia di raccontare qualche tappa di questo dolce naufragar nel mare della settima arte.

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