Hayao Miyazaki, il grande maestro dell'animazione. Il suo strumento base la matita, capace di creare, come una bacchetta magica, una galleria di personaggi unici e indimenticabili. Icona per eccellenza della sua produzione è Totoro, un buffo animale a metà strada tra un orso, un gatto, un procione, una talpa che rappresenta lo spirito della natura, protagonista del lungometraggio Il mio vicino Totoro.
Realizzato nel 1988, il film è arrivato nelle sale italiane soltanto nel 2009. Ora Lucky Red lo riporta al cinema per festeggiare i trent'anni dello Studio Ghibli, fondato ufficialmente nel 1985 da Miyazaki insieme all'altra leggenda dell'animazione giapponese Isao Takahata. Bella occasione per rivedere su grande schermo questo capolavoro che non stanca mai e ogni volta regala emozioni, quelle che vivono le protagoniste Satsuki e Mei. Sorelle, di undici e quattro anni, con il papà si trasferiscono in campagna per stare più vicini all'ospedale dove è ricoverata la loro mamma. Nel bosco a pochi passi dalla casa vive una creatura fantastica. Intorno a questa trama si sviluppano in fondo pochi accadimenti, ma dalle ricche sfumature. Rivederlo permette di cogliere e apprezzare meglio particolari che rendono speciale questo film, per esempio la descrizione del paesaggio: quadri di vita di campagna catturata con la diversa luce del sole che varia dal pieno giorno al tramonto. Totoro è molto popolare in Giappone, amatissimo, e citato anche in diverse opere e film. Per esempio nello straordinario Nessuno lo sa - Nobody Knows di Hirokazu Koreeda che guarda caso ha come protagonisti dei bambini. Il film affronta il tema dell'abbandono dei minori ed è certo impossibile fare un paragone con Il mio vicino Totoro. Eppure anche nel lavoro di Miyazaki è fondamentale l'approfondimento dei sentimenti dei bambini di fronte al dolore. Nel caso specifico la paura delle sorelline (che vivono con il padre molto impegnato nel lavoro) che la madre, dalla quale sono lontane perché malata e costretta a stare in ospedale, possa morire.
Alcuni momenti di questo capolavoro sono ormai diventati vere e proprie icone del cinema d'animazione, impresse nel cuore e nella mente di tutti gli appassionati. Dalla scena dell'incontro tra le bambine e Totoro alla fermata dell’autobus sotto la pioggia a quella del viaggio a bordo del Nekobus, dalla sequenza della crescita velocissima di un grande albero a quella in cui Satsuki e Mei volano sopra le campagne attaccate alla magica creatura. La trama semplice è pennellata da questi tratti di alta poesia e meraviglia davvero indimenticabili, anche grazie all'accompagnamento delle stupende musiche di Joe Hisaishi la cui collaborazione con Miyazaki raggiunge qui una delle sue vette.

Simbolo dello Studio Ghibli, Il mio vicino Totoro è pervaso della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni più veri che l'animazione, unico genere del cinema, riesce a restituire pienamente. Una fantasia, un immaginario poeticamente credile e vivissimo. A fine visione le parole di commento migliori da usare sono in fondo quelle che esclamano Satsuki e Mei in una delle scene più belle di questo capolavoro: Era un sogno, ma non era un sogno!

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