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Inception

La locandina italiana di InceptionNessun sogno è mai solo un sogno. Ne sa qualcosa Leonardo DiCaprio, maestro nell’arte del rubare le idee dalle mente delle persone durante il sonno. Realtà ed immaginazione, passato e presente, azione e pensiero: Christopher Nolan confonde i piani spazio-temporali in un thriller fantascientifico al cardiopalma
Nel mondo dello spionaggio industriale gli estrattori, esperti della psiche umana in grado di addentrarsi fisicamente nei meandri della mente delle persone allo scopo di rubare preziosi segreti durante il sonno, rivestono un ruolo fondamentale nelle lotte di potere tra le multinazionali a caccia di informazioni riservate. Il più abile estrattore in circolazione è Dom Cobb, il capo di una banda di ladri di idee, vedovo e padre di due figli, braccato dalle autorità statunitensi che lo considerano il responsabile della morte della moglie e pertanto costretto a vivere come un fuggiasco al di fuori dei confini americani. Il rammarico di non poter rivedere i suoi figli ed il dolore per la scomparsa della moglie in circostanze tragiche sono diventati un’ossessione nella sua vita, con conseguenze sull’attività lavorativa. Saito, un potente imprenditore giapponese, ha la possibilità di liberarlo dai tormenti che lo attanagliano, ma ad una condizione: che Dom ed il suo team riescano nell’impresa di entrare nella testa di un suo rivale nel campo delle forniture energetiche, non tanto per estrarre un’idea, quanto per impiantarne una da cui trarre un considerevole beneficio utile alle strategie industriali della sua impresa. Il buon esito dell’operazione permetterà a Dom di riunirsi ai figli e di chiudere con il suo passato, ma le difficoltà di quello che gli viene chiesto di fare sono molte, forse fin troppe.

Leonardo DiCaprio in  azioneIl cinema ci ha ormai abituato a credere che nessun sogno è mai soltanto un sogno (punto di non ritorno Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick: ricordate?). Per Christopher Nolan la dimensione del sogno è fatta della stessa pasta di cui è fatta la vita e di conseguenza non può che confondersi con essa. Chi ha visto i suoi film più personali sa cosa aspettarsi dal suo genio creativo: un miscuglio di situazioni reali, frammenti psicanalitici, slittamenti spazio-temporali e labirinti mentali che si alternano in modo tale da costruire viaggi onirici in cui la consequenzialità degli eventi lascia il posto alle suggestioni visive. Il regista inglese ci aveva impressionato positivamente qualche tempo fa con Memento, messa in scena surreale che voleva lasciarsi vedere come un grande incubo in diretta, affascinante e cupo, su un uomo in lotta contro l’amnesia. Ora torna a percorrere i territori della mente e si supera con un altro film immaginifico, Inception, un gioco ad incastri di sogni che sono l’espressione di conflitti emotivi non del tutto rimossi o di desideri inconsci.

Una scena del filmApparentemente si tratta di un action-movie con una dimensione umana, ma già dalle prime battute ci si accorge che qualcosa non quadra: ogni immagine potrebbe essere reale, ma potrebbe anche essere un effetto distorto dovuto a motivi a volte oscuri. Nolan prova a lavorare nel solco del genere del thriller fantascientifico, quello in cui dietro alla inverosimiglianza delle apparenze esiste una logica razionale che si rivela solo alla fine (occhio al finale). Il suo avrebbe potuto essere un esercizio di stile, se non fosse che la componente narrativo-programmatica riesce a dare un concetto alto, una profondità quasi filosofica, alle sue scelte puramente formali, capaci di scandagliare a fondo i sentimenti dell’uomo in rapporto all’incapacità di accettare la realtà, alle relazioni che si dissolvono ma che rimangono tenaci, ai meccanismi della creatività delle mente umana, al desiderio di fuga da una società chiusa ed organizzata. Con tanti elementi combinati insieme sarebbe stato facile perdere il filo, ma Nolan ha saputo cesellare un immaginario avvincente, impreziosito da un uso sapiente delle scene spettacolari – particolarmente accattivanti quelle in cui due parti di una stessa città si fondono una nell’altra – e da sofisticati effetti speciali.
In un sovrapporsi senza soluzione di continuità tra verità ed illusione, passato e presente, movimento e pensiero, Leonardo DiCaprio (impeccabile la sua prova nei panni di Dom) cerca di venire a capo di una situazione con le ore contate, spostandosi continuamente sul confine tra mondo reale e mondo onirico. Il bello sta nelle sue irruzioni nei paesaggi della psiche, materializzati da Nolan come scenari a metà strada tra un’installazione di un artista dell’avanguardia ed un set cinematografico. DiCaprio è quindi il terminale di blockbuster d’autore che, pur perdendosi in particolari mitopoietici che frenano in alcuni momenti la piena comprensione degli eventi da parte del pubblico, ha una poetica riconoscibile ed un proprio senso dello spettacolo, difficilmente riscontrabili in molti lavori contemporanei destinati ad una vasta platea.

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