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Os Maias (Alguns) Episodios de Vida Romantica - Recensione (Festival di Roma 2014 - Cinema d'Oggi)

Potente affresco tra tragedia e commedia nella Lisbona di metà Ottocento, Joao Botelho con Os Maias porta sullo schermo un grande romanzo europeo attraverso una lettura quasi operistica. Il risultato è un film raffinato e dal respiro amplissimo

Adattamento per il grande schermo dell’omonimo romanzo di Eca de Queiros, uno dei capolavori della letteratura europea dell’800, Os Maias (Alguns) Episodios de Vida Romantica di Joao Botelho è risultato probabilmente il miglior film visto al Festival del Film di Roma 2014: opera dal respiro amplissimo, epopea che si dipana nello spazio di mezzo secolo, il lavoro di Botelho è uno dei maggiori esempi di teatro nel cinema all’insegna di un gusto estetico e narrativo raffinatissimo che apre il suo sguardo sulla società portoghese, e di Lisbona in particolare, del XIX secolo.
Il racconto è incentrato sulla figura di Carlos de Maia, ultimo discendente di un nobile casato, medico e viveur in perfetto stile ottocentesco: amante della bella vita, delle conversazioni e delle donne, l’uomo vive col nonno Alfonso, il grande vecchio della famiglia della quale nel lungo incipit il regista ci racconta la storia intrisa di drammi e di dolori. Il padre di Carlos non superò la fuga d’amore della giovane moglie con un italiano portandosi dietro la figlioletta e rimasto con il solo Carlos in tenerissima età affida il figlio al padre Alfonso per poi togliersi la vita. Il giovane Carlos porta su di sé la tragica storia di famiglia ed ancora di più il vecchio Alfonso, ma la bella vita lisbonese e il clima che si respira in una epoca di grandi speranze e di ricchezza lo conduce comunque ad avere un'animatissima e colorata vita sociale fatta di amori e di amicizie più o meno dotte. Tra gli amici sempre al suo fianco l’aspirante scrittore Joao de Eca, idealista e presunto uomo di talento, nei fatti squattrinato e scroccone che insegue le sue stravaganti ideologie libertarie e letterarie, rimanendo però negli anni sempre fedele compagno di avventure di Carlos.
Quando l’amore colpisce però nel centro del cuore di Carlos, il dramma sempre presente nella storia famigliare torna a farsi presente e a riscuotere la sua tassa: la donna che il giovane ama alla follia non è altro che la sorella che la madre aveva portato via con sé e che ha vissuto per anni di espedienti da tipica mantenuta.
L’incesto vissuto e raccontato come dolorosa sublimazione della passione foriero di tragedie umane. L’ampio respiro e la brillantezza della storia ripiega quindi sul finale nel dramma sentimentale, una sorta di maledizione del fato che segna da sempre la vita dei Maia.
La scelta intrapresa dal regista verso una messa in scena che somiglia più ad una Opera, ha il grande pregio di rendere in maniera vivida i sussulti romantici e sociali che il testo porta con sé: la descrizione di una società portoghese sempre in bilico tra tragedia e commedia è resa in maniera mirabile e la regia di Botelho è di quelle da manuale. Nel film non esistono scene all’esterno, tutto è riportato in un ambito teatrale con gli scenari dipinti ad acquarello dal grande pittore contemporaneo Joao Queiroz che riproducono gli ambienti esterni, l’atmosfera che si respira è un po’ quella del rohmeriano La nobildonna e il Duca, sebbene in Os Maias si colgano una raffinatezza di dialoghi e frequenti riferimenti storici e letterari che fanno di questo lavoro un esercizio stilistico ed estetico di eccellente qualità.

L’affresco finale che ne deriva è di quelli che rimangono impressi: sceneggiatura, regia, colori e dialoghi, atmosfere, musiche che vanno da Verdi a Mozart a Beethoven cercando di assecondare gli stati d’animo, fanno di Os Maias un'opera completa, dove tempo e tragedia umana convivono anche laddove i toni conducono verso registri da commedia, confermando una volta di più la profondità della figura di Joao Botelho, uno dei maggiori registi europei contemporanei.

Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 4

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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