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Ella & John: The Leisure Seeker - Recensione (Venezia 74 - In concorso)

L'ultimo viaggio di una coppia di anziani genitori sul loro vecchio camper. Questo narra il primo film in lingua anglofona di Paolo Virzì, che per l'occasione arruola due attori d'eccezione, Helen Mirren e Donald Sutherland, che insieme sono il film a discapito del regista

Ella e John sono molto anziani e sanno che la loro vita sta giungendo al termine. Lui è in preda a un alzheimer fulminante, seppur sia forte. Lei è lucida, anche se molto fragile e bisognosa della sua famiglia nonostante le critiche. Entrambi, poi, sono imbottiti di medicine. Proprio per questo motivo un giorno decidono di prendere il loro vecchio camper, il Leisure Seeker, e incamminarsi sulla Route 1, destinazione Key West, in quello che potrebbe essere il loro ultimo viaggio insieme. Appresa la notizia i due figli adulti si arrabbiano con loro e si ripromettono di riportali a casa, ma i due anziani genitori sembrano non ascoltare e continuano imperterriti la loro rotta. Attraversano paesi e campeggi, hotel e ristoranti, ricordano e si confrontano, così da far emergere le loro umanità e la reciproca necessità di restare uniti, nonostante emergano alcuni particolari del passato che potrebbero compromettere la bellezza della loro avventura. 
Paolo Virzì approda Oltreoceano e dirige due attori che non hanno bisogno di molte presentazioni: Donald Sutherland e Helen Mirren. Il primo è John, la seconda è Ella. Il regista italiano è a conoscenza del valore dei due e così per tutta la durata del film si attacca con la macchina da presa sulle loro espressioni, sugli sguardi, sui gesti e sulle particolarità con cui accrescono e definiscono i loro personaggi. Lo spettatore, così, osserva piacevolmente e in parte divertito lo svolgersi di due esistenze buffe e umane. I due protagonisti, infatti, combattono contro i limiti della loro età, contro gli acciacchi e le medicine e scoprono l'America, portandosi dietro le loro vite attraverso i ricordi. Questi si palesano innanzitutto quando al lume delle luci del Leisure Seeker i due anziani guardano le diapositive delle fotografie delle vecchie vacanze in compagnia dei figli e dei momenti famigliari insieme. La loro memoria torna viva, inoltre, quando John, ex docente di letteratura inglese, parla di Hemingway e di altri narratori americani con grande foga e passione a chiunque gli rivolga la parola. Dal canto suo i ricordi di Ella sono più lucidi e riemergono condividendo con il marito ciò che è stato. Da uno di questi istanti, però, facendo leva sull'alzheimer del marito, la donna scopre un suo presunto tradimento che è comunque capace di superare per il bene provato nei suoi confronti e della loro unione. 
The Leisure Seeker è quindi un film che si regge sui due attori americani. E Virzì? il regista livornese non c'è, non si sente, non è percepito se non fosse nell'idea di incollarsi ai due protagonisti, elemento linguistico che solitamente definisce le sue regie. Non si evince, però, il guizzo, la particolare caratterizzazione dei suoi personaggi, quella sana follia e ironia che è componente essenziale della sua cinematografia, e quando debolmente emerge, soprattutto nella pazzia del gesto dei due anziani protagonisti di intraprendere il viaggio, è trattenuta da un'impostazione linguistica troppo americana. L'essere comico e sopra le righe, infatti, ha poco a che fare con il sarcasmo e la critica fintamente leggera del cinema italiano di Virzì. Certo c'è l'umanità, c'è la tragedia mista alla commedia, ma sono componenti che lo spettatore nota grazie alla recitazione dei due attori, non perché il regista nell'incastro narrativo lo conduca all'interno dei personaggi.

Virzì, quindi, rimane fuori dalla storia come anche dall'America che in questa pellicola è descritta solo in alcune inquadrature dell'autostrada e dei segnali stradali. A questo scopo non serve certo il comizio anti Trump in cui incappano Ella e John che risuona più come una necessità di dare delle coordinate storiche e temporali al narrato. Paolo Virzì dunque, si sente un figlio del cinema italiano, ed è verissimo e proprio per questa sua appartenenza si può constatare che in questo film ha sbagliato strada.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2

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Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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