DVD a noleggio: Buzz e Woody alla riscossa

16 Ottobre 2010

Pubblicato in Extra
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I due personaggi giocattolo made in Pixar invadono le videoteche con la terza puntata delle loro scalmanate avventure, Toy Story 3 – La grande fuga. Spazio anche ai sentimenti con Brotherhood, love story sui turbamenti omoerotici di una coppia di naziskin

Avventuroso. Mentre Andy si prepara alla partenza per il college, i suoi fedeli amici giocattoli Buzz e Woody si ritrovano in un asilo, dove giocare con dei bambini indomabili non è molto piacevole. Spinti dal motto ‘tutti per uno, uno per tutti’, i due pianificano una fuga. Intraprendono così un’avventura che li porta ad imbattersi in altri giocattoli, alcuni di plastica, altri di peluche, tra cui lo scapolo amico di Barbie, Ken, l’istrice con i caratteristici pantaloncini lederhosen di nome Prickles e Lotso Grandi Abbracci, l’orsacchiotto rosa che profuma di fragola. In Toy Story 3 – La grande fuga ritornano le avventure di Woody, Buzz e di tutti i loro amici giocattoli. Inutile dire che, come da tradizione Pixar, il cartoon realizzato in 3D e diretto con brio da Lee Unkrich è visivamente e narrativamente incantevole. Eccellente animazione per piccoli e grandi, piena di trovate e di gag che non mancheranno di divertire ed emozionare. Uno dei pochi sequel che non fanno rimpiangere l’originale.

Omoerotico. Deluso da un mancato avanzamento di carriera, Lars decide di lasciare l’esercito. Una volta tornato a casa si scopre attratto dal movimento neo-nazista e soprattutto da un membro del gruppo, Jimmy. I due inizieranno una relazione segreta, ma il loro amore proibito dovrà scontare la punizione del gruppo di cui fanno parte. Tuttavia, il sentimento e l’attrazione sono così forti che, pur dovendo infrangere ogni regola, Lars e Jimmy non riusciranno a mettere fine alla loro storia. Un amore declinato in omosessualità quello di Brotherhood – Fratellanza, vincitore del Marc’Aurelio d’oro alla quarta edizione del Festival del Film di Roma. Il film di Nicolo Donato è ben raccontato e gli attori protagonisti (gli emergenti Thure Lindhardt e David Dencik) sono bravi nel tratteggiare due figure rappresentative di tipologie di mascolinità diverse (una più coraggiosa, l’altra più riluttante). Ma se si lascia in secondo piano l’elemento dell’omosessualità (scoprire il proprio lato gay per due naziskin non deve essere facile), ci si ritrova di fronte ad una delle tante storie d’amore impossibili che il cinema ha ampiamente raccontato.

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