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Fuochi d'artificio in pieno giorno - Recensione

Dopo la vittoria dell'Orso d'Oro al Festival di Berlino 2014, arriva al FEFF di Udine il noir cinese di Diao Yinan, prodotto da Vivian Qu.  L'atmosfera è densa e cupa e i misteri si susseguono congelati e rallentati dal freddo e dal ghiaccio

Se si volesse classificare Fuochi d'artificio in pieno giorno si potrebbe definirlo un noir, perché la storia si sviluppa attraverso lo snodo di enigmi tenebrosi e fuorvianti. Effettivamente è così, ma l'impianto narrativo pensato dal regista Diao Yinan procede oltre per attestarsi in un più ampio concetto di giallo, di mistero, di indagine.
Come i migliori noir insegnano, la pellicola, quindi, si svolge al buio, in una città della Cina in cui il sole non compare mai. Tale contesto visivo è aggravato dal nero delle miniere di carbone, cupe e profonde, al cui interno scavando gli operai trovano pezzi di cadaveri disseminati tra i cumuli. Questo è il mistero da risolvere e la soluzione è affidata a un poliziotto, curvo su se stesso, dal volto grave e scuro che fuma sigarette nervosamente, interpretato da Liao Fan, premiato come migliore attore all'ultima Berlinale. Il tempo passa, però, e la soluzione non emerge. Durante le indagini l'uomo partecipa a un conflitto a fuoco in cui i membri della sua squadra perdono la vita. Il poliziotto si salva, ma esce dalla vicenda svuotato con poca fiducia nella vita e si getta nell'alcolismo. È, pertanto, allontanato dalla polizia, ma un suo amico detective prosegue le sue indagini, così da poter lasciare la possibilità al protagonista di continuare la sua ricerca. La soluzione stenta ad emergere e come se non bastasse entrano in gioco due nuovi fattori. Il primo è la neve e il freddo che sporcano ancora di più la vicenda e la immergono in una tetra atmosfera glaciale; il secondo aspetto è una femme fatale (Gwei Lun-Mei), una donna che lavora in una lavanderia che incuriosisce il protagonista e lo conduce alla soluzione del mistero.
La storia pensata da Diao è, quindi, in tutto per tutto un noir. Il mistero, però, non riguarda solo l'indagine sui cadaveri fatti a pezzi, ma tutti gli uomini e le donne della vicenda. Fuochi d'artificio in pieno giorno infatti, è - si perdoni il gioco di parole - un giallo che utilizza lo schema di un giallo per risolvere un giallo più grande.
Nel film l'assassino non è il solo, infatti, ad essere attanagliato da un disagio, in quanto ne sono vittime tutti i protagonisti e in particolare l'ex poliziotto protagonista. È lui il vero personaggio misterioso, il principale enigma da risolvere. Cosa lo costringe a essere così cupo, quasi senza vita e gelido come il ghiaccio che lo stringe? Il film inizia con la moglie che gli chiede il divorzio, ma sembra che qualcos'altro tormenti il suo animo, qualcosa di più globale, di più generale in grado di espandersi anche a tutti gli altri personaggi. La soluzione proposta dal regista è, dunque, il malessere di vivere in uno stato sociale senza valori, dominato dalla ricerca continua del male reciproco. Questo si concretizza in omicidi-esecuzioni, nella manipolazione reciproca in cui sono coinvolti il protagonista e la donna, nei tesi rapporti interpersonali e nella ricerca continua dello scontro. Tali aspetti sono resi quotidiani, normali gesti di vita reciproca in un luogo in cui il ghiaccio anestetizza le persone e i sentimenti. Qui ogni uomo è allo stesso tempo vittima e carnefice.

Il mondo descritto da Diao è allo sbando. Vive di misteri, di odio e di gesti surreali come il cavallo che abita in un palazzo o i fuochi d'artificio sparati da un edificio disabitato in pieno giorno che rimandano al titolo del film. Il regista crea questa tessitura di indizi perché è lui stesso, innanzitutto, il più grande manipolatore. Diao gioca con i suoi personaggi e con la mente dello spettatore, fornendogli indizi, prove in grado di condurlo alla verità e allo stesso tempo lo stordisce con elementi scenici in apparenza fuori luogo, anche se alla fine concede la soluzione o almeno è quello che appare.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3.5

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Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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