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Boundless (Far East Film Festival 2014) - Recensione

Chi è veramente Johnnie To? Un regista di Hong Kong con all'attivo circa 50 film che ha dedicato la sua vita alla settima arte e con un'idea chiara sul suo paese, sul suo cinema e sul mondo di oggi. A raccontarcelo ecco il documentario Boundless di Ferris Lin

Ferris Lin è un giovane regista con all'attivo soltanto dei corti. Al termine del suo percorso di studi alla School of Film and Television della Hong Kong Academy for Performing Arts ha realizzato un documentario di circa 90 minuti, dal titolo Boundless, incentrato sulla figura artistica di un grande
regista di Hong Kong, Johnnie To. Un cinese che racconta un hongkonghese, insomma, o per meglio dire un giovane che apprende e diffonde la lezione di un vecchio e consolidato modo di fare cinema spiando e seguendo il maestro To durante la lavorazione di due suoi film Romancing in Thin Air e Drug War (2012).
Il documentario, infatti, propone molte interviste concesse da Johnnie in cui il regista parla di cinema, della consolidata collaborazione con la sua troupe abituale, di come ha iniziato a fare film, semplicemente perché da giovane voleva lavorare in questa industria, e del fatto che i suoi lavori non nascono con la sceneggiatura, ma da suggestioni, atmosfere, stimoli. Così è stato per Exiled (2006) o per The Mission (1999), pellicola indimenticabile che ha risollevato le sorti della Milkyway Imagine, la sua casa di produzione. Ferris Lin ritrae così un To sognatore che si getta nei sui film non curante di quanto potrà accadere, come confermato dalla voce stessa di alcuni suoi collaboratori quali lo storico sceneggiatore Wai Ka-fai e l'attore Lau Ching-Wan.
Il documentario mostra anche un Johnnie To furioso in particolare contro la troupe cinese con cui ha collaborato nei suoi film coprodotti tra Cina e Hong Kong. I tecnici continentali sono rei, secondo la logica artistica del regista di HK, di non capire che il cinema è sogno, è immaginazione e non solo un prodotto materiale, fatto solo di cambi scena e di una recitazione meccanica. Da questo spunto prende vita la seconda parte di Boundless in cui le parole di To affrontano i macro problemi del cinema. Innanzitutto chiarisce la contrapposizione e la prevaricazione che la storica industria cinematografica di HK subisce nei confronti di quella cinese. Johnnie sente il desiderio di rilanciarla, di conferirle nuova linfa a patto che lei stessa sia in grado di ricordare quali fattori e idee l'hanno resa grande in passato, ossia la capacità di trasformare sogni e suggestioni in immagini. Da qui il discorso si allarga anche a temi riguardanti la politica e la società di HK, seppur To tenga a sottolineare come abbia sempre cercato di non fornire giudizi politici nelle sue pellicole a esclusione di quanto visto in Election 2. In questo film, sottolinea il regista, ha cercato di creare un parallelismo tra l'avidità e la brama di potere del protagonista e i profili dei politici HK a circa dieci anni dall'annessione alla Cina.
Boundless, dunque, ritaglia la figura di Johnnie To come di un mestierante del cinema convinto che
questo non sia solo business, ma soprattutto comunicazione di un messaggio che si sviluppa e
cresce dalla sua mente per prendere vita nell'esperienza sul set. Dalla voce dei suoi tecnici e dalle immagini dei backstage dei suoi film si evince l'ottimo clima di cooperazione e armonia instaurato dal regista hongkonghese con la sua troupe che, per questo motivo, l'ha sempre ripagato con una
fiducia senza limiti anche nei periodi di crisi della Milkyway.
Johnnie To è, dunque, un artigiano, pervaso da antichi valori e consolidate idee e refrattario alla meccanizzazione moderna del cinema tanto da accettare con un po' di riserve la tecnica di ripresa digitale. Quando Lin gli chiede la sua opinione in merito, la faccia di To diviene dubbiosa e le sue parole rimandano alla fascinazione di un passato in cui la sala del montatore era invasa dai chilometri di pellicola. Il maestro ha lo sguardo perplesso quando osserva le macchine da presa digitali, ma dentro di lui si scorge, comunque, il desiderio di non arrendersi di fronte a nessun tipo di sviluppo tecnologico e di continuare a fare i film a modo suo fino a quando ne sentirà lo stimolo.

Nella descrizione del carattere fermo e consolidato del regista di HK risiede il valore di Boundless. Il documentario tralascia opinioni critiche e giudizi forsennati sui film di To, per privilegiare l'artisticità del cinema di questo maestro.

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