Nei primi anni '80 Taiwan era di fatto una colonia americana: cinema, televisione, musica, tutto era a stelle e strisce, a seguito dell’importante ruolo che gli USA ebbero nel proteggere l’isola dalle pretese territoriali cinesi.
Quando dal 1983, come una sorta di magica ribellione e di ricerca di una identità, alcuni cineasti, primi tra tutti Hou Hsiao-hsien ed Edward Yang, inaugurarono, probabilmente involontariamente, una nuova stagione cinematografica che vedeva il ritorno a tematiche e stili più consoni a Taiwan, la rinascita cinematografica fu stupefacente: il Nuovo Cinema Taiwanese nasceva così e produsse lavori di inestimabile bellezza e valore fino a ricevere la consacrazione definitiva con il Leone d’Oro a Hou Hsiao-hsien per Città dolente nel 1989, testimonianza che ormai quella corrente cinematografica aveva superato i confini angusti di Taiwan.
La regista taiwanese Chinlin Hsieh presenta a Venezia 71 un documentario che racconta quel magico periodo che tanta importanza ebbe nel panorama cinematografico non solo asiatico: lo fa attraverso un lavoro che si basa su numerose interviste, confronti, dialoghi con registi e critici cinematografici di ogni parte del mondo, da Hirokazu Kore-eda a Kiyoshi Kurosawa, da Olivier Assayas a Marco Muller, da Jia Zhang-ke a Wang Bing, solo per citarne alcuni.
Sarebbe però un errore considerare Flowers of Taipei un semplice e didascalico resoconto freddo e impersonale di incontri e interviste: dietro l’opera di Chinlin Hsieh, commissionata in occasione dei trenta anni dalla nascita di quella stagione cinematografica, c’è un'appassionata e sentita testimonianza di come quei film e quegli autori abbiano profondamente influenzato l’ideologia cinematografica stessa in tutto il mondo; quel periodo ebbe un grande riscontro al box office solo per i primi due anni, ma grazie alla profonda autorialità dei suoi interpreti ha steso la sua lunga onda per molti anni a seguire, diventando un cinema forse di nicchia, probabilmente difficile, addirittura elitario, ma sicuramente riconosciuto da molti di importanza fondamentale dal punto di vista artistico.
Tutta la documentazione sapientemente raccolta dalla regista sta a dimostrare proprio la peculiarità di quel periodo così intenso artisticamente per il cinema di Taiwan, molto legato alla cultura e alle tradizioni del paese, nonché al periodo storico che coincise con il ritorno alla piena democrazia grazie all’abrogazione della legge marziale del 1987. Nonostante queste premesse, l’influenza che ne scaturì sugli autori contemporanei fu grandissima e come risultato vi fu la produzione di opere straordinarie da parte di diversi registi di cui i citati Hou Hsiao-hsien e Edward Yang sono solo i nomi più famosi e quelli che con più facilità hanno superato i confini nazionali.

Flowers of Taipei - New Taiwan Cinema è quindi al contempo un interessantissimo e raro documento cinematografico storico e un omaggio sincero e lucido quasi planetario ad una stagione cinematografica di un piccolo paese che ha avuto la forza di superare le barriere e i confini nazionali per diventare un movimento che ancora oggi, sebbene tale corrente ormai si sia esaurita, è capace di lasciare il segno nelle opere di quei registi, non solo taiwanesi, che ne furono influenzati.

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