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Venezia 80, giorno 1: cronache di cinema e non solo

Un resoconto fatto di news, rumors, eventi, volti, chiacchiere, battute, dichiarazioni e ovviamente cinema per spiegarvi bene cosa significa vivere ogni giorno la 80a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Oggi parliamo di una novità macroscopica, di una conferma (negativa), del Comandante De Angelis e dei corti di Orizzonti

Bentrovati cari lettori di LinkinMoies.it alla 80a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. Non vi salutiamo con un classico “Benvenuti” perché per noi e ci auguriamo anche per voi, ogni anno è un trovarsi nuovamente qui su queste colonne con il nostro, ormai famoso e consolidato, diario o detto anche cronache dal Lido. Quanti anni sono che scriviamo questo diario? Tra una forma e l’altra saranno ormai dieci anni che vi raccontiamo la kermesse di cinema del Lido in questa modalità. Un tempo facevamo il racconto ora per ora, evento dopo evento (e abbiamo notato che abbiamo fatto storia perché altre testate online da qualche anno propongono una cronaca tale e quale a come facevamo noi. Ma sarà solo un caso!). Poi, però, questa forma di narrazione non andava più bene, perché il numero di film da vedere è diventato maggiore a causa dei super programmi di proiezioni degli ultimi anni e dei conseguenti accavallamenti nella visione. Il diario era diventato una cronaca di entrate e uscite dalla sala. Per cui al diario-cronistoria siamo passati al riassuntone di giorno in giorno, le cronache del Lido, che vediamo vi soddisfa e vi incuriosisce sempre di più! Bene, bene! 

Insomma, veniamo a noi. L’edizione 2023 delle nostre cronache rimane la medesima degli anni passati. Questa sintesi extralarge della giornata sarà redatta ogni giorno (pubblicata alla sera) con l’obiettivo di restituirvi primariamente il cinema della Mostra, i film visti nel buio della sala. Nelle nostre intenzioni, vorremmo vedere almeno un film del concorso e una possibile sorpresa da rintracciare tra le selezioni della Settimana della Critica, di Orizzonti e delle Giornate degli Autori, così da tenere fede a quell’idea di scoperta insita nella natura di un festival cinematografico. Poi il nostro diario sarà anche condito con i discorsi di registi e degli attori (quelli che ci saranno, perché lo sciopero degli attori di Hollywood sta tagliando molte presenze); vorrà restituirvi l’atmosfera, la vita qui, in riva all’Adriatico, tra il mare, il sole (tanto), l’eventuale pioggia (poca, speriamo) e questi insostituibili palazzi che tratteggiano in maniera unica un pezzo del Lido di Venezia. Ogni giorno quindi vi terremo compagnia. Non tutti però, perché venerdì 8 settembre, penultimo giorno, da qui, dalla cornice di terra e cielo appena descritta, trasmetteremo una puntata speciale del nostro podcast, La Luce del Cinema! Vogliamo parlarvi della Mostra da un altro punto di vista, più interno, quasi più intimo, sicuramente più di vita vera e vissuta, cercando di esprimere a parole quello che vediamo e viviamo ogni giorno di Mostra del Cinema.
Bene, iniziamo! Si spengono le luci nella sala, che le proiezioni di Venezia 80 abbiano inizio! 

Giorno 1. Il nostro racconto inizia con una novità macroscopica e una conferma (negativa). Innanzitutto la novità. Dopo decenni, e non scherziamo, La Biennale ha deciso di cambiare la foto nell’accredito. Questa non è una novità, è un evento epocale come la vittoria di un mondiale di calcio o una sufficienza nella materia più insufficiente dell’intera vita scolastica! Personalmente, ma so di colleghi che aspettano da molto più tempo, uno è in redazione, attendo l’aggiornamento della foto dal 2006. Nella foto accanto ne avete la prova. In alto, infatti, potete notare la mia fotografia nel mio primo accredito, all’epoca culturale, alla Mostra. Avevo 23 anni, ero uno studente universitario di storia dell’arte con una grande passione per il cinema. E questa foto mi ha accompagnato e identificato, da Venezia 63 a Venezia 79. Poi è avvenuto il miracolo! Sotto potete vedere la nuova foto, più vicina, molto più vicina, alla mia fisionomia attuale di insegnate di lettere, sempre appassionato di cinema, ma con qualche anno in più (il conto lo faccio fare a voi per amor proprio!). Ricorderò, ricorderemo, Venezia 80 anche per questo. Veniamo alla conferma (negativa). Il sistema di prenotazione dei biglietti per noi accreditati, non è cambiato di una virgola rispetto agli anni passati. Nonostante le petizioni, le lettere di diffida, le proteste, gli insulti e le minacce (sui social sono partite anche queste), La Biennale non ha cambiato modalità di prenotazione. Nei giorni passati quando abbiamo prenotato i biglietti per le proiezioni delle prime giornate, abbiamo dovuto fare le infinite code per accedere al sistema, essere sbattuti fuori improvvisamente per motivi sconosciuti e soprattutto notare che non è stata inserita la priorità nelle prenotazioni per i diversi accrediti, annullando di fatto la ragione d’essere dell’accredito stesso suddiviso per colori (a questo punto è meglio farne uno generico denominato “Stampa” o “Press” e risolviamo il problema). La situazione è questa. Non crediamo migliorerà, speriamo non peggiori, a noi non resta che adattarci. Sì, questa è una resa. Hanno vinto loro. Quindi per non incappare in ulcere e/o gastriti dovute alle arrabbiature e per amore del cinema, ci adeguiamo e il capitolo “prenotazione biglietti” non sarà più affrontato. 

Come sta la Mostra? (Aspetto generale). Il Lido si presenta nella sua sistemazione solita. Alla fine del Lungomare Marconi si apre sempre la prospettiva sul Palazzo del Cinema adornato con le solite bandiere sul tetto, le belle lampade tonde che illuminano l’ingresso principale e la scritta Venezia80 che troneggia sulla facciata. A fianco si ergono il Palazzo del Casinò, come sempre da quasi un secolo, e il cubo rosso, da qualche anno, detto anche Sala Giardino. Attorno l’area relax e il prato, mentre davanti al Casinò la fontana continua ad attirare bambini e tutti coloro vogliono trovare refrigerio dal caldo (non oggi perché da ieri il Lido è bersagliato dalla pioggia e il cielo è coperto). In fondo alla strada, lungo e stretto con i suoi mattoni e il suo inconfondibile tetto su più livelli in stile arabeggiante-liberty si intravede l’Hotel Excelsior, mentre il grande gigante addormentato, l’Hotel des Bains, sembra dare alcune cenni di vita. Leggiamo infatti sul programma che qui fino all’8 settembre ogni sera dalle 18 alle 20 con ingresso libero ci sarà il Reef beach bar nello spazio Dopocinema Cosmopolitan per celebrare i film in concorso attraverso interviste, dibattiti e incontri. Non può che farci piacere vedere questo immenso gioiello riprendere vita. Ci auguriamo che sia in vita anche nei prossimi mesi e anni. Siamo in attesa di vedere la nuova Sala Perla, il cui restauro è stato accennato dal presidente Cicutto nella conferenza stampa di presentazione del programma della Mostra. Vi teniamo aggiornati.

E il cinema? Eccolo! Quest’anno il film d’apertura è il sesto lungometraggio di Edoardo De Angelis, Comandante, che torna al Lido dopo aver presentato Perez e Invisibili, quest’ultimo alle Giornate degli Autori. L’ultimo film italiano che ha aperto la Mostra è stato Lacci di Daniele Lucchetti nella Mostra impossibile, quella del 2020. La scelta del film del regista italiano fu un compromesso visti i tempi, proprio come Comandate, dal momento che l’apertura era stata affidata a Challengers di Luca Guadagnino, però poi c’è stato lo sciopero degli attori di Hollywood e tutto il resto. A voler essere maligni sembra che Barbera e il suo comitato di selezione rimedino sui film italiani in situazione di crisi, ma sappiamo che non è così e non vogliamo essere maligni! Parliamo del film. La pellicola di De Angelis, continuando con la cattiveria, parte dalla panchina e diciamo che in questa partita non lascia il segno. Indipendente dalla scelta di fare di Comandante il film d’apertura, questo film non era da concorso, forse da fuori concorso. Vi ricordate che nella puntata del nostro podcast quando abbiamo elencato i possibili film italiani a questa Mostra, abbiamo detto che la pellicola di De Angelis non aveva catturato l’attenzione dei selezionatori? Se così è andata, avevano ragione. Il regista napoletano non gira un film, ma dipinge una serie di immagini-quadri, riprendendo alcune fotografie e quadri icone sul tema della guerra, immortalate in scene madri cariche di una musica strappalacrime. Attorno un sonoro prepotente di bombe e urti sull’acciaio, una recitazione incastrata negli stereotipi nazionali e poi una bella canzone cantata da tutti i personaggi insieme, ‘O surdato ‘nnammurato, che celebra un bel pasto, come da tradizione. La storia? È presa per i capelli. La Storia, intesa come disciplina nonché fonte di sapere, come è trattata? Si deve ritenere offesa da questo racconto. De Angelis? Si incastra in strette inquadrature millimetriche che dovrebbero restituire l’angoscia e il senso di claustrofobia della vita in un sottomarino. Giusto per essere onesti, Comandante è ambientato nella Seconda guerra mondiale quando il sommergibile Cappellini, condotto dal comandante Salvatore Todaro, Pierfrancesco Favino, nell’ottobre 1940 si avventura nell’oceano Atlantico nella missione “Agguato”. Dopo giorni di navigazione affonda un mercantile battente bandiera belga, al seguito di un suo attacco, e recupera a bordo i membri dell’equipaggio per scortarli fino a Santa Maria delle Azzorre. In questo viaggio esplode il senso di fratellanza tra marinai italiani e belgi, suggellato appunto dalla canzone napoletana cantata tutti insieme in coro e da un piatto di patatine fritte. Il comandante osserva con sguardo compiaciuto e pensa di aver agito per il giusto nell’accogliere gli uomini in mare. Questo, infatti, spiega ai suoi marinai, come a quelli belgi, che lui prima di essere un militare, è un uomo e i naufraghi si salvano sempre. Diciamo che Favino non spinge troppo nella recitazione, anche se il regista, invece, preme fortissimo sull’acceleratore della lezione di moralità e fratellanza, come unico senso da dare alla sua opera. Comandante è un dramma storico che non racconta la Storia, non bastano un paio di didascalie, ma si ammanta di una superficiale moralità che lo avvicina di più alla fiction. Poteva iniziare meglio Venezia 80.

Largo spazio ai corti. Abbiamo visto cinque cortometraggi di Orizzonti e uno del Fuori Concorso. Vi diamo una breve suggestione su ognuno. A Short Trip di Erenik Beqiri è un breve frammento doloroso della vita di una coppia di giovani che per risiedere in Francia da albanesi sfuggiti al loro Paese, sono costretti a un compromesso che passa per la giovane donna. Un attimo di vita, una scelta dolorosa, un compromesso purtroppo a cui sottostare. Il regista è minimale e stringente, concentrandosi soprattutto sul legame non verbale dei due giovani protagonisti. Dive di Aldo Iuliano racconta di una coppia di ragazzi che si conosce e si compenetra sentimentalmente su una spiaggia disseminata da mine antiuomo. Per loro, però, esiste solo il mare e il loro amore, anche di fronte alla guerra che incombe. Anche Iuliano è essenziale nel raccontare un dramma che cresce gradualmente e scopre la sua tragedia a poco a poco a cui si contrappone un amore filmato con naturalezza. Wander to Wonder di Nina Gantz, invece, è una storia fantasiosa su un gruppo di protagonisti di una serie per ragazzi del passato. Ormai abbandonati dal suo creatore e lasciata la diretta, vivono guardando i loro vecchi episodi registrati su malconci VHS. La regista si focalizza sulla vita oltre il tempo, sul sopravvivere in una dimensione fuori dalla contemporaneità e sul ricordo che non vuole morire. Anche Aitana di Marina Alberti nasce dal ricordo. Questo è di una anziana signora che intrappolata nel suo letto, parla a sua figlia e gioca con la neonata nipote per cercare di tramandare la sua vita e la sua storia. Un frammento personale intenso.

In The Shadow of the Cypress di Hossein Molayemi e Shirin Sohani è un corto d’animazione che prende in esame come lo spirito umano reagisce di fronte a un evento inatteso. Il padre scava nel suo passato, sua figlia cerca di risolvere la situazione e tenere a bada il genitore. Se l’uomo vuole, però, si può trovare una soluzione, anche al problema più insormontabile, sembrano dire i registi. Il corto è una buona riflessione sull’esistenza umana in una cornice d’animazione che rende più efficace il messaggio per le opportunità tecniche che offre. Infine per Orizzonti, abbiamo visto anche Sentimental Stories di Xandao Popescu che, a suo modo, parla di scelte attraverso la storia di un gruppo di giovani che non sa se lasciare il suo Paese o lasciarsi andare a nuovi amori. L’idea è buona, la narrazione è scarsa. Infine il corto Fuori Concorso di Leonardo Di Costanzo, Welcome to Paradise. Una breve storia adolescenziale di comprensione del proprio essere e di nuove identità. Fausto è un giovane rinchiuso da alcuni suoi coetanei in un capanno abbandonato perché accusato di furto. L’unica che può liberarlo è l’adolescente Nadia che ha una benda sull’occhio e ha visto tutta la scena. Il problema è che lei non riesce ad aprire il lucchetto, quindi inizia un dialogo di conoscenza tra i due che esce dal controllo, per invece dipingere delle realtà fuori dagli schemi. Questo può accadere solo, dice il regista, per la pura ingenuità degli adolescenti. 

Chiudiamo il diario (extralarge) della prima giornata con una dichiarazione del direttore Barbera apparsa oggi sul quotidiano Ciak in Mostra, la pubblicazione giornaliera con tutte le informazioni sulle giornate alla Mostra. Il caro direttore ha affermato: «Sono davvero soddisfatto del livello di qualità e varietà dei film protagonisti della Mostra, e anche convinto che a stupire, accanto ai maestri, saranno registi di una nuova generazione, in grado di offrire sorprese in alcuni casi straordinari». Poi in un’altra intervista, Barbera ha dichiarato che la sorpresa di Venezia 80 potrebbe essere il film Die theorie von allen del giovane regista tedesco Timm Krögen, il cui film, e citiamo: «mescola generi, riflessioni, aperture a temi di natura filosofica, persino thriller. È un vero esempio di nuove vie al cinema». Bene, noi prendiamo atto di queste frasi e ci risentiamo, caro direttore, tra dieci giorni.

A domani!

Crediti fotografici.
Foto 1, Photocall, Venezia 80 Jury, Giorgio Zucchiatti, La Biennale di Venezia - Foto ASAC (2)
Foto 2, Photocall, Orizzonti Jury, Giorgio Zucchiatti, La Biennale di Venezia - Foto ASAC
Foto 4, 
Enrico De Luigi per la foto di Pierfrancesco Favino in Comandante
Foto 5, Wander to wonder, official still (5)
Foto 6, Welcome to paradise, Marta Cammi (1)
Foto 7, Pre-opening, presidente Roberto Cicutto, Direttore Alberto Barbera, Giorgio Zucchiatti, La Biennale di Venezia - Foto ASAC


Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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