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On the Milky Road - Sulla Via Lattea - Recensione

On the Milky Road - Film - 2016 - Emir Kusturica - RecensioneEmir Kusturica torna dietro la macchina da presa dopo anni per raccontare l'amore, la passione e i sentimenti che riescono a sovrastare la brutalità della guerra. Per spiegare ciò, utilizza la simbologia della natura e degli animali e una fantasia che a volte appare esagerata e fine a se stessa

Intorno a lui c'è la guerra. Ci sono le bombe, i colpi di mitragliatrice, i morti e la paura. Lui, però, appare assuefatto a tutto questo e quando si sveglia la mattina, in groppa al suo asino e riparato da un ombrello nero, si sposta non curante della guerra verso una fattoria vicina, per raccogliere il latte per i soldati. Qui abita la sua promessa sposa, la donna che lo ama, la quale nell'attesa di un suo sì, progetta il matrimonio del fratello ora in guerra. La ragazza ha deciso che la sposa deve essere un'italiana che lavora in un ospedale e, pertanto, decide di rapirla e nasconderla nella sua fattoria. Quando giungono, il soldato-lattaio rimane subito fulminato dalla bellezza della donna rapita e se ne innamora. Tra loro scoppia l'intesa, però in mezzo ci sono i rispettivi futuri sposi e poi la guerra che non lascia spazio ad emozioni, ma solo a lunghe fughe per sfuggire al nemico.
Il ritorno alla regia di Emir Kusturica, dopo nove anni dall'ultimo film di finzione Promettilo!, è un inno all'amore, ai sentimenti, alle passioni degli uomini empaticamente connesse alla natura circostante. Nel film, infatti, il contesto naturale che circonda Kusturica e Monica Bellucci, che rispettivamente interpretano il soldato-lattaio e la sposa promessa, cambia, muta, si adatta, si plasma attorno alla loro storia. Quando i due si conoscono, la dura montagna, la difficoltà dei suoi percorsi, gli animali pericolosi celati dalla foresta e dai cespugli simboleggiano la complessità del loro impossibile amore il quale, però, nel momento in cui sboccia, appare contestualizzato in una natura che si caratterizza per interminabili distese di prati, fiumi placidi, ampi canneti in cui potersi nascondere dai soldati. Allo stesso modo il mondo animale ha la medesima rilevanza simbolica. Il falco che accompagna il personaggio interpretato da Kusturica è spietato nei confronti dei serpenti (i nemici), per fungere, al contrario, da protettore della coppia e avvisarli quando sopraggiunge il nemico. Il serpente stesso, inoltre, che si abbevera con il latte versato accidentalmente dal lattaio per strada è posto a simbolo del miracolo, dell'avvenimento sconvolgente e fuori dall'ordinario che sta capitando al protagonista, ossia l'amore. Nelle ultime scene, infine, la morte di un branco di pecore che esplodono a causa del terreno minato, si riferisce alla perdita dell'amore e alla fine della speranza di vita. In una tale cornice così violentemente simbolica emergono, quindi, i sentimenti positivi che governano l'animo dei due protagonisti. Ciò emerge dalle scene in cui prevale l'apparato favolistico e immaginario, sospinto, sempre, dalla metafora con la natura e con gli animali. La farfalla che vola libera sulle armi dei soldati nemici, il gioco con le zucche che i due innamorati compiono a mollo in un fiume sono tutte immagini che alienano la storia d'amore dal contesto. A inquadrare ciò, infine, c'è la macchina da presa di Kusturica che si apre a focalizzare sempre i due protagonisti inseriti nel paesaggio, per invece, rendersi più particolare sui due quando all'inizio il loro amore non è ancora sbocciato.

On the Milky Road - Sulla Via Lattea, pertanto, non è un film troppo melenso e facile ai patetismi. E' un film fisico, tangibile, reale, crudo in cui però il bilanciamento tra realtà e fantasia, soprattutto quando mostra la fuga dei due innamorati dagli inseguitori, diviene troppo irrealistico. Si nota, infatti, un cambio repentino di espressione e carattere nei due futuri sposi che passano come niente fosse dal terrore alla felicità. Un attimo prima, infatti, fuggono disperati sott'acqua, per poi immediatamente dopo vivere serenamente e gioiosamente in una capanna lungo il fiume, pur consci di non aver seminato gli inseguitori. Se nella prima parte, inoltre, il simbolismo è illustrato e contestualizzato, nella seconda non trova più motivazioni e le singole scene appaiono episodi finalizzati a loro stesse e non più inserite in un contesto di comprensione degli stati d'animo dei due protagonisti. La visione, dunque, è compromessa nella sua interezza e si attesta sul ricordo di singoli momenti o inquadrature.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

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Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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