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Desconocido - Resa dei conti - Recensione

Desconocido - Reda dei conti - 2015 - Film - Dani de la TorreAmbiziosa opera prima del regista spagnolo Dani de la Torre, Desconocido - Resa dei conti è lavoro che non convince a pieno, tra thriller, dramma personale e critica sociale

Carlos è un intraprendente ed ambizioso dirigente bancario, una bella casa e una famiglia da cartolina, all’apparenza almeno. Una mattina come tante altre, però, all’improvviso di fronte a lui si apre un baratro che rischia di inghiottire tutto: a bordo della macchina con la quale sta accompagnando a scuola i figli adolescenti un telefono abbandonato squilla e annuncia che a bordo, sotto i sedili, c’è una bomba, chiunque dovesse scendere dall’auto ne causerà l’esplosione. Per evitare ciò il misterioso interlocutore pone condizioni chiare: 68 mila euro in contante (tutto quello che Carlos e famiglia posseggono) e 400 mila euro versati su un conto.
Iniziano così tre ore nelle quali la macchina diventa il centro del racconto: da lì Carlos dovrà eseguire le operazioni bancarie seguendo le indicazioni del ricattatore e nel frattempo far fronte al terrore dei figli e ai segreti che scopre sulla moglie, l’auricolare perennemente infilato nell’orecchio a seguire le condizioni che il misterioso interlocutore gli intima. Il piano messo in piedi non andrà per il giusto verso e ben presto Carlos si troverà anche la polizia alle costole convinta che tutto sia una messinscena dell’uomo, convinzione basata sulle difficoltà famigliari ed economiche che piano piano emergono, ma soprattutto sulla ormai infima fiducia che tutti nutrono verso di lui.
Desconocido - Resa dei conti è l’ambizioso lavoro d’esordio del regista spagnolo Dani de la Torre, opera che ha conteso a Truman la gran parte dei riconoscimenti al recente Premio Goya, aggiudicandosi però solo un paio di vittorie nelle categorie tecniche. Un film che fa della suspense il suo punto di forza, fedele ai canoni del genere. Ma se la tensione generata dal racconto è effettivamente sempre ben sostenuta, molti altri aspetti del film sono meno validi, alcuni francamente deludenti: anzitutto c’è una ricercata stilizzazione hollywoodiana che quando non perfetta tende a tramutarsi inesorabilmente nella classica 'americanata' soprattutto in alcune scene di azione, in certi snodi narrativi (vedi la quasi comica contrapposizione tra la capo artificiere e il responsabile della operazione di polizia ottusamente convinto della colpevolezza di Carlos) e alcuni dettagli forzati, poi il tono melodrammatico, forzato anch’esso in più di una circostanza che va a intaccare il buon profilo dei personaggi e la loro storia personale.
Viceversa alcuni aspetti funzionano decisamente meglio, quelli meno legati al genere thriller: il dramma del protagonista che in un attimo vede sgretolarsi la sua vita professionale e quella privata, evento che mette a nudo i suoi errori e la sua stessa filosofia di vita, la dura e spietata critica al sistema finanziario e bancario in mano a personaggi senza scrupoli pronti ad appestare il mercato con titoli tossici gettati in pasto agli investitori e le tragiche conseguenze che questo atteggiamento hanno comportato in tutti gli angoli dell’Europa.
Tecnicamente Dani de la Torre dimostra buone doti di regia privilegiando riprese in cui dominano i toni glaciali e freddi, ben sostenute da un montaggio valido e da un accompagnamento musicale che non vai mai sopra le righe.

Nel complesso quindi Desconocido - Resa dei conti si risolve in una opera ricca di chiaroscuri, fortemente influenzata da certo cinema americano d’azione che mostra le indubbie buone doti del regista che va atteso con attenzione alla prossima prova, sperando magari in una minor ambiziosità progettuale.
Gran parte del film riposa sulle forti spalle di Luis Tosar, all’ennesima eccellente prova, in un ruolo cui riesce con grande efficacia a regalare la giusta profondità psicologica. Tra gli attori di contorno una menzione la merita la giovane Paula del Rio nella parte della figlia del protagonista, l’unico altro personaggio di spessore del film.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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