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Captain Fantastic - Recensione

Film anticonformista di comodo che genera il conformismo intellettualoide della peggior specie, Captain Fantastic di Matt Ross è un lavoro falso e ipocrita che si atteggia a commedia 'intelligente'. Vincitore del Premio del Pubblico alla Festa del Cinema di Roma 2016

Basterebbero poche parole per descrivere Captain Fantastic di Matt Ross, incredibilmente premiato a Cannes in Un Certain Regard per la regia: film ruffiano che parla di un fesso che si crede un filosofo, incurante delle conseguenze che il suo patetico credo utopistico comporta e che può far breccia solo nelle masse di ipocriti buonisti (e magari pure radical chic) con il cuore aperto al polpettone (finto)anticonformista. Ma andiamo avanti, tanto per non far sembrare una sentenza vuota le parole precedenti.
Il protagonista è un hippie anacronistico che sembra uscito da qualche programma TV Anni '60 che pensa di educare i figli (ben sei) isolandosi in una foresta tra i monti lontano dall’orrido capitalismo progressista e tecnologico. Quando la moglie muore, l’uomo decide di andarsi a recuperare il cadavere per offrirle il rito finale buddista (si ricorda agli sprovveduti che il buddhista non va a caccia e non mangia carne, cosa che orgogliosamente fa la famigliola al completo…).
Il rientro nella detestabile società civile sarà un trauma soprattutto per i ragazzi che non l'hanno mai toccata con mano, visto che non vanno neppure a scuola ma sono indottrinati come un piccolo esercito dal protagonista fesso, il quale in compenso gli insegna come fare una 'spesa proletaria' negli orridi templi del consumismo che sono i megastore.
Accumulando situazioni ovvie e stucchevoli, già viste milioni di volte ma capaci di scatenare le risa in un pubblico evidentemente intristito dalla vita, il film ci mostra la lotta di un titano dell’utopia che insegna la fisica quantistica ai figli, li indottrina su testi improbabili, sebbene il maggiore, di nascosto e con l’aiuto della madre, è stato accettato nelle migliori università del Paese (alla faccia della selettività dei college americani) e quando almeno i più piccoli scoprono i videogame presso la casa dei cugini (orrore…), il fesso comincia a pensare che forse qualcosa non va bene.
Come pensa di uscirne il regista? Ovviamente con un finale a tarallucci e vino nel quale con la solita iperdose di ipocrisia si vuol salvare capra e cavoli: rientriamo in questa società consumistica e capitalista, però mangiamo prodotti bio e facciamo una vita alternativa ma fino ad un certo punto, a scuola e all’università si deve andare perbacco!
Esempio tipico di cinema partorito da pseudo registi indipendenti di formazione radical chic newyorkese, cresciuti a pane e serie televisive, miniserie  e sitcom, Captain Fantastic si nutre di un falso anticonformismo ipocrita intellettualoide che genera un conformismo pernicioso e della peggior risma, generosamente condito di furbizia e ruffianeria a palate.

Non rende attoniti la vittoria decretata dal pubblico alla Festa del Cinema di Roma 2016 (panem et circenses, cioè film falsi che fanno ridere) e neppure il fatto che un lavoro simile sia stato selezionato (viene dal Sundance Film Festival, ovvio) e tantomeno il premio per la regia (!!!) nella sezione Un Certain Regard a Cannes, diventato ultimamente un concorso di serie B. Quello che sconcerta è il successo che ne decretano i pennivendoli della congrega, solitamente demandati ad occuparsi di gossip mascherato da cultura, e i critici in erba dal cervello decolorato dai prodotti televisivi e dalla peggior sottocultura di stampo americano.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 1

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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