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Es-Stouh (Les Terrasses) - Recensione (Venezia 70 - In concorso)

Indagine deludente sulla complessa e tormentata società algerina attraverso cinque storie che si consumano sulle terrazze di Algeri nell’arco di una giornata

La Mostra del Cinema chiude in bruttezza. L’ultimo film in concorso, Les Terrasses di Merzak Allouache, è tra i peggiori della selezione Venezia 70.
Algeri. Mentre il tempo è scandito dall’invito alla preghiera dei muezzin, cinque storie si sviluppano su diverse terrazze nel corso di una giornata. Un uomo viene torturato perché non vuole firmare un misterioso documento, il torturatore si rivelerà essere il fratello. Nel momento meno opportuno, una piccola troupe televisiva che vuole girare un documentario si ritrova nel posto sbagliato. Un uomo è rinchiuso in una gabbia sul tetto per ragioni inconfessate: solo una bambina cerca di aiutarlo. Il proprietario dell’immobile scompare dopo aver cercato ancora una volta di cacciare un’anziana donna che vive abusivamente sulla terrazza: indaga un ex ufficiale di polizia decisamente singolare che aiuta chi ha ucciso l’uomo. Un gruppo di ragazzi usa il tetto del palazzo come sala prove in vista di un’esibizione musicale, finché sul terrazzo adiacente si consuma il dramma di una giovane donna.
Merzak Allouache osserva Algeri dall’alto, la vita della città. I colori, la musica, i suoni, le contraddizioni. Lo fa raccontando, abbozzando diverse storie, un campionario di umanità varia. Attraverso la proposta di una serie di personaggi, il regista porta avanti la sua indagine della complessa e tormentata società algerina. Sulle terrazze, sui tetti delle sue case, la gente si incontra, e là si consumano storie di miseria o di violenza.

Un progetto ambizioso che Allouache non sembra riuscire a governare in modo adeguato. I personaggi sono appena abbozzati, molte situazioni appaiono incomprensibili e forzate, il film annoia e una seconda parte in cui le varie trame arrivano in qualche modo a una conclusione non salva un film poco riuscito.

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