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Chi era veramente Kaspar Hauser? Incontro con Davide Manuli e Fabrizio Gifuni

Un episodio di cronaca ottocentesca rivisitato e raccontato in chiave beckettiana: il regista Davide Manuli, dopo una tournée europea di successo, presenta in Italia La leggenda di Kaspar Hauser, nelle sale dal 13 giugno

In Italia questo film stenterà a decollare, in Francia è stato subito acquistato perché è stata vista una reale possibilità di guadagno”. Così esordisce Davide Manuli, il regista de La leggenda di Kaspar Hauser, in occasione dell’anteprima romana del film alla presenza di Fabrizio Gifuni, uno dei protagonisti della pellicola insieme a Silvia Calderoni, Vincent Gallo, Claudia Gerini.

Il film è stato girato interamente in Sardegna. Come mai questa scelta?
Davide Manuli: Un po’ per riprendere il primo film Beket (pure ambientato in quella splendida terra), un po’ perché la Sardegna era adatta a rappresentare una sorta di ‘non luogo’ in cui la trama si svolge.

Chi è Kaspar Hauser?
D.M.: Il protagonista di un misterioso fatto di cronaca avvenuto nell’Ottocento in Germania. Si trattava di un ragazzo che apparve all’improvviso in una piazza di Norimberga e non ricordava nulla del proprio passato: sapeva pronunciare solo il suo nome, oltre ad avere diversi disturbi comportamentali. Rispetto a quella che poteva essere un’interpretazione ‘classica’ ho preferito darle una connotazione personale.

Com’è stato il rapporto con i protagonisti?
D.M.:  Silvia Calderoni interpreta Kaspar. La scelta è ricaduta su una donna androgina per sottolineare l’ambiguità del personaggio, che alcuni vedono come un impostore, altri come un santo o addirittura un Re. Fabrizio Gifuni è uno dei migliori attori del panorama europeo, così come Vincent Gallo, incompreso negli Stati Uniti ma dal talento enorme e allo stesso tempo dall’incredibile umiltà.

A proposito di Vincent Gallo, com’è stato gestire il suo proverbiale carattere un po’ difficile?
D.M.: Vincent è una persona fantastica. Sarà perché siamo nati nello stesso giorno, ma si è creato subito un ottimo feeling, anche con gli altri interpreti del film. Le uniche volte che l’ho visto contrariato era solo quando voleva migliorare una scena il più possibile.

Fabrizio Gifuni, il suo ruolo rappresenta una sorta di chiave di volta nella storia?
Fabrizio Gifuni: Il prete che interpreto è l’unico dei (pochi) personaggi del film a parlare. E quando parla rivela l’identità di Kaspar: un santo. Ho accettato questo ruolo dopo essere stato colpito dalla poesia di Manuli nel raccontare la grazia e la violenza del mondo in cui oggi viviamo, che è una specie di Medioevo.

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