Song from Phatthalung - Recensione
- Scritto da Antonio Termenini
- Pubblicato in Asia
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Dopo l’ipnotico Wandering, il veterano regista thailandese Boonsong Nakphoo con Song from Phatthalung ribadisce il suo incondizionato amore per la Thailandia 'autentica', non quella turistica di Bangkok o delle isole deserte dove milioni di turisti si recano ogni anno, ma la Thailandia dimenticata, quella dei villaggi, della povertà assoluta, ma anche dei sentimenti veri, della vita quotidiana che spesso cozza con i sogni dei suoi protagonisti. Spesso gente che trova felicità in una canzone, nel ritrovarsi in alcuni luoghi, in alcuni orari del giorno, che fa della semplicità la propria forza e filosofia. Per questo gruppo ciò che è importante è coltivare un sogno (in questo caso formare una band musicale) piuttosto che il suo raggiungimento.
Boonsong, come in altre sue opere, accentua la separazione tra la campagna e la città, (si veda il personaggio femminile della ragazza che tenta di trasferirsi a Bangkok per diventare insegnante), con quest’ultima che è vista come meta lontana, sognata, ma anche piena di rischi, false illusioni, ingannevole come chi la rappresenta.
Cinema pulsante, molto lineare, semplice quello di Song from Phatthalung, che conferma l’unicità di Boonsong Nakphoo nel panorama del cinema thailandese, lontano dall’autorialità di chi guarda ad Apichatpong Werathasakul o di chi si cimenta in un cinema di genere.
Il nostro giudizio: